Debutta domani venerdì 8 marzo alle ore 21.00, in prima nazionale, presso il Teatro Pacifico di Sulmona (AQ) con replica domenica 10 marzo presso il Teatro Tosti di Ortona (CH), “La vita è sogno”, di Pedro Calderon de la Barca, il nuovo spettacolo diretto e interpretato da Milo Vallone e con Giuseppe Pomponio, Massimo Leone, Francesco Epifani, Marica Cotognini, Emiliano Scenna, Flavia Matricciani e Guido Morelli.
La famosa opera teatrale dello spagnolo Calderon de la Barca è ambientata in una fantasiosa Polonia dove vive un immaginario Re, Basilio, esperto di astrologia. Egli, alla nascita del figlio Sigismondo, prevede che questi diventi un principe sanguinario e tiranno. Per evitare che ciò accada lo fa rinchiudere in una torre. Sigismondo è custodito da Clotaldo, il fido del re, dal quale riceve la sua unica educazione sul mondo esterno che non ha mai avuto modo di vedere con i suoi occhi. All'inizio del dramma compaiono, Rosaura, figlia di Clotaldo, e il suo servo Clarino. Clotaldo non conosce la figlia in quanto aveva abbandonato la moglie prima che la bambina nascesse. Rosaura sarà riconosciuta dal padre per mezzo di una spada che la giovane gli consegnerà. Rosaura e Clarino si avvicinano alla torre dove è rinchiuso Sigismondo.
Una volta entrati e dopo aver scoperto il principe incatenato, interviene Clotaldo che chiama immediatamente le guardie e fa arrestare i due intrusi. Intanto il re Basilio, colpito da dubbi e scrupoli di coscienza, decide di mettere il figlio alla prova dandogli la possibilità di cambiare il suo destino. Fa dunque somministrare a Sigismondo un sonnifero e durante il sonno lo fa trasportare a corte, dove il ragazzo incontra Clotaldo che gli racconta la sua vera storia. Sigismondo una volta conosciuta la verità vuole vendicarsi di tutto e di tutti, comportandosi in modo superbo e tirannico. Solamente davanti a Rosaura, che è stata condotta a corte dal padre, egli si calma restando estasiato dalla sua bellezza. Basilio deve prendere atto che Sigismondo è veramente il mostro che gli astri avevano profetizzato, così lo addormenta nuovamente e lo fa ricondurre in prigione. Svegliatosi nella prigione, Sigismondo deve ammettere che ha sognato, ma l'evidenza di quel sogno, tanto simile alla realtà, fa nascere in lui una certa confusione tra il sogno e la realtà, risolvendosi infine nella certezza d'una verità superiore che diventerà regola per la sua vita futura: tutta la vita è un sogno.
Alla notizia che al trono sono stati designati i suoi cugini Astolfo e Stella, il popolo insorge in favore di Sigismondo e lo acclama re. Sigismondo, liberato dal popolo, si oppone al governo di Astolfo. Avviene una battaglia, Sigismondo vince, cattura Astolfo, Clotaldo e suo padre Basilio. Quest'ultimo decide di arrendersi al destino, ma Sigismondo lo risparmia perché ha capito che né nella vita né nel sogno vale la pena di rovinare la felicità dell'uomo tanto essa è sfuggente e labile. Sposa Stella e prende le redini del regno. Astolfo sposerà Rosaura.
Lo spettacolo rientra nel "Progetto CineProsa" ideato da Milo Vallone, attore pescarese fondatore e direttore artistico del Cantiere Adriatico e della Compagnia della Memoria con sede a Pescara, che così spiega di cosa si tratta e come lo ha applicato a "La vita è sogno":
“Due sono gli aspetti che mi preme trattenere al ritorno da questo viaggio in compagnia dell'illustre autore spagnolo. Imparare innanzitutto che il sogno in Calderon de la Barca non è solo quella proiezione mentale talvolta premonitrice che nella notte visita la nostra mente. Ne è il più abusato sinonimo per descrivere ciò che di bello ci accade nel vivere. Il sogno è soprattutto senso di finitezza. Come finita è la felicità che l'essere umano talvolta prova. Ha un inizio. E ha una fine.
In questa direzione ho inteso leggere il concetto di sogno che il testo ci propone. Come spiegazione e ricordo del fatto che ciò che di bello accade nel nostro mondo reale, ciò che è accadendo è capace di renderci felici ha un senso di compiutezza che risiede proprio nel terminare. Come accade al (e nel) sogno.
Ma questo è il testo del doppio. Ed è quindi ancora un altro l'aspetto che ha colpito il mio personale intenderlo e di conseguenza la mia ipotesi di messa in scena. "La vita è sogno" è uno dei testi per eccellenza dell'alto e grande patrimonio della drammaturgia di tutti i tempi in cui il dialogo dei contrasti emerge con una dirompente forza drammatica, ancor prima che tragica. Ne "La vita è sogno" non tanto la perenne lotta tra il bene e il male è messa a tema, quanto i contrasti che da questo eterno conflitto nascono. Ragione e istinto, libero arbitrio e fatalismo, luce e tenebra, libertà e prigionia, tutti riassunti nel dilemma se si viva: tra sogno o realtà.
In questo senso, il percorso che ho intrapreso da qualche anno con il mio progetto CineProsa ossia quello di far dialogare i due linguaggi della recitazione (il cinema e il teatro), con questo testo rappresenta non solo un gusto narrativo ed estetico con il quale cerco e sperimento di rinfrescare la fruizione teatrale, pur lasciando antica l'impostazione; ma giunge forse più di altre volte ad una sorta di tappa, per me obbligata. L'affidare il piano onirico ossia la presenza del personaggio di Sigismondo, alle sole immagini “irreali” della rappresentazione cinematografica è la scelta che caratterizza l'urgenza creativa con la quale ho raccontato il dramma di Calderon de la Barca. Al cinema dunque sarà affidato lo sviluppo del sogno, al pragmatismo dell'arte scenica quello di raccontare la realtà. Questo fino al finale in cui i due linguaggi dal canto e controcanto che per tutta la pièce si avvicenderà, si fonderanno pian piano in un'unica voce, così come lo stesso testo ci suggerisce, facendoci capire che i piani che separano il sogno dalla realtà sono, in fondo, tutt'altro che scissi.
Riflessione analoga, infine, per quanto riguarda l'intreccio delle apparenti dicotomie dei personaggi. Nel frequentare il dramma di questo padre e questo figlio, difatti, è come se avessimo evinto durante il percorso di allestimento che in fondo, ognuno di noi ha dentro se sia la doppia natura di Sigismondo e sia i contrasti di Basilio. L' interessante è dunque capire come riuscire a far emergere nel cammino dell'esistenza, gli aspetti migliori di ciascuna delle due parti della nostra natura”