I musei civici veneziani aprono le celebrazioni del Centenario del Futurismo con una anticipazione dedicata a Fortunato Depero, quasi cento opere, tra cui capolavori ed inediti, irripetibile occasione di vedere esposta per la prima volta e tutta assieme la Collezione Fedrizzi, indagando così la multisfaccettata personalità dell'artista ed il gusto del collezionista.
La Collezione nasce da un rapporto prima professionale e poi di amicizia. Giuseppe Fedrizzi era primario oculista a Rovereto negli anni Cinquanta e la professione medica lo portò a conoscere Depero, dai cui lavori rimase affascinato. Acquistò alcune opere direttamente dall'artista, che spesso le cedeva in cambio di “beni e servizi” a causa della difficile situazione economica; dopo la scomparsa dell'artista il dottore ne acquistò altre dalla vedova e da gallerie d'arte. Il risultato è una rassegna completa della lunga produzione di Depero, dalla cartellonistica al dipinto, dal progetto d'arredo urbano alla ricerca strutturale, formale e retorica dei libri-macchina, dal decoro di interni alla scultura: Depero mostra tutta la complessità intellettuale ed ideologica, pittorica e simbolica della sua ricerca, confermando la personale interpretazione del futurismo. Scrive in catalogo Giandomenico Romanelli, direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia: “in questa personalissima collezione, la figura di Fortunato Depero, i suoi incontri, le sue difficoltà, le incomprensioni, le delusioni si mescolano alla dolente ricerca di un recupero, di una ri-legittimazione, di un rilancio e di un apprezzamento fuori dai pregiudizi e dalle scontate classificazioni prima ancora morali che linguistiche ed artistiche”.
La Collezione Fedrizzi sarà per buona parte depositata a lungo termine a Ca' Pesaro per generosa volontà di Claudia de Abbondi, moglie di Fedrizzi, e dei figli Alessandro, Michele, Maria Cecilia e Damiano.
Depero firmò insieme a Balla il “Manifesto della ricostruzione futurista dell'universo” (1915); negli anni successivi fu una figura chiave degli sviluppi del futurismo, non soltanto nella pittura, caratterizzata da un geometrismo spigoloso e dalla presenza di figure-automi in cui il manichino metafisico si coniugava alla macchina futurista, ma soprattutto nel campo delle arti applicate: dopo avere avviato a Rovereto una propria “casa d'arte” per la produzione di arazzi, mosaici, vetrate, giocattoli, mobili e soprammobili e per la progettazione di pubblicità, architettura di interni e moda, fu grafico pubblicitario ed autore di costumi teatrali e di scenografie. Nel 1943 pubblicò un libello, “A passo romano”, tutto intriso di retorica fascista, sia perchè ancora sinceramente convinto che il fascismo avrebbe aiutato i futuristi (mentre quello preferiva ormai le composizioni sironiane e dei novecentisti), sia perchè per campare si era dovuto adeguare a lavorare per le corporazioni di regime; ma con l'avanzare della guerra il lavoro mancava sempre più e la pubblicazione del libro non solo non gli portò alcun beneficio (pochi mesi dopo ci fu l'armistizio) ma in seguito fu solo fonte di ostracismo e di lazzo e di conseguenti difficoltà economiche serissime.
Nel percorso della mostra un capolavoro, “Nitrito in velocità”, insieme a manifesti pubblicitari (Campari ed il Trentino), disegni e dipinti che coprono l'intero arco della sua carriera, tra i quali l'interessante “Ballerina newyorkese” ed il famoso “libro bullonato” del 1927, un libro-oggetto ideato come sorta di autocelebrazione di quasi quindici anni di attività artistica del futurismo.
Venezia, Museo Correr, fino all'1 marzo 2009, aperta tutti i giorni dalle 9 alle 17 (chiuso Natale e Capodanno), ingresso euro 5,00, catalogo Electa, infoline 041.5209070, sito internet www.museiciviciveneziani.it
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