Presenziare a una prima mondiale di un’opera è sempre un momento emozionante, tanto più quando l’argomento coinvolge un maestro della storia dell’arte come Kokoschka.
La National Concert Hall di Dublino ha infatti presentato il 17 settembre scorso in forma di concerto, The Alma fetish, il risultato di un lungo lavoro del compositore irlandese Raymond Deane e del librettista Gavin Kostick, prodotto dalla Wide Open Opera.
Per quelli che conoscono l’inquietante storia del rapporto tra l’artista Oskar Kokoschka e Alma, la vedova di Gustav Mahler, sarà quanto mai ovvio possa essere stata oggetto di una trama d’opera, che puà rivaleggiare anche con le più strazianti. Non costituisce quindi una sorpresa il fatto che l’artista, dopo la rottura del rapporto, abbia commissionato una bambola a grandezza naturale della sua ex amante, oggetto con il quale viaggiava in carrozza e addirittura si accompagnava in occasioni mondane. Tuttavia Kokoschka finalmente, all’improvviso, decapita la bambola a una festa non sentendo più il bisogno di nutrirsi della sua ossessione.
Fin dall’overture il pubblico è accompagnato dalla visione di potenti immagini della celebre artista irlandese Pauline Bewick, a corollario del libretto proiettato come sfondo all'orchestra.
Già dal primo ingresso, ciascuno dei solisti onora coerentemente la propria reputazione anche a fronte di una nuova produzione e, nonostante l'interazione tra i cantanti possa essere stata limitata a causa della natura del concerto, questo non ha impedito graziose performances emotive. Il baritono Leigh Melrose e il soprano Daire Halpin rubano la scena, mostrando al pubblico la loro abilità come musicisti attraverso la loro padronanza della partitura dell’impegnativo Deane e la comprensione del libretto di Kostick. Il coro per contro, che non entra all’inizio e non è sempre presente in scena, dimostra un po’ di carenza in apertura, ma si riscatta pienamente, grazie ai maschi, nell’imitazione dei cavalli durante la scena di guerra e fiorisce nel finale.
Tutti gli elementi risultano in totale armonia e l'opera raggiunge il culmine durante il duetto tra Melrose e Halpin, nel momento in cui i due scrivono la lettera al fabbricante di bambole per commissionare la finta Alma. E quando finalmente essa giunge, Kokoschka ne rimane in un primo momento deluso ed è in quel preciso istante che entra in scena la ballerina Megan Kennedy. Sebbene la Kennedy interpreti il ruolo della bambola fantasticamente, il suo movimento sul palco è quasi una distrazione che non giova di certo a un’opera in forma di concerto, soprattutto dal momento che già gli interpreti aiutavano l’emozione con una apprezzata interpretazione.
È vero che la presenza della bambola sul palco non era forse necessaria e che il coro è stato debole all’inizio, ma c'è ben poco altro da sottolineare. Kostick riesce non solo a raccontare perfettamente la storia attraverso la forza del suo testo, ma anche a divertire con il suo uso di rime e immagini, mentre i temi principali di Deane rimangono a lungo nell'ascoltatore anche dopo la performance, che è il miglior risultato al quale un compositore possa aspirare.
La Wide Open Opera presentando per la prima volta quest’opera in forma di concerto (dalla cui registrazione sarà prodotto un cd), ha consentito democraticamente a un largo pubblico di assistervi contenendo il prezzo del biglietto, un’operazione apprezzabile soprattutto in un’epoca di crisi.
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