Teatro

"E la notte canta" di Binasco in prima assoluta all'India di Roma

"E la notte canta" di Binasco in prima assoluta all'India di Roma

Prima nazionale assoluta martedì, 13 maggio, al teatro India di Roma di “E la notte canta” di Jon Fosse per la regia di Valerio Binasco. “E la notte canta” e’ una storia d’amore, di perdita e di bisogno intenso di una coppia che sviluppa il proprio difficile rapporto nel tempo di un pomeriggio e una notte. Sono “scene da un matrimonio” calate in una struttura teatrale formidabile che rende evidente come la convinzione di poter risolvere ogni problema attraverso una buona comunicazione sia una delle nostre principali illusioni. Jon Fosse e’ il maggior drammaturgo norvegese vivente ed e’ tra le rivelazioni della scena europea degli ultimi anni. Le coordinate del suo scrivere per il teatro mirano a “intensificare il rapporto tra la scena e lo spettatore, creare qualche cosa di sconvolgente utilizzando il minimo di mezzi”. Valerio Binasco, come per Qualcuno arrivera’, l’altro testo di Fosse da lui allestito la scorsa stagione a Genova, anche per E la notte canta prepara una messa in scena che punta dritto all’anima del testo e, senza soccombere alla seduzione di presunte letture psicologiche o puramente stilistiche, segue di pari passo la suspence con cui l’autore lega personaggi e accadimenti, in un movimento musicale lento e lacerante, per mettere in luce il progredire piu’ nascosto delle vicissitudini umane. La notte di cui parla il testo e’ quella definitiva per la coppia di sposi (Valerlo Binasco e Frederique Lolie), quella, anche, che vede infrangersi il loro ultimo sogno di possibile felicità. All’interpretazione concettuale, Binasco preferisce una lettura reale e umana della storia, non per scartare la dimensione piu’ profonda del testo, quel qualcosa che sfugge e sempre sottosta’ alla trama e la rende tearo che ci riguarda, ma per farlo piu’ efficacemente lievitare. Secondo Valerio Binasco, come scrive nelle sue note di regia "...la logica elementare e la trasparenza dei dialoghi di Fosse mi fanno venire in mente una cosa che Borges in un’intervista ha detto un giorno di Calvino, una cosa che diceva piu’ o meno cosi’: attraverso la logica, apre la porta alla pazzia’. Cio’ a cui i personaggi di Fosse si ribellano e’ la pazzia. Cio’ a cui si arrendono e’ la pazzia. Nelle opere di Fosse c’e’ una luce particolare. Una luce livida, come quella di un’eclissi di sole, che, nondimeno, fa apparire chiaramente i contorni dei personaggi e delle cose. Il numero dei personaggi non e’ mai elevato: due, tre, al piu’ quattro persone insieme. La concentrazione cosi’ aumenta, la percezione e’ piu’ acuta. Il tempo sembra rallentare nell’universo da lui costruito. Tutto questo fa vivere nelle sue pieces istanti di grandi emozioni, dove l’autore raggiunge la meta prefissata: “creare momenti in cui un a ngelo sta per passare in scena”.