«Ho reinventato l'Aida, ma l'ho sempre temuta», disse una volta. Pur avendo diretto svariati lavori di prosa e di lirica, il suo nome rimane legato particolarmente alla celebre opera di Verdi. E ad all'Arena di Verona, sua città natale.
Si è spento il 3 maggio a Milano all'età di 97 anni Gianfranco de Bosio, grande e longevo regista attivo nel campo della prosa, dell'opera, della tivù; era nato a Verona il 16 settembre 1924.
Durante la Resistenza militò tra le file partigiane, quale membro del Comitato di Liberazione Nazionale; finita la guerra, nel 1946 si laureò in Letteratura francese presso l’Università degli Studi di Padova. La sua tesi verteva su Molière, indizio di un destino che lo vedrà sempre vivere di teatro.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Molto legato alla sua città ed all'Ente Lirico Arena, oltre a realizzarvi numerosi spettacoli - il primo della serie, nel 1977, Romeo e Giulietta di Gounod - ne fu apprezzato sovrintendente negli anni 1968-1970 e 1992-1998. Mente aperta e lungimirante, in questa veste affidò inediti allestimenti ai talenti innovativi di registi quali Squarzina, Ronconi, Damiani, Vilar, Pizzi, Bolognini; e portò in Arena tantissimi interpreti di grido, realizzandovi stagioni di respiro internazionale, tutte memorabili.
Il teatro, un amore giovanile mai abbandonato
Accostatosi giovanissimo al mondo del palcoscenico, Gianfranco de Bosio esercitò l'attività di regista sin quasi all'ultimo, in una ininterrotta presenza sui palcoscenici di tutto il mondo; in particolar modo con le sue regie liriche, portate sin anche in Giappone. Fu direttore del Teatro Stabile di Torino per oltre un decennio, dal 1957 al1968. Forte della lunga esperienza, negli ultimi decenni esercitò un'intensa attività di docente, molto amato dai suoi allievi, sia alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano - dove iniziò ad insegnare nel 1998 - sia all’Accademia per l’Opera di Verona.
Il suo nome, nella città natale, è particolarmente legato all'Aida di Verdi, opera 'regina' dell’Arena, frequentata a partire dalla ricostruzione filologica, da lui curata con passione, delle prime rappresentazioni all'aperto del 1913. Di questa edizione smisurata ma adatta agli spazi monumentali dell’Anfiteatro (ed amatissima dal pubblico, va detto) curò l'allestimento più volte fino al 1986, poi nel biennio ’88-’89, quindi con cadenza annuale dal ’92 al ’98, e biennale dal 2008 al 2019. In tutto, ben diciassette edizioni.
Goldoni e Ruzante, due commediografi veneti
L'artista veronese nella sua lunghissima carriera diresse vari autori di prosa, con una certa predilezione per le commedie goldoniane. Primario e vitale fu però il suo rapporto con un altro autore veneto, Angelo Beolco detto il Ruzante (Padova 1496-1542), perseguendo il recupero dell'antica lingua pavana e dei suoi originali valori fonici.
Fonti primarie di ispirazione, i progressivi studi di Ludovico Zorzi (culminati poi nel volume Ruzante/Il teatro, Einaudi 1967) e gli stessi sapidi testi ruzantiani che indagano, talvolta con amara comicità, la psicologia del misero contadino veneto ed i temi della guerra, del disagio sociale, della fame, della morte e del sesso. Il percorso iniziò nel 1942 con Fiorina, proseguì nel 1947 con Il Reduce a Parigi, sfociò nel 1950 e 1960 - sempre con il Teatro Universitario di Padova, da lui fondato ancora da studente - nella fortunata messinscena de La Moscheta, che peraltro riprese in seguito più volte.
Seguirono L'Anconitana e Bilora (1965), I Dialoghi di Ruzante (1967) e La Betìa (1969). Per il Gruppo della Rocca realizzò poi le regie ruzantiane de La recita fantastica (1981), de La Piovana (1987), e nuove edizioni de La Betìa (1994) e de La Moscheta (1996). Il cerchio si chiuse nel 2005, quando mise in scena Vaccària al Piccolo Teatro di Milano.
Un talento esercitato anche fuori del palcoscenico
Gianfranco de Bosio è stato anche autore di due pellicole cinematografiche (Il terrorista, 1963, e La Betìa, 1971), di vari film e sceneggiati televisivi (fra cui Mosè, 1974, Tosca di Puccini, 1976, Delitto di stato, 1982), e di tre libri: il romanzo Fuga dal carcere, l'autobiografia La più bella regia, ed un volume illustrato dedicato all'opera più frequentata: Aida 1913-2013.