Teatro

Ecco i giovani vincitori delle tre sezioni del Premio Hystrio 2013

Ecco i giovani vincitori delle tre sezioni del Premio Hystrio 2013

Domenica 23 giugno si è svolta la grande serata finale del Premio Hystrio 2013 e sul palco del Teatro dell’Elfo Puccini di Milano si sono alternati i grandi nomi della scena italiana e i giovani vincitori delle tre sezioni in cui è articolato il Premio: Premio Hystrio alla Vocazione, Premio Hystrio Occhi di scena e Premio Hystrio Scritture di Scena. I giovani aspiranti attori, sia vincitori che segnalati, hanno mostrato al pubblico un pezzo tra quelli presentati ai loro provini mentre i protagonisti della scena hanno ascoltato le motivazioni della giuria che li ha scelti e hanno testimoniato, ciascuno a suo modo, il proprio amore per il teatro.

Ecco di seguito in dettaglio vincitori e motivazioni.

Premio Hystrio alla Vocazione:

Dopo accurata valutazione dei 74 partecipanti alle selezioni finali, la giuria - composta da Marco Bernardi, Ferdinando Bruni, Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Monica Conti, Arturo Cirillo, Jurij Ferrini, Andrea Paolucci, Mario Perrotta, Carmelo Rifici, Gilberto Santini e Serena Sinigaglia - ha deciso all’unanimità di assegnare il Premio Hystrio alla Vocazione 2013 agli attori Marta Pizzigallo diplomata alla scuola Alessandra Galante Garrone di Bologna, e a Davide Paciolla, diplomato alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, con le seguenti motivazioni:

Premio all’interpretazione femminile a Marta Pizzigallo, tarantina di nascita, bolognese di formazione e milanese di adozione, Marta ha saputo fondere grande personalità, doti tecniche mature, intensità, ironia e autoironia. Ha conquistato la giuria con la sua sorprendente capacità di giocare su tutti i registri interpretativi, dalla grottesca umanità dell’almodovariana Patty Diphusa al tragico neorealismo della pescivendola di Cavosi per concludere con la raffinata performance canora I just make love to you di Etta James.

Premio all’interpretazione maschile a Davide Paciolla. Napoletano di nascita, ha saputo mettersi in gioco su più piani, intrecciando la formazione istituzionale ricevuta alla scuola del Piccolo Teatro di Milano con un percorso personale di attore e di autore. Nel gaberiano “Cosa mi sono perso” in un caleidoscopio di dialetti che non cadono mai nella macchietta ha dimostrato doti di virtuosismo istrionico ritmo e leggerezza. E con analoga padronanza di mezzi ha affrontato con bella energia il ruolo di Valerio in “Tartufo” di Molière e con garbata sensibilità Ninna nanna della guerra di Trilussa.

Accanto ai vincitori, che hanno diritto ad una borsa di studio del valore di 1.500 euro ciascuno, la giuria ha ritenuto opportuno segnalare, per le loro convincenti performance e per l’efficacia dei brani proposti:

Silvia D’Amico diplomata all’Accademia Silvio D’Amico di Roma, per i brani tratti da “La parrucca” di Natalia Ginzburg, per la “Serata a Colono” di Elsa Morante e per la canzone “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo.  

Antonio Gargiulo napoletano, diplomato alla scuola Paolo Grassi di Milano, per i brani tratti da “Occhi gettati” di Enzo Moscato, “Misantropo” di Molière e “La ragazza Carla” di Elio Pagliarani.

Chiara Leoncini, diplomata alla scuola Paolo Grassi di Milano, per i brani tratti da “Perché John Lennon porta la gonna” di Claire Dowie e da “La morte della Pizia” di Friedrich Dürrenmatt e per la poesia  “Questo non è essere morti” di Antonia Pozzi.
 

Premio Hystrio Occhi di Scena:

La giuria – composta da Massimo Agus (fotografo), Rossella Bertolazzi (direttore IED Visual Communication), Maurizio Buscarino (fotografo), Claudia Cannella (direttore di Hystrio), Luigi De Angelis/Fanny & Alexander (regista), Silvia Lelli (fotografa), Andrea Messana (fotografo) e Roberta Reineke (photo-editor Rolling Stone Magazine) – ha selezionato 3 finalisti (Luca Piomboni, Dalila Romeo e Valentina Zanzi) per poi attribuire il Premio Hystrio-Occhi di Scena 2013 a Luca Piomboni con la seguente motivazione:

Premio a Luca Piomboni per il lavoro Actors & co.

«I ritratti che Luca Piomboni ha scattato agli attori della Compagnia Teatro Popolare di Sansepolcro sono caratterizzati da una regia semplice e chiara, capace di far emergere nell’immagine le caratteristiche della teatralità e della finzione e l’ambiguità del gioco teatrale tra persone e personaggi. Sono attori non professionisti, sono facce e persone che incontriamo tutti i giorni, e l’obiettivo di Piomboni, con la sua valenza di gioco e di verità, ce li riconsegna come interpreti capaci di coniugare la loro autentica umanità con i personaggi immaginari del loro teatro».

Il vincitore avrà diritto alla partecipazione gratuita a due moduli del Corso di Formazione Avanzata di Fotografia organizzato presso IED Milano da febbraio a novembre 2014, mentre alle due segnalate andrà una borsa-lavoro per realizzare un reportage ciascuna su due produzioni del Teatrino dei Fondi/Titivillus Mostre Editoria. Per tutti i tre finalisti è prevista la pubblicazione del proprio lavoro su un catalogo edito da Titivillus, un’esposizione collettiva nell’ambito del Premio Hystrio e al Teatrino dei Fondi di San Miniato (novembre 2013-gennaio 2014).

Sono state inoltre segnalate:

Dalila Romeo per il lavoro Esplosioni di vita

«Dalila Romeo ha saputo catturare nei suoi scatti la forza emozionale del gesto teatrale. Nelle sue immagini dimostra una grande attenzione e sensibilità nell’utilizzare la luce teatrale e nell’indirizzarla verso un fine espressivo e interpretativo».

Valentina Zanzi per il lavoro (trilogia della città di b.)_labirinti

«I ritratti che Valentina Zanzi ha scattato ai lavoratori dell’Opera Nazionale di Bucarest offrono un interessante percorso nella ricerca della rappresentazione del rapporto tra le persone e l’ambiente fisico e psicologico in cui si trovano a operare».
 

Premio Hystrio Scritture di Scena

La Giuria del Premio Hystrio Scritture di Scena – composta da Antonio Latella (presidente), Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Renato Gabrielli, Domenico Rigotti, Roberto Rizzente e Diego Vincenti -, dopo ampia e minuziosa valutazione degli oltre 50 copioni in concorso, ha assegnato il Premio Hystrio-Scritture di Scena per l’edizione 2013 a:

 J.T.B. di Lorenzo Garozzo, partitura drammaturgica di grande originalità, il cui autore è riuscito nell’impresa di dare emblematico carisma a un protagonista sempre assente, sottratto alla vista degli spettatori, evocato soltanto dall’alternarsi delle voci di personaggi a lui vicini oppure lontanissimi, accomunati da un bisogno quasi compulsivo, ossessivo di parlare di lui. Questa parabola spietata, per nulla banale e tantomeno moralistica, rispecchia il disagio sociale dei nostri giorni mettendo nel mirino il  culto della celebrità, che rivela e al tempo stesso esaspera il vuoto delle relazioni. Il solipsismo dei personaggi è ulteriormente  rafforzato dalla coerente rinuncia allo strumento del dialogo. La narrazione procede dunque, consequenziale e avvincente, attraverso una serie di monologhi concatenati. Ma l’anti-teatralità di J.T.B. è solo apparente: all’interno di ogni lunga battuta emergono di continuo dinamismo e possibilità di conflitto, grazie a un linguaggio vario, mimetico, credibilmente radicato nella quotidianità ma non appiattito sul naturalismo. Per via dell’assenza di didascalie o di implicite indicazioni per la scena, nonché della sua lunghezza debordante, l’allestimento di J.T.B. rappresenta certamente una sfida registica non facile; ma è una sfida di alto livello, che speriamo venga raccolta quanto prima.

Il vincitore avrà il proprio testo pubblicato sulla rivista Hystrio.

 La giuria ha poi deciso di segnalare altri due testi di notevole qualità:

 I saburchi di Fabio Chiriatti, per la solidità dell’impianto drammaturgico (un po’ scalfita, però, da un finale che ci è parso frettoloso) e per la bella invenzione di una lingua teatrale che ibrida fantasiosamente italiano e dialetto, efficace soprattutto nel dare intensa credibilità alla protagonista Lamara, transessuale di 54 anni, eroina e martire al centro di un mondo dalle tinte vagamente fassbinderiane.

Visita alla mamma di Margarita Egorova, per il coraggio e la coerenza con cui l’autrice si ispira, senza scimmiottarla, alla grammatica teatrale del grande dramma borghese. Ambientata in Russia negli anni 2000, la vicenda familiare di Visita alla mamma si snoda in due atti dalla struttura impeccabile; i suoi personaggi sono ben delineati in chiave naturalistica, benché il loro linguaggio a tratti perda fluidità e sfiori il didascalismo nell’espressione dei sentimenti. Un debutto ambizioso, che fa ben sperare.