E' stato presentato da Sergio Escobar e Toni Servillo lo spettacolo che aprirà la settantesima stagione del Piccolo Teatro di Milano.
Presentandolo in conferenza stampa insieme con l'attore protagonista Toni Servillo, il Direttore del Piccolo Teatro di Milano Sergio Escobar ha definito Elvira uno spettacolo difficile da raccontare, e ben più facile da vivere mentre "accade" sul palcoscenico, uno spettacolo necessario, che va vissuto, trovando paragoni efficaci: "Non si può spiegare. E' come provare a raccontare Mozart…impossibile". Però sia lui che Toni hanno provato a raccontarlo, e ci sono riusciti.
Toni Servillo, con dialettica armoniosa, colta ed efficace, ha presentato i suoi compagni di viaggio: Petra Valentini, Francesco Marino e Davide Cirri, tutti giovanissimi, descrivendo poi Elvira come la stesura di alcune lezioni che Louis Jouvet ha tenuto realmente ad una classe di studenti. Elvira è un personaggio molto interessante, in quanto appare nel I° atto e poi scompare fino al IV°, quando la ritroviamo completamente cambiata, una donna ormai pronta a tutto ed a donare senza chiedere nulla in cambio. Le battute dello spettacolo sono parole dette realmente dal docente e dagli alunni. Brigitte Jacques vede in queste parole una vicenda teatrale conflittuale, isolando di conseguenza sette scene in un teatro buio, in cui lo spettatore diventa voyeur. Il pubblico assiste ad un dialogo privato, spiando quattro persone al lavoro intorno a un capolavoro francese.
Nel testo è di rilevante importanza la relazione allievo-maestro: Claudia impara da Jouvet e viceversa, in una reciproca tensione alla trasmissione, entrambi nudi davanti al personaggio di Elvira, che appare come immagine superiore. E vi è anche una totale assenza di cinismo: Jouvet è un uomo che crede in quello che fa e la cui passione per il teatro e per la vita supera qualsiasi ostacolo. Infatti, la parola più usata nel testo è "sentimento". In ordine: sentire, provare, capire. Servillo sottolinea che è il sentimento a portare alla recitazione, mai viceversa, ed il teatro porta a una "spogliazione" di sé, facendoci conoscere noi stessi e gli altri e predisponendoci all'ascolto. L'attore racconta anche una divertente vicenda personale: da studente universitario doveva tenere un esame di psicologia evolutiva. Il docente, un sacerdote, accorgendosi della sua stanchezza gli chiese se fosse stanco. Toni rispose, imbarazzato, che faceva l'attore e aveva provato fino a tarda notte. Inaspettatamente il professore replicò di lasciar perdere gli studi, perché questi ingombrano lo spirito. Jouvet tende a fare proprio questo, ossia a sbarazzarsi degli ingombri.
Negli ultimi anni la mediocrità ha rimpiazzato il talento. Infatti, la prima battuta di Toni Servillo in questo spettacolo recita: "Vi dico una cosa essenziale: ogni volta che fate una cosa che vi viene facile, senza sforzo, questo non è bene." La mediocrità forse oggi conviene, perché non comporta sforzi, mentre l'attore tiene a precisare l'importanza del talento. Il contesto storico viene accennato appena. Ci troviamo a Parigi da febbraio a settembre del 1940. Gli attori sono consapevoli delle barbarie che aggrediscono il mondo e nonostante ciò continuano a raccontare la vita. Dopo le lezioni Claudia e Jouvet non si incontreranno più.
Lo spettacolo, di produzione Teatri Uniti e Piccolo Teatro di Milano, sarà in scena al Piccolo Teatro di Milano fino al 18 dicembre, contando un totale di 60 recite. Successivamente verrà rappresentato al teatro di Jouvet a Parigi (L'Athénée Theatre), dopo trent'anni che non andava in scena in Francia (l'ultima replica fu nel 1986). Poi seguiranno altre date tra Napoli e Firenze.