Il celebre Balletto di Roma presenta, nell’ambito della rassegna "AterDanza" in Emilia Romagna, due coreografie di Fabrizio Monteverde: “Cenerentola” e “Giulietta e Romeo”.
La prima coreografia è in programma il 9 aprile al Teatro Asioli di Correggio, il 12 al Teatro della Regina di Cattolica e il 20 aprile al Teatro Diego Fabbri di Forlì.
“Giulietta e Romeo”, invece, dopo la recita dell’8 aprile al Masini di Faenza, sarà l’11 al Comunale di Carpi e dal 17 al 19 al Teatro delle Celebrazioni di Bologna.
Il Balletto di Roma è il frutto dell’incontro di due tra le più importanti realtà della danza nel nostro paese: lo storico Balletto di Roma e il Balletto di Toscana. Il Balletto di Roma era nato nel 1960 grazie al sodalizio artistico di due protagonisti della danza italiana: Franca Bartolomei, prima ballerina e coreografa dei principali enti lirici italiani, e l’étoile Walter Zappolini, dal 1973 al 1988 direttore della Scuola di Ballo del Teatro dell´Opera di Roma. Dalla stagione teatrale 2001 il Balletto di Roma è stato arricchito dall’esperienza professionale e artistica del prestigioso Balletto di Toscana, fondato nel 1985 e diretto da Cristina Bozzolini, (prima ballerina stabile del Maggio Musicale Fiorentino). Vasta la produzione di creazioni coreografiche di autori di prestigio internazionale (come Hans Van Manen, Angelin Preljocaj, Nils Christe, Cristopher Bruce, Robert North, Cesc Gelabert) insieme a talenti emergenti della coreografia italiana, fra i quali Fabrizio Monteverde.
Fabrizio Monteverde, con la sua creazione Bagni Acerbi del 1985, si collocò subito tra i più importanti nomi nuovi della coreografia italiana. Da questa esperienza nacque la Compagnia Baltica di cui divenne direttore nel 1986. Nel 1988 è iniziata la sua lunga e feconda collaborazione col Balletto di Toscana, da cui sono nate alcune produzioni divenute tra le più significative della scena della danza italiana di questi anni: Giulietta e Romeo (1989), Pinocchio (1991), Dedica (1994), Otello (1994), La Tempesta (1996), Barbablù (1999). Ha debuttato nella regia teatrale nel 1989 con Tre sorelle di Anton Cecov, esperienza ripetuta nel 1997 per l’Otello di Giuseppe Verdi realizzato al Teatro Pergolesi di Jesi. Premio Gino Tani e Premio Danza&Danza nel 1996, di anno in anno sempre più importanti si fanno i suoi impegni artistici, ospite delle maggiori istituzioni teatrali.
Cenerentola
Questa originale versione della più famosa delle fiabe, creata da Monteverde, non segue la rassicurante versione di Charles Perrault, tutta focalizzata sul fastoso secolo del Re Sole, ma quella più intimista dei fratelli Grimm che, in pieno spirito romantico, si sofferma sui meccanismi dell´inconscio per raccontare la storia della bella e tenera Aschenputtel (Cenerentola). Anche musicalmente Monteverde rinuncia a Prokofiev inserendo come ´colonna sonora´ i Concerti per organo e orchestra di Haendel, creando così un’atmosfera raffinata ed elegante.
Intelligente e coreograficamente originale, Cenerentola vede in scena due protagonisti di prim’ordine: Monica Perego, squisita ballerina classica dotata di una tecnica agguerrita e di notevoli doti di interprete, e Hektor Budlla (Principe), interprete sensibile, partner impeccabile, dotato di grandi qualità tecnico-atletiche.
Accanto a loro i preparati e ineccepibili componenti del Balletto di Roma. Ai giovani danzatori, professionisti riconosciuti anche in campo internazionale, è chiesto di esprimersi in una danza dinamica e vigorosa, a tratti lirica e a momenti ostica, tipica di un linguaggio moderno caratterizzato da notevole capacità tecnico-interpretativa e da sensibilità contemporanea.
Giulietta e Romeo
In questa creazione, in cui sono di Monteverde anche le scene, il ruolo del protagonista è coperto da Kledi Kadiu, apprezzatissimo ballerino e star televisiva degli ultimi anni.
Il muro decrepito, accumulo di macerie, indica la tragedia lasciata alle spalle: un conflitto mondiale che ha cancellato per sempre l’età dell’innocenza, ribaltando schemi morali e convenzioni e annientando energie ed emozioni. Ma è anche uno sfondo che segna, come uno spartiacque, la voglia di rinascere a passioni assolute e assaporare fino all’ultimo respiro ogni attimo di vita. Nell´Italia del secondo dopoguerra, disperatamente assetata di passioni ritempranti dagli orrori del passato (ma è ancora un´Italietta piccola e provinciale, che impianta le liturgie sociali di una nuova classe borghese nella terra grassa e ruvida di un´atavica cultura contadina), lei, Giulietta, diventa il simbolo di un irresistibile desiderio di sfuggire alle regole di quel mondo e dagli obblighi imposti da una condizione femminile che è ambigua nella sua imposta sudditanza, anche se sarà proprio di questa irrefrenabile voglia di emancipazione che rimarrà vittima.
Romeo, invece, è un giovane timido, introverso, solitario, totalmente aperto al desiderio e alla curiosità dell’amore, vittima consapevole della volitiva irruenza della sua leggendaria compagna. Così lontani eppure così vicini agli archetipi shakespeariani, cristallizzati soprattutto dalla tradizione ballettistica della partitura di Prokofiev, i due amanti immaginati da Fabrizio Monteverde dovevano segnare un momento importante per il teatro di danza italiano. Per la prima volta con questa produzione si veniva infatti ad affermare una scrittura d´autore di danza originale, non soggiogata dai temibili riferimenti storici, ma autonoma e sicura nel mettere a fuoco il plot shakespeariano, scavando con ispirazione rabbiosa nei sentimenti e nei caratteri dei personaggi gli aspetti più consoni all’umore e all’immaginario del coreografo romano, fortemente influenzato da echi cinematografici, ma anche da riferimenti letterari, o da citazioni di usanze e costumi nostrani a tal punto da innalzare a figure importanti (e portanti) del dramma due personaggi sinteticamente trattati da Shakespeare, ma che nella nostra cultura sono fondamentali: le madri dei due protagonisti.
Le quali, nell´autonomia di riscrittura drammaturgica rivendicata appunto da Monteverde, assumono nel balletto una dimensione tragica assoluta e diventano i veri motori immobili della vicenda con la loro presenza ossessiva e opprimente, con i loro odi tessuti in silenzio, una nella sua superficialità di donna-oggetto sottomessa e sciocca, l’altra, inchiodata istericamente ad una sedia a rotelle (alla quale stanno sempre attaccati i figli), beghina, soffocante, terribile dea ex machina della vicenda, con la fatale istigazione alla vendetta per la morte di Mercuzio.
Si tratta di personificazioni forti, che si traducono in una coreografia nervosa, scattante, senza fronzoli, ma nella quale le forze espressive della formazione modern del coreografo si fondono in un legato continuo agli spunti e alle linee della danza neoaccademica.
Info (AterDanza): 059 340221
www.fabriziomonteverde.com
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https://ater.regione.emilia-romagna.it
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