Teatro

Enrique Mazzola dirige il Don Pasquale di Donizetti al Teatro alla Scala

Enrique Mazzola dirige il Don Pasquale di Donizetti al Teatro alla Scala

Fresco della nomina di Direttore Musicale dell’Orchestre National d'Île-de-France (ONDIF) a partire dalla stagione 2012-2013, Enrique Mazzola rientra a Milano in occasione del Don Pasquale di Gaetano Donizetti al Teatro alla Scala, nella produzione del Teatro Comunale di Firenze in collaborazione con l’Accademia del Teatro alla Scala.

Alla testa dell’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala, il Maestro italiano, oggi riconosciuto e apprezzato dal pubblico e dalla critica internazionali come uno dei più innovativi e dinamici interpreti della sua generazione, dirigerà nella città culla della sua formazione musicale, dove ha mosso i primi passi in veste di direttore d’orchestra, l’opera recentemente rappresentata con grande successo al Théâtre des Champs-Élysées, e al Glyndebourne Festival.

 “Sono felice di rientrare a Milano e di lavorare, nuovamente, con le giovani leve dell’Accademia del Teatro alla Scala, esordisce il Maestro, uno dei cuori pulsanti della vita scaligera e della vita musicale italiana. Mi rende sempre felice lavorare con i giovani: l’anno prossimo, in occasione del mio debutto al Bol’shoi di Mosca, il secondo cast sarà formato dai giovani professionisti dell’Accademia del Teatro, lavorerò inoltre nuovamente con i giovani dell’Accademia di Ossiach, così come in passato ho lavorato con i giovani in veste di direttore del Cantiere d’Arte internazionale di Montepulciano, e al Royal Northern College of Music di Manchester.“

Dopo aver assaporato il raggiungimento di ogni singolo traguardo con la soddisfazione di chi consegue i propri risultati “nel giusto tempo e modo”, Mazzola, alla testa delle migliori orchestre del mondo, osserva: “Puntare sui giovani, in Italia, vuol dire investire sul futuro. Il pericolo, infatti, è “dietro l’angolo”. All’estero sono più conosciuti marchi come Parmigiano Reggiano, o Aceto Balsamico, mentre l’Opera italiana, il nostro prodotto più sincero, più veritiero, è oggi quasi relegata in un angolo. Se l’Italia vuole eccellere in Europa, deve puntare maggiormente su spettacolo e turismo, sulle nuove leve e sulla nuova musica, senza adagiarsi sugli allori: perché la competenza, e quindi la concorrenza, delle istituzioni internazionali è un dato ormai acquisito.”

Elogiato, in ultimo, dal Financial Times in occasione della sua ultima performance alla testa della London Philharmonic Orchestra, proprio nel Don Paquale (“ La performance ... musicalmente più soddisfacente proviene dalla buca, dove Enrique Mazzola, dirigendo una London Philharmonic superbamente preparata, sostiene la vivacità e il movimento musicali"), Mazzola anticipa i capisaldi della sua interpretazione dell’opera:

“Don Pasquale rappresenta per me l'addio dell'opera buffa (o perlomeno comica) dalle scene teatrali del romanticismo. Donizetti ancora una volta si affida a gesti musicali del passato, ma non può fare a meno di accettare il romanticismo che permea ormai da tempo l'opera italiana. E così il famoso schiaffo che Norina dà a Don Pasquale è anche un sipario, un melanconico saluto per il tempo che fu, quello della leggerezza, dello scherzo, del dilettevole e a volte futile. Il romanticismo ha bisogno di eroi veri, di tragedia, di follia, e Don Pasquale, ricevuto lo schiaffo, in "È finita, è finita Don Pasquale" riconosce la fine di un'epoca.

Eppure, nonostante il pessimismo donizettiano, quest'opera è sempre rimasta in repertorio per una sua certa universalità. Il Dottor Malatesta è ancora oggi il tipico factotum, quello che conosce un po' tutti e trova sempre una soluzione a qualsiasi problema; Norina una ragazza "sveglia" e attraente, che bada al concreto e sa come arrivarci; Don Pasquale un vecchio che crede di poter vivere ancora una volta gli innamoramenti della fanciullezza, il signorotto benestante che vuole concedersi una seconda giovinezza; e per ultimo Ernesto, che tutto sommato è il personaggio più puro, più vero, perso nell'amore e nella sua ingenuità.”

Al pari della critica italiana, che sin dai suoi esordi ha saputo coglierne gesto, “sicuro, fortemente evocativo, ma senza ridondanze” e carisma, da “dominatore dell'orchestra” (Paolo Gallarati, La Stampa), la stampa internazionale non ha esitato a riconoscerne ed elogiarne la capacità di infondere “il fuoco sacro” agli musicisti diretti (Le Monde), e di “tenere discorsi dal livello in costante elevazione, senza mai rinunciare all’emozione” (Opéra Magazine), la sua “capacità di penetrare scrupolosamente i mini dettagli e le più sottili sfumature” (Kultura), il suo suono “cristallino” (Süddeutsche Zeitung), altrettanti aspetti rivelatori del suo stile (The Times) del suo “continuo piacere nell’affrontare la partitura” (The Guardian).

Con la successione a Yoel Levi in veste di Direttore Musicale di un’istituzione prestigiosa e influente quale l’Orchestre National d'Île-de-France, recentemente diretta in occasione delle Victoires de la Musique 2012, e alla vigilia di ulteriori debutti di importanza assoluta - al Bol’shoi di Mosca, al New National Theatre di Tokyo e il debutto sinfonico con la London Philharmonic - Mazzola consacra la sua appartenenza all’elitaria rosa di direttori d’orchestra italiani di livello internazionale. Ne sono ulteriore testimonianza il pronto reinvito di orchestre quali la Oslo Philharmonic e l’ormai abituale presenza nei cartelloni dei maggiori festival internazionali, quali il Glyndebourne Festival, il Festival di Aix-en-Provence, il Festival di Radio France.