Palermo si candida come capitale mediterranea dell'arte attraverso il connubio fra il suo ricco patrimonio artistico e la capacità di intrecciare relazioni con istituzioni culturali prestigiose. Palazzo Sant'Elia, sottratto al degrado, restaurato e rimodulato secondo i canoni della più funzionale architettura museale, ospita un'esposizione (promossa dalla Provincia di Palermo e dall'Instituto Cervantes e prodotta da Arthemisia) che parte dal presupposto che “Spagna e Sicilia sono realtà dai tratti comuni. Palermo è la sede ideale per una grande mostra di arte spagnola degli ultimi cinquant'anni, i cui temi, se da una parte evidenziano tratti salienti della cultura spagnola, dall'altra fanno affiorare anche una parte dell'anima siciliana. Osservando le opere dei nostri migliori artisti si costata come la Spagna guarda al futuro senza per questo dimenticare il passato” (così il Ministro spagnolo della Cultura, César Antonio Molina).
Si inizia dal 1957, anno di costituzione del gruppo “El Paso” che rappresenta nel panorama artistico spagnolo il momento di passaggio dalla modernità alla contemporaneità, includendo opere di Picasso, Mirò, Dalì, artisti il cui lavoro, rinnovandosi, ha continuato a rappresentare un riferimento per le generazioni successive. Il percorso non è cronologico, ma strutturato in sezioni.
Nel “donchisciottismo tragico” l'ironia amara che sconfina nel comico e finisce per mostrare la tragedia della sconfitta permane anche in assenza di tessuto narrativo e di linguaggio iconico: Leiro, Marty, Munoz, Roig esprimono la tensione della cultura spagnola verso mete così ambiziose da portare con sé il rischio del fallimento. Mentre nel Quijotismo tràgico l'attenzione è rivolta al rapporto tra l'individuo e l'altro, nell'”Esitenzialismo barocco” si affronta il rapporto dell'individuo con se stesso, contrasto tra aspirazioni e limiti di artisti che, animati da una forte tensione sociopolitica, fanno esperienza della sconfitta sublimandola in immagini cariche di ironia e rassegnazione (Miralda, Pérez, Plensa). L'anelito verso il divino si manifesta nella cultura spagnola in forma mistica, come aspirazione dell'individuo a uscire fuori di sé per identificarsi con il divino stesso, negando ogni mediazione: nel “Misticismo pagano” accanto a manifestazioni individuali si pongono fenomeni sociali che trovano espressione nella ritualità collettiva (Bernadò, Masats, Suàrez). Il “tenebrismo ispanico” affronta il rapporto tra l'arte spagnola e il nero o il contrasto molto forte basato sul chiaroscuro: dal genio Tàpies a Pijuan, Millares, Ortiz, Palazuelo, Sempere. Infine l'”Astrazione simbolica-formale” si muove su un doppio binario: da una parte analizza l'individuo con il proprio inconscio, sconfinando spesso nel segno surrealista (Verbis), dall'altra si serve concettualmente delle forme geometriche esistenti in natura (Solano); in entrambi i casi l'obiettivo è il simbolo e la sua manifestazione. Mentre la mostra procede per sezioni, il catalogo è in senso alfabetico.
Palermo, Palazzo Sant'Elia, fino al 14 settembre 2008, aperta da martedì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20, venerdì, sabato e prefestivi chiusura posticipata alle 23, lunedì chiuso, ingresso euro 7,00, catalogo Skira, infoline 091.87630898, sito internet www.mostraespana.it
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