Teatro

Eugenio Guarducci, un bell'esordio al Todi Festival

Eugenio Guarducci
Eugenio Guarducci © Teatro.it

Parliamo con il Direttore artistico di Todi Festival, che fra innovazioni e risultati lascia tracce su cui continuare il percorso.

È stata la sua prima volta alla guida del Festival di Todi: Eugenio Guarducci racconta l'esperienza di Direttore artistico a Teatro.it, fra emozioni da esordiente e giuste soddisfazioni per un bilancio positivo, con qualche idea per il futuro.


Quali sensazioni le ha lasciato l'edizione appena conclusa del Festival, e quali possibili paragoni con le precedenti?
Non ero un frequentatore delle edizioni precedenti, quindi non posso dare un giudizio comparativo; chiaramente ho conosciuto ed approfondito la scelta di questo programma e mi pare di capire che il giudizio, sia del pubblico sia della critica, sia stato sicuramente all'altezza delle passate edizioni, quindi credo che abbiamo saputo onorare il festival.

C'è stato un momento ben individuabile, nel quale ha pensato "Ecco, questo è il mio festival!"?
Beh, a partire dalla metà della settimana c'è stato un crescendo di emozioni per merito di una programmazione secondo me molto interessante al teatro Comunale, con spettacoli molto diversi gli uni dagli altri, quindi con tagli che cambiavano ogni volta la scena del Festival, parallelamente con il Teatro Nido Dell'Aquila, dove abbiamo realizzato spettacoli gratuiti però con una grande qualità della proposta; da quel momento in poi, attorno agli eventi si è percepito un sentimento comune di apprezzamento che era dato anche dai teatri pieni, quindi ci è piaciuto il clima che si stava costruendo. Solo all'inizio, c'era una fisiologica diffidenza dovuta al fatto che ero un esordiente.

C'è una impronta sua particolare che lei sente di aver dato al Festival?
Direi la capacità di aver dato nel corso della giornata tante situazioni ed individuato tanti target diversi. Vedere i bambini che vanno a teatro al mattino ed alla domenica, i giovani che ascoltano musica elettronica che non era mai approdata al festival, parlare di circo contemporaneo, di artisti di strada -tutte tematiche mai ospitate a Todi- crediamo che sia stato un elemento di innovazione e caratterizzazione. L'originalità è stata data, oltre che dalla scelta delle location, anche dall'essere stati presenti in periferia, dalle colline ai castelli, incontrando sempre una partecipazione importante in termini numerici.

Quali di questi elementi ritiene che possa costituire la base per costruire il prossimo appuntamento?
Sul futuro non abbiamo ancora fatto piani, ma chi dovrà occuparsi del prossimo festival dovrà di certo tener conto di un format che da una parte ha saputo mantenere una certa tradizione soprattutto nel teatro, con tanti debutti e spettacoli nuovi, e dall'altro il ritmo e l'innovazione che abbiamo portato noi è data dal fatto che (un'offerta variata e generi diversi), e quindi a differenza del passato quando si replicava magari per due sere, con noi ci sono stati spettacoli sempre in una sola serata.

Coltivate rapporti, o pensate a possibili collaborazioni future, con i cugini di Spoleto?
Non ci sono rapporti diretti, personalmente non conosco Ferrara e non ho frequentato quest'anno il Festival dei Due Mondi, che come manifestazione ha una storia ed un potenziale evidentemente superiore; l'intero budget di Todi equivale a sole 16 ore di quello di Spoleto (nemmeno di una giornata!), quindi quello che siamo riusciti a fare (anche perché il programma l'abbiamo messo in piedi in un mese e mezzo) mi sembra un piccolo miracolo.