Teatro

Festival dei Due Mondi 2016, Ferrara traccia un bilancio

Giorgio Ferrara
Giorgio Ferrara

Il direttore artistico del festival Giorgio Ferrara racconta in un'intervista le ragioni del suo operato ed i cambiamenti ottenuti ed attesi, con una piccola incursione nella sua sfera personale.

Di sfide Giorgio Ferrara ne ha vinte diverse da quando accettò l’incarico nel 2008. Dopo quasi dieci anni di gestione del Festival dei Due Mondi può essere soddisfatto dei risultati ottenuti. Ha riacquistato una dimensione importante il festival, in primis grazie al superamento della diffidenza dei residenti. E poi le istituzioni, i media, i nuovi rapporti con altre realtà artistiche. Tutto questo lavoro è stato ripagato dai fatti, a partire semplicemente dai numeri: 80.000 presenze quest’anno contro le 5.000 del 2007, un incasso incrementato per il concerto finale, ed 820 accrediti stampa. In sostanza il gradimento per questo evento cresce di anno in anno, grazie ad un lavoro di programmazione e di scelte che prevede sempre più presenze artistiche di rilievo del panorama internazionale.
 

Direttore, quali sono i cambiamenti inattesi, quelli che proprio lei non si sarebbe aspettato?
Il recupero del pubblico cittadino, quello del territorio, e questo nuovo affetto che dimostrano gli spoletini per questo festival. Era sempre considerato un po’ estraneo alla città, una sorta di punta d’iceberg, però esterna.

Il festival ha un respiro internazionale: è cambiato qualcosa nel tempo nei criteri di selezione delle opere presenti?
Sì, certo: è cambiato perché io ho una mia idea dello spettacolo, dell’opera, della musica, e quindi ho fatto le scelte che mi assomigliavano di più. Ma soprattutto ho voluto riportare alla ribalta la sezione del teatro di prosa, che era quella completamente sparita; ed il successo del festival, delle presenze che aumentano, si deve anche e soprattutto a quello.

Il problema più impegnativo che ha dovuto affrontare in questa edizione e nelle precedenti edizioni?
Precedentemente abbiamo avuto problemi organizzativi, ma in questa edizione nessun problema: ci siamo ben strutturati.

Il suo rapporto con le sorelle Fendi?
Il mio rapporto con loro è meraviglioso, le amo, le adoro tutte e cinque, e me le vorrei sposare tutte.

I giovani sempre più presenti. Qual è il messaggio che vorrebbe dare loro?
Il messaggio è quello che abbiamo dato l’altra sera in piazza Duomo, che è stata riempita da duemila giovani per assistere ad un concerto di musica techno, però accompagnato da un’orchestra sinfonica.

Le piace di più stare sul palco o dietro le quinte, “seduto ad una scrivania” ad organizzare tutto quanto?
Sicuramente stare sul palcoscenico, è la cosa più bella del mondo.

Quarantacinque anni di matrimonio: qual è il suo segreto per far funzionare una relazione?
Il segreto è quello di avere una moglie come Adriana Asti.