Termina anche questa edizione del Festival dei 2Mondi di Spoleto: il direttore artistico Ferrara saluta il pubblico al Concerto finale e si dice molto soddisfatto dell’edizione appena conclusa.
Chiude i battenti la sessantaduesima edizione del Festival di Spoleto, la dodicesima targata Giorgio Ferrara che, con orgoglio e soddisfazione, snocciola i dati di un trend positivo in termini di presenze, circa il 15% in più rispetto all’anno scorso, e naturalmente di incassi, quasi ottantamila euro in più rispetto alla passata edizione.
Visibilmente soddisfatto anche il sindaco De Augustinis che insieme al direttore artistico apre ufficialmente l’ultima serata in Piazza Duomo con l’Orchestra e il Coro dell’Opera di Roma diretti da Daniele Gatti.
Lo splendido scenario della Cattedrale romanica, schiaffeggiata prima dagli ultimi raggi del crepuscolo e poi dalla luce dei fari che si sostituisce via via a quella naturale, è il fermo immagine perfetto di questa edizione: innovazione e tradizione si sono sapientemente mescolati nelle tre settimane del Festival, permettendo ai linguaggi più vari di trovare posto in luoghi carichi di memoria.
La folla assiepa ogni ordine di posto in questa splendida serata finale, più di millecinquecento spettatori per il concerto conclusivo tutto dedicato alla produzione francese di Giuseppe Verdi, un omaggio al nostro maggior compositore dell’800, ma anche un omaggio a quella cultura francese che tanto lo seppe ispirare: Jerusalem, Don Carlos, Macbeth, Vespri Siciliani. L’orchestra esegue con equilibrio e senza eccedere in sonorità ridondanti la partitura verdiana, mentre la bacchetta di Daniele Gatti invita, sollecita, spinge quand’è necessario, serra i tempi o li dilata con un’eleganza che poco concede all'istrionismo.
Il pubblico mostra di apprezzare e, dopo un inizio in cui gli applausi sembrano non brillare di particolare smalto, si lascia andare ad un calorosissimo segno di approvazione per il finale del II atto del Don Carlos, seguito poi da ben dieci minuti di applausi a suggellare il bis conclusivo.
Un pubblico delle grandi occasioni, ça va sens dire, una serata glamour come nella tradizione dell’ultimo appuntamento festivaliero, arricchita quest’anno dalla presenza del Ministro degli Interni Matteo Salvini che, nella sua passerella d’ingresso, ha raccolto applausi, strette di mano, selfie con prorompenti fanciulle o stagionate signore della buona società, ma anche un bel po’di fischi e grida di disapprovazione. D'altronde entrare nella Piazza del Duomo di Spoleto il giorno del Concerto finale è un po’ come entrare, complice anche la particolarità della piazza stessa che si presenta come una cavea naturale, in una gabbia di leoni: il pubblico ti circonda e ti inghiotte.
Passato, presente e futuro del Festival
L’edizione 2020 morde il freno. Non si sono ancora spenti i riflettori sull'edizione odierna e il martello già batte il ferro caldo. Pronte le date, dal 26 giugno al 12 luglio, pronto già il Protocollo d’Intesa con il Festival di Shanghai, pronta già la coproduzione, con il Festival di Shanghai per l’appunto, per la messa in scena di The Map con la regia di Bob Wilson. Uno spettacolo tutto dedicato alla famosa carta geografica seicentesca di Matteo Ricci dove per la prima volta compaiono tutti e cinque i regni del mondo e che avrà il suo debutto a Shanghai nel novembre 2020 per approdare a Spoleto nell'edizione 2021.
Ma mentre l’edizione sessantatré scalda i motori già da adesso, è tempo di raccogliere i frutti del Festival appena terminato. I dati sono confortanti: i teatri hanno registrato un’occupance del 90%, le presenze in città hanno toccato le 130.000 unità, gli spettacoli e i concerti sono stati quattro in più dell’anno scorso, le repliche 183, gli eventi e le mostre ben 59. Un’edizione molto ricca, dunque, ben 914 artisti e 311 tra registi e drammaturghi, che ha puntato anche molto sui giovani e sulla possibilità di più repliche per ogni spettacolo. Questo ha sicuramente permesso al pubblico di poter scegliere meglio la data più adatta alle proprie necessità e di non dover necessariamente rinunciare. In pratica, come ha sottolineato qualche rappresentante della stampa durante la conferenza finale al Teatro Caio Melisso, più repliche significa più spettacoli, più spettacoli più pubblico.
Un altro dato interessante è quello delle collaborazioni, anche queste aumentate rispetto alle scorse edizioni, tra le altre si segnalano il Napoli Teatro Festival o il Museo Madre sempre di Napoli, il Teatro Biondo di Palermo, il Cartagena Festival e il Ministero dell’Università e della Ricerca.
Il Festival, sottolineano sia il direttore artistico Ferrara sia il sindaco De Augustinis, è e deve rimanere una risorsa per la città e per il territorio; per questo motivo l’Amministrazione Comunale si impegna a condurre tutte le battaglie necessarie, affinché già dall'anno prossimo il Festival possa contare su spazi ancora inagibili a causa del terremoto, prima fra tutti il Teatro di San Nicolò. Una struttura apparentemente non bisognosa di grandi interventi, ma ferma e chiusa da tre anni, perché la macchina dei finanziamenti continua a incepparsi. Il sindaco promette, il direttore artistico sorride sotto i baffi e la copiosa barba, il conto alla rovescia per Spoleto 2020 è già iniziato.