“Che un musicista dell’importanza del signor Gouvy sia ancora così poco noto a Parigi, mentre tanti moscerini importunano il pubblico con il loro ostinato ronzio, è cosa che confonde e indigna gli spiriti naturali che ancora credono alla ragione e alla giustizia dei nostri costumi musicali”, scriveva nel 1851 sul Journal des Débats un critico esigente e qualificato quale Hector Berlioz, evidentemente memore della presentazione pubblica, il 7 aprile 1847, della “Prima Sinfonia” di Théodore Gouvy (1819-1898). Strano destino quello di Gouvy, artista mezzo tedesco e mezzo francese: di famiglia assai agiata, nacque infatto cittadino tedesco a Goffontaine nel Saarland, solo perché quella terra era da poco passata dalla Francia alla Prussia a seguito della caduta di Napoleone nel 1815, e in base al Trattato di Parigi. Il giovane Théodore si formò musicalmente a Parigi – seguendo studi privati, essendogli precluso il prestigioso Conservatoire in quanto ‘straniero’ – e poi a Francoforte, Lipsia e Berlino; sulle rive della Senna visse comunque gran parte della sua vita, ottenendo a 32 anni la nazionalità francese. A dispetto del suo meritato ingresso nella prestigiosa Académie des Beaux-Arts, a Gouvy non riuscì tuttavia mai di conquistare un posto di rilievo nel panorama artistico parigino come compositore, per tutta una serie di motivi. Non amava affatto l’opera, genere amatissimo che dava immediata popolarità; predilesse invece la musica da camera, ma senza mai soggiacere alle mode del momento. E non dovendo trarre sostentamento dalla vendita delle proprie opere agli editori grazie alla prosperità familiare, non indulse quasi mai alle modeste pretese dei suonatori dilettanti, che volevano musiche di facile approccio.
Scrisse insomma più per sé che per gli altri, seguendo sempre il proprio gusto ed il proprio estro creativo; e questo lo emarginò da quegli ambienti che indulgevano alle mode man mano in voga. Ma il peccato più grave che gli rimproverò sempre era il palese influsso dei grandi compositori tedeschi, un amore totale che emerge in tutta la sua copiosa produzione da camera, così come in quella sinfonica: e in effetti Schubert, Schumann, Mendelssohn, ed infine Brahms furono sempre dei fondamentali punti di riferimento per Gouvy, che pure non fu un pedissequo imitatore, sapendo interpretare quei modelli con spirito originale. Amareggiato per questo atteggiamento negativo nei suoi confronti, verso la fine della sua vita si ritirò a Hombourg-Haut nella Mosella, accantonando la sua precedente formazione francese e scrivendo musiche rimaste in gran parte inedite. Sulla sua produzione è poi caduto un oblio pressoché totale e prolungato, tanto che solo da un decennio si è tornato in qualche modo a parlare di questo interessante musicista bilingue – tale in tutti sensi, anche in quello musicale - grazie ad una serie di iniziative critiche e di registrazioni discografiche che stanno facendo riemergere dalle nebbie del passato la sua figura. Ultima in odine di tempo, il Festival monografico a lui dedicato che la Fondazione Bru Zane di Venezia promuove da metà aprile a fine maggio 2013, con una cospicua serie di concerti che intendono presentare non solo momenti significativi del suo iter artistico, ma anche composizioni di quegli autori che maggiormente lo influenzarono o che, come nel caso di Theodore Dubois, gli furono spiritualmente vicini.
Si inizia sabato 20 aprile con un concerto al Palazzetto Bru Zane del Quatuor Psophos (Éric Lacrouts e Bleuenn Le Maître violini, Cécile Grassi viola, Guillaume Martigné violoncello, coadiuvati dalla violoncellista Emmanuelle Bertrand), che vedrà il il breve “Improptu” ed il Quintetto in re minore di Gouvy messo a confronto con il Quintettto a due violoncelli di Schubert; la domenica subito seguente, il 21 aprile, nella sala grande del Conservatorio “B.Marcello”, i due pianoforti di Jean-Francois Heisser e Marie-Josèphe Jude si troveranno ad affrontare di Gouvy la virtuosistica ed inebriante Sonata in re minore, e di Berlioz la felice trascrizione per quattro mani della “Symphonie fantastique”.
Martedì 23 aprile al Palazzetto Bru Zane il Trio Talweg (Sébastien Surel violino, Sébastien Walnier violoncello, Juliana Steinbach al piano) eseguirà di Gouvy il Trio con pianoforte n. 5 op. 33, seguito dal “Trio sul Werther di Massenet” di Ernest Alder e il Trio in sol minore op. 30 di Charle-Valentin Alkan.
Sabato 27 aprile il Quartetto di Venezia (Andrea Vio e Alberto Battiston violini, Giancarlo Di Vacri viola, Angelo Zanin cello ) presenterà due quartetti per archi ancora di Gouvy, uno edito (il n. 2 dell’op. 16) e l’altro inedito (il Quartetto in la minore), seguiti dal Quartetto n. 1 di Luigi Cherubini. Mercoledì 1 maggio sarà la volta di una serata dedicata alla voce femminile – quella del mezzosoprano Maria Riccarda Wesseling – ed al pianoforte, posto nelle mani di Peter Nilsson: in locandina romanze e mèlodies di Wagner, Berlioz e naturalmente di Gouvy; in questo caso si tratta di alcune liriche su versi di Ronsard.
Venerdì 3 maggio il Quattor Parisii (Arnaud Vallin e Jean-Michel Berrette violini, Dominique Lobet viola, Jean-Philippe Martignoni cello) suonerà due composizioni di analoga ed ardua tonalità, cioè il Quartetto n. 5 op. 68 di Gouvy, e il Quartetto op. 35 di Ernest Chausson, lasciato incompiuto e completato nel Finale da Vincent D’Indy.
I fiati saranno i protagonisti martedì 7 maggio al Conservatorio “B.Marcello” di un programma che va da Beethoven (il Quintetto in fa maggiore op. 16), a Gouvy (la Serenata per flauto e archi op. 82), sino a Dubois (il Decimino per cinque archi e cinque fiati), tutti eseguiti dai componenti del complesso vicentino Ensamble Musagéte.
Sabato 11 maggio un appuntamento importante, quello che vedrà esibirsi nella vicina Scuola Grande di San Giovanni Evangelista il Vlaams Radio Koor – cioè il Coro della Radio Fiamminga - diretto da Hervè Niquet, con l’intervento del mezzosoprano Alice Habellion e del pianista Jan Michiels: in programma musiche di Max Reger (Requiem op. 144b), Franck (Prelude, Chorale et Fugue), Wolf (Sechs geistlieche Lieder), Gouvy (Trois cantiques su versi di J.J. Rosseau), Dubois (Mottetti).
Venerdì 17 maggio al Palazzetto il Trio Veces Intimae (Luigi De Filippo, Sandro Meo, Riccardo Cecchetti) presenterà due brani già incisi in un CD Challenge, e cioè il Trio in la minore op. 18 n. 2 ed il Trio in si bemolle magg. op. 19 n. 3; per l’occasione verranno eseguiti su strumenti d’epoca, tra cui un mitico Érard a corde parallele custodito nel Palazzetto Bru Zane.
Domenica 19 maggio il Festival si trasferisce nuovamente fuori sede, vale a dire alla Scuola Grande di San Rocco per un concerto sinfonico con l’Orchestre National de Lorraine diretta da Jacques Mercier e Jean-Efflam Bavouzet al piano. La locandina prevede tutte musiche di autori lorenesi: l’ouverture dall’opera “Raymond” di Ambroise Thomas (colorita composizione eseguita innumerevoli volte come bis da Leonard Bernstein), il Concerto per pianoforte di Gabriel Pierné, ed infine la Sinfonia n. 1 composta da un Gouvy non ancora trentenne, tutta intrisa di umori schumanniani.
A fine maggio l’epilogo del Festival, con tre ultimi appuntamenti cameristici al Palazzetto Bru Zane. Il primo mercoledì 22 maggio con il giovane Quatuor Cambini-Parisi (Julien Chauvin e
Karine Crocquenoy violini, Pierre-Éric Nimylowycz viola, Atsushi Sakaï violoncello), sarà tutto rivolto a questo musicista, del quale verrà proposto il Quartetto in sol maggiore e il Quartetto op. 56 n. 2. Il secondo, previsto sabato 25 maggio con il duo formato da Françoise Gnéri alla viola e Claire Désert al piano, presenterà musiche di Gouvy (la tenera “Sérénade vénitienne”, alcune delle Vingt Sérénades pour piano, brani ispirati alle “Romanze senza parole” di Mendelssohn), George Onsolw (la Sonata per viola e pianoforte op. 16 n. 2) ed infine Charles-Valentin Alkan (la Sonata da concerto per piano in mi maggiore op. 47, nella trascrizione per viola e pianoforte). Il terzo infine, venerdì 31 maggio, prevede Emmanuelle Swiercz impegnata alla tastiera in brani “di genere” dal carattere tipicamente salottiero, partendo da Gouvy (ancora alcune delle Vingt Sérénades pour piano), per passare da Chopin (il Notturno in do diesis minore, la Berceuse, la Fantaisie-Impromptu op. 66) ed arrivare a Liszt (Der Wanderer, il Sonnet de Pétrarque 104, la Tarantella da “Venezia e Napoli”). Per maggiori dettagli sul Festival veneziano, si rinvia al sito bru-zane.com (https://www.bru-zane.com/cms/wp-content/uploads/2012/08/depliant_intero6.pdf) ed all’indirizzo e mail billetterie@bru-zane.com.
Teatro