Tra autorità nazionali e star di tutto il mondo, prende il via il festival spoletino. A inaugurarlo l’opera lirica moderna di Silvia Colasanti.
Alte uniformi e abiti da sera, cravatte e bijoux artistici, auto di rappresentanza e ripide discese pedonali, i viottoli del centro storico che mettono a dura prova i tacchi delle eleganti scarpe femminili. E ancora: sorrisi, volti noti, nuovi arrivi e graditi ritorni, dive che si fanno attendere e autorità in paziente attesa dell'apertura del teatro.
Così, in una frizzante e fresca serata d'inizio estate, tra mondanità e garbo, novità e istituzioni, prende il via l'attesissimo evento spoletino, il Festival dei Due Mondi, che vede quest'anno tutto il “bel mondo” raccolto al teatro Nuovo Menotti in attesa della nuovissima opera lirica di Silvia Colasanti, il Minotauro.
Attese e passerelle
I vip nel foyer sono tanti, colorati, sorridenti, difficili da individuare in questa folla vivace e ordinata del pre-spettacolo. Ci sono i padri e le madri spirituali del festival, il direttore artistico Giorgio Ferrara con il fratello Giuliano, Maria Teresa Venturini Fendi, in rappresentanza della Fondazione Carla Fendi. Non mancano le istituzioni, dal presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, al neosindaco, fresco di elezione, Umberto De Augustinis, senza dimenticare il Prefetto Cardellicchio e il Procuratore generale Cardella.
Giuliano e Giorgio Ferrara
Infine, vip, autorità e figure importanti per il festival: il politico Gianni Letta, Fabrizio Ferri, il fotografo autore dell'immagine rappresentata nella locandina di questa sessantunesima edizione del Festival e due coloratissime delegazioni di manifestazioni gemellate con Spoleto: Cartagena e Charleston. Sud America e Stati Uniti a ricordarci che il Festival di Spoleto è appunto quello dei due mondi, senza limiti o frontiere di sorta.
Nel vivo dello spettacolo
Saluti di rito, luci in sala, la piccola orchestra che accorda gli strumenti; poi buio e, finalmente, apertura del sipario, su un palco interamente a specchio, in cui ballerini e cantanti, in una suggestiva partitura musicale che lascia spazio a recitativi e coreografie, mettono in scena il dramma di Arianna, Teseo e il Minotauro. Un mito affascinante, letto modernamente ma con rispetto filologico, che ci rimanda al problema senza tempo delle vittime che diventano carnefici, del “costo etico” della democrazia.
“Minotauro”, foto di scena dello spettacolo
Uno spunto di riflessione aperto e problematico, che conferisce profondità di prospettiva ai temi di avvio di questo sessantunesimo anno di festival. Un'apertura non roboante, ma significativa, il primo di tanti eventi – addirittura centodieci – che ci aspettano nelle prossime due settimane. Il palco si è aperto, è buio in sala, la festa è appena cominciata.