“Il ruolo di Antigone è un ruolo a cui sono particolarmente affezionata, ho debuttato proprio interpretandola con Glauco Mauri in “Edipo a Colono”, a ventidue anni, subito dopo l’accademia, per cui è stato il mio primo ruolo come attrice professionista. In seguito io e lei ci siamo ritrovate spesso, infatti dopo un anno per la regia di Terzopulos interpretai Ismene accanto a Galatea Ranzi che era per l’appunto Antigone, nella tragedia di Sofocle, e , dopo due anni, nella ripresa dello spettacolo, coprii proprio io quel ruolo, in una tournée pazzesca che partì da Epidauro e che mi portò fino in Cina e Giappone. Con Louis Pasqual, inoltre, in una sua rivisitazione di “Edipo re” ed “Edipo a Colono” recitai un’Antigone completamente reinventata dal regista, con un bellissimo monologo finale. Ed ora ecco l’Antigone scritta da Valeria Parrella, una scrittrice ed una donna fantastica.”
Entusiasta ed emozionata, Gaia Aprea è al debutto, per la regia di Luca De Fusco, nella nuova lettura del mito della principessa figlia di Edipo che, nella tradizione classica, lotta con le istituzioni per dare una degna sepoltura la fratello Polinice, caduto in battaglia. Per cosa lotta invece l’Antigone riscritta dalla scrittrice napoletana Valeria Parrella per lil Napoli Teatro Festival e lo Stabile di Napoli?
Valeria ha avuto un’intuizione a mio avviso geniale, nella rilettura del testo, perché, come nelle intenzioni della stessa committenza di Luca De Fusco, non ha voluto fare una semplice traduzione della tragedia classica.. Valeria, che è una donna piena di intuizioni creatività e talento, ha reinventato quest’Antigone, e, al centro del dramma, invece di trattare del culto della sepoltura, noi parliamo di eutanasia. Effettivamente, nella realtà contemporanea, quello che nell’antichità era il culto del corpo dei morti, è, in un certo senso, sostituito dall’eutanasia, argomento che ci tocca molto da vicino. Concedere morte requie, ad un corpo, che nell’antica Grecia voleva dire dare degna sepoltura, o tenerlo in quella che forse non è una vera vita? Valeria nel testo non prende posizione, rispettosa alla questione, ella da eguale importanza alla tesi a favore e a quella contraria all’eutanasia, mettendo in bocca sia ad Antigone che al Legislatore motivazioni entrambi molto forti e convincenti. Io come Antigone non posso non propendere per l’eutanasia, ma come donna trovo che l’argomento sia molto spinoso ponendomi di fronte ad un quesito molto difficile da risolvere e spesso, coi miei compagni di lavoro, durante le prove ci siamo fermati per discuterne.
È un argomento quello dell’eutanasia, che recentemente ha stimolato anche altri artisti, ad esempio Marco Bellocchio, con il film di “La bella addormentata”, ispirato al caso di Eluana Englaro.
Si, io non ho voluto vedere ancora il film per rimanere in questo limbo in cui mi ha lasciato Valeria con il suo testo. È un argomento che, al di là della questione civile, tocca molto l’emotività. Staccare quel tubo ad un corpo che sappiamo vivo, riguarda non solo l’impegno civile, ma soprattutto i sentimenti più profondi di un essere umano. Credo sia una delle decisioni più difficili che si possano prendere in assoluto nella vita, e se la legge deve essere sempre eguale per tutti, forse questo è un campo nel quale sarebbe il caso che si decidesse caso per caso, un’unica normativa rischierebbe forse d’essere superficiale, perché dovrebbe tenere conto del tipo di malattia, e di tutte le variabili che ne conseguono, compreso un eventuale coma.
Lei prima di Antigone ha interpretato anche la Giovanna d’Arco scritta da Maria Luisa Spaziani. Antigone e Giovanna sono entrambe due giovanissime donne che trovano la forza di andare contro le leggi e le convenzioni sociali, che differenza ha trovato nell’interpretarle?
La differenza fondamentale è che Giovanna risponde da una pulsione esterna, divina, è come se fosse attraversata da una forza più grande di lei, che poi sia stata isteria o meno se ne può discutere, ma la sua forza si manifestava come attraverso un essere che a sua volta attraversava essa stessa, lei non dice mai “io voglio fare questo”, lei dice “io faccio questo perché non ne posso fare a meno, perché mi dicono di fare questo” in un certo senso tutto ciò la solleva da una responsabilità su ciò che fa. Anche leggendo gli atti originali del processo, lei si difende dicendo “Io non posso non farlo perché Dio mi dice di farlo”. Antigone è invece l’esempio di come un essere umano decida di prendere posizione rispetto alla vita, assolutamente non supportata da niente e nessuno, anzi completamente sola, lei non ha sua difesa nulla se non la sua propria legge interna, e questo è molto chiaro anche nel testo di Valeria.
Lo scorso anno ci siamo incontrati alla vigilia della prima de L’”Opera da Tre Soldi,m e lei si diceva terrorizzata. Ora come affronta questo debutto?
Terrorizzata uguale. Nelll’”Opera da tre soldi” c’era il canto ma mi sentivo protetta da due mostri sacri quali Massimo Ranieri e Lina Sastri accanto. Qui non c’è il canto, ma sono più scoperta. Insomma, ogni volta mi sembra meglio la precedente per cui sono sempre terrorizzata.
Quali sono questa volta i suoi compagni di lavoro?
Una compagnia fantastica, con alcuni dei quali ho già lavorato, come Paolo Serra, Giacinto Palmarini, Dalhal Suleiman,e Fabrizio Nevola, e poi ci sono per me nuove conoscenze come Antonio Casagrande, che naturalmente conoscevo ma con cui non avevo mai lavorato, Nunzia Schiano, un’attrice bravissima che per me è una grande scoperta, ed Alfonso Postiglione,
Cosa vorrebbe si ricordasse di quest’Antigone?
Vorrei che la gente tornasse a casa pensando. Pensando a quello che ha visto, se la discussione potesse durare il girono dopo, anche per pochi momenti, a tavola, a colazione, o portando i figlki a scuola, in macchina, avremmo fatto il nostro dovere.