Dal 1963 al 1976 Luigi Squarzina dirige, insieme ad Ivo Chiesa, il Teatro Stabile di Genova. Squarzina è una delle figure più importanti del teatro italiano del Novecento, uno dei padri della scena nazionale - a lui si deve la cura di alcune delle “voci” fondamentali dell'Enciclopedia dello Spettacolo - oltre ad essere uno dei maggiori esponenti della cosiddetta regia “critica” nata nel secondo dopoguerra, che stravolge i canoni del rappresentare per la novità degli allestimenti, per il modo di dirigere gli attori. Dunque un personaggio dalla doppia valenza di studioso ed artista che segna la scena italiana.
Nel 1963 l'Italia è in pieno boom economico, parimenti è vivace e in continuo fermento l'attività del teatro. Non sfugge alla regola il Teatro Stabile di Genova considerato unanimemente sin dalla fondazione, uno dei più importanti Teatri Pubblici italiani, poiché, appunto sin dagli inizi, ha rappresentato momenti di alta espressività teatrale.
Genova è città di mare, affascinante crocevia di culture come tutte le grandi città che si aprono al Mediterraneo. Oltre a questo la città di Genova ha sempre rappresentato in Italia un grande e innovativo esempio di fervore artistico - culturale anche attraverso i suoi figli, si pensi a Vittorio Gassman ( che, tra l'altro, ebbe un importante sodalizio artistico con Luigi Squarzina, compagno di corso all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico e che così si espresse su di lui: «Nel nostro gruppo di formazione - Salce, Celi, Mazzarella, Dal Fabbro, Troiani… - Luigi era considerato il cervello più criticamente addestrato, un’intelligenza nutrita dalla cultura e da una sorta di nativo, cartesiano rigore (Alessandri Tinterri – Drammaturgia.it)», a Lina Volonghi, a Gino Paoli e Fabrizio De Andrè, rappresentanti fondamentali della scuola dei cantautori genovesi, e a molti altri esempi di artisti provenienti da Genova, che hanno impresso e lasciato importanti testimonianze in ambito artistico.
Luigi Squarzina, nativo di Livorno, invece, illustre esponente del teatro italiano, si mette al timone del Teatro Stabile di Genova e in tredici anni rappresenta una innumerevole pletora di successi raggiungendo una grande maturità artistica, oltre a fare vivere allo Stabile anni d'oro dal punto di vista teatrale. A Genova firma 37 regie instaurando un importante sodalizio con attori come Alberto Lionello Omero Antonutti, Franco Parenti, Lucilla Morlacchi, Lina Volonghi, inoltre creando una Compagnia goldoniana di tutto rispetto.
Nel 1970, è il momento di una proposta brechtiana di grande spessore ed importanza, quella Madre Courage e i suoi figli, che vede in Lina Volonghi una indimenticata protagonista nel ruolo di Anna Fierling, la dura e austera vivandiera, perennemente attaccata attaccata al suo carro pieno di vettovaglie ed altri generi da commerciare, sul palcoscenico girevole della bella scenografia di Padovani. Un grandissimo allestimento con un cast ragguardevole che, oltre alla Volonghi, conta tra gli interpreti principali: Lucilla Morlacchi, Omero Antonutti, Giancarlo Zanetti, Tullio Solenghi, Antonello Pischedda, Eros Pagni, Gianni Galavotti, Camillo Milli, Grazia Maria Spina, Sebastiano Tringali, Gianni Fenzi, Mara Baronti ed altri.
Madre Courage è uno dei capolavori di Bertolt Brecht che lo scrisse fra il 1938 ed il 1939 alla vigilia della seconda guerra mondiale. Il testo risulta essere una denuncia di tutte le guerre e degli orrori che le medesime provocano. La piéce è ambientata in Polonia, Svezia e Germania tra il il 1624 e il 1636 durante la Guerra dei Trent'anni e racconta di una vivandiera, Anna Fierling, che segue gli eserciti, cercando di guadagnarsi da vivere vendendo mercanzie. La guerra la induce a fare buoni affari visto che i soldati, cattolici o protestanti che siano, sono le uniche persone che hanno i soldi necessari per comprare le sue cose. La guerra però, per motivi diversi, le porterà via tutti i suoi figli lasciandola sola con i suoi “affari”.
La protagonista, come la maggior parte dei personaggi femminili di Brecht, è una donna coraggiosa, con una grande energia. In lei è dominante il contrasto tra la piccola capitalista e la madre. Il coraggio e la volontà di affermarsi negli affari prevarrà sulla madre, e la renderà cieca di fronte alle tragedie che si abbattono su di lei come la morte dei suoi figli. La guerra la lascerà sola con il cuore indurito dal dolore. Purtroppo perderà definitivamente il suo istinto materno in favore degli affari e non riuscirà a rendersi conto che la guerra è un male; anzi lei cercherà, non paga, di continuare a commerciare e a trarre profitto sui guasti della guerra nonostante il dolore della perdita dei figli, come se fosse un doveroso compito da assolvere nella sua vita fino e in fondo, poiché è definitivamente preda delle ragioni capitaliste che la animano.
Questo personaggio così controverso, emblema della sete del guadagno a tutti i costi, anche se in piccole dimensioni e dei danni che ogni guerra infligge al genere umano, è stato interpretato in maniera magistrale da Lina Volonghi che aveva avuto, come attrice, delle collocazioni più brillanti che drammatiche ma sempre in ruoli da protagonista dove la sua verve artistica si esprimeva a 360°. La Volonghi, però, dimostra, nell'affrontare il difficile personaggio, di possedere ancora un altro registro artistico da mettere in campo e un alto impatto drammatico. Di fare emergere, insomma, una statura di artista importantissima anche nell'aderire in maniera perfetta alla lezione brechtiana che le viene trasmessa dalla precisa ed entusiasmante regia di Luigi Squarzina.
L'Anna Fierling di Lina Volonghi è una donna dura, egoista, che non concede nulla al sentimento, anche quando si trascina nel dolore per la morte dei figli – è pur sempre una madre – con una maschera epica, incrollabile nella sua determinazione, che rimane scolpita nella mente dello spettatore.
Chi scrive ha avuto la fortuna di aver visto lo spettacolo negli anni in cui è stato rappresentato, ed ha avuto, dunque, il privilegio di assistere alla performance della grande, straordinaria Lina Volonghi, vera Madre Coraggio della scena italiana, che portò al successo questo ruolo indimenticabile. Lei ha avuto il merito, insieme a Squarzina, di fare conoscere al grosso del pubblico uno dei personaggi femminili più importanti emersi dalla creatività di Brecht. Così l'allestimento di Luigi Squarzina e l'interpretazione della Volonghi, insieme a tutto il resto del cast, danno un esempio di teatro civile di grande spessore, dove il monito contro la guerra, contro le guerre di tutti i tempi, è universale ed ancora oggi assolutamente attuale.
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