Teatro

GIACOMO MANZU' 1938-1965. Gli anni della ricerca

GIACOMO MANZU' 1938-1965. Gli anni della ricerca

Giacomo Manzoni (in arte Manzù, come nel dialetto bergamasco) compie la sua educazione artistica precocemente, in ambito artigianale. Dopo un breve soggiorno a Parigi, nel 1930 si stabilisce a Milano, dove contribuisce alla ribellione antinovecentista da cui originerà il movimento Corrente e realizza le prime opere in bronzo, dedicandosi contemporaneamente al disegno, all'illustrazione, all'incisione e alla pittura. Mentre la sua attività iniziale di scultore risente del primitivismo, la scoperta di Medardo Rosso e un secondo viaggio a Parigi lo conducono a una svolta: spinto dalla lezione impressionista, abbandona gli schemi arcaizzanti e si appropria di una sensibilità luministica, di una morbidezza plastica e di una delicata sensualità che saranno le cifre denotative del suo stile. A partire dal 1938 inizia la serie dei “Cardinali”, ieratiche immagini in bronzo dalla schematica struttura piramidale, avvolte nella massa semplice e potente della stola e rappresentate assorte in meditazione. Il ciclo di bassorilievi in bronzo con le “Deposizioni” e le “Crocifissioni” nascono, negli anni 1939-1942, come reazione alla violenza della guerra. L'alta religiosità laica di Manzù trova il suo culmine poetico nella Porta della Morte per San Pietro in Vaticano, a cui lavorò fino al 1964. Il periodo fra i Cardinali e la Porta di San Pietro, centrale nell'attività dell'artista, è oggetto della mostra, organizzata in occasione del centenario della nascita nella città natale, con la quale Manzù ha sempre mantenuto uno stretto legame. Altro collegamento è con Giovanni XXIII, a cinquant'anni dall'elezione pontificale, a sottolineare quanto abbia inciso sul lavoro di Manzù la profonda intesa umana con il papa bergamasco. Nel percorso espositivo, insieme alle nature morte, anche le tematiche più care dell'artista: i ritratti di personalità della cultura (Carlo Carrà, Eugenio Montale, Cesare Brandi, Oskar Kokoschka), i ritratti femminili ed i nudi femminili, tutto dentro il campo di un dichiarato e personalissimo figurativismo. Come il “Bambino con anatra” di collezione privata, che richiama modelli ottocenteschi (Adriano Cecioni) e che appare assai interessante nel vicino raffronto con l'opera omonima del museo Revoltella di Trieste, compiutamente novecentesca nel movimento insolito. Il catalogo bilingue italiano/inglese Electa presenta la vicenda artistica ed umana di Giacomo Manzù; le opere in mostra vengono analizzate ripercorrendone la genesi ideativa e la fortuna critica. In contemporanea la GAMeC presenta la personale del figlio Pio Manzù (recensione pubblicata nel sito), di cui è presente in mostra un ritratto dall'Accademia Carrara. In questo periodo sono percorribili itinerari in Lombardia legati alla presenza di Manzù. Bergamo, GAMeC, fino all'8 febbraio 2009, aperta da martedì a domenica dalle 10 alle 19 (lunedì chiuso), giovedì chiusura posticipata alle 22, ingresso euro 5,00, catalogo Electa, infoline 035.270272, sito internet www.gamec.it