Tra le rappresentazioni teatrali dell’Attesa, in scena quest’anno al Teatro Festival Italia all’insaputa degli spettatori – per strada, alle fermate della metro, negli uffici pubblici – c’è anche la giovanissima Pulsatilla, autrice del romanzo La ballata delle prugne secche che nel 2006 ebbe un grande successo. La scrittrice ha elaborato il testo teatrale Circolare che sarà rappresentato periodicamente alla fermata dell’autobus di piazza Garibaldi. Abbiamo raggiunto l’autrice per sottoporla ad alcune domande.
La “pulsatilla” non è un rimedio omeopatico contro il mal di stomaco?
Sì. Pochi giorni prima di aprire il mio blog, nel 2003, il mio naturopata mi aveva prescritto una cura a base di pulsatilla vulgaris, che secondo lui mi avrebbe aiutata ad essere meno cattiva. Sembro cattiva?
Da vicino non molto. Il tuo testo Circolare riproduce in modo ironico una situazione tipica di Napoli. Come hai lavorato per immedesimarti nella città?
Sono di Foggia, una città che non dista molto da Napoli né per posizione, né per lingua, né per civiltà/inciviltà. Non mi è difficile immaginare una giornata-tipo napoletana. Il mio pezzo è ambientato a una fermata di autobus a piazza Garibaldi; il regista, dopo averlo letto, mi ha detto: «Ho capito perfettamente di quale fermata parli. L’hai descritta benissimo: quella con la trattoria vicino, di fianco allo sportello del bancomat, con un cinema davanti…». In realtà, l’ambientazione era frutto di pura invenzione. L’ho azzeccata per caso. Ma io non credo al caso.
Scrivere un testo teatrale per un luogo d’attesa è ben diverso dallo scrivere un testo per il teatro classico o un romanzo. A quali elementi hai fatto attenzione?
Il teatro di strada, a differenza di quello classico, si consegna deliberatamente al capriccio degli eventi e del pubblico. Innanzitutto c’è da mettere in conto che non tutta la platea apprezzi di assistere a una performance, quindi gli attori sono esposti al rischio di proteste, insulti, incursioni più o meno aggressive, più o meno vandaliche; oppure, semplicemente, a incomprensioni. Inoltre la strada, a differenza del teatro, non è un luogo protetto ma è un posto dove per definizione può accadere di tutto. In una città irrequieta come Napoli, un acquazzone non è naturalmente la peggiore delle ipotesi.
C’è un personaggio della tua storia a cui somigli?
Sì, alla vecchia che ci tiene a puntualizzare, sempre nei momenti meno opportuni, che l’autobus è appena passato.
Il personaggio del trentenne perbene che non riesce a prendere l’autobus è una metafora della condizione dei giovani in questa città? C’è una punzecchiata alla classe dirigente cittadina?
No, macché: faccio letteratura mimetica, non letteratura edificante. Ti racconto come vanno le cose, non voglio insegnarti come dovrebbero andare.
Mentre leggevo il tuo testo riuscivo a vedere con chiarezza le scene che si susseguivano in modo naturale ed immediato; da dove ti deriva questa limpida capacità descrittiva?
Sono stata una bambina poco guardata, quindi guardavo tanto.