Teatro

HANSEL E GRETEL ovvero il farsi di un destino

HANSEL E GRETEL ovvero il farsi di un destino

11 dicembre ore 11,00 HANSEL E GRETEL ovvero il farsi di un destino Commedia fiabesca in tre quadri. Nuovo allestimento PROGETTO OPERA DOMANI… XIII EDIZIONE L'opera di E. Humperdinck è una fiaba musicale, una fiaba dove al testo in versi si affianca la musica. Humperdinck attinge pienamente alla fiaba dei fratelli Grimm per costruire un'architettura musicale che risente della solennità e magnificenza wagneriana, ma che riesce anche ad avere la semplicità e la leggerezza che si addicono all' avventura di due ragazzini. Il libretto di A.Wette contiene diverse variazioni rispetto all'originale. Sono variazioni di tipo drammaturgico, che dimostrano la chiara volontà di raccontare una fiaba, ponendo l'accento sul potere evocativo della musica, rinvenendo in essa l' elemento fondante. Dallo studio della fiaba siamo partiti per costruire un'idea di regia che valorizzasse l'aspetto teatrale e musicale della fiaba di Hansel e Gretel. L'approccio antropologico di Propp analizza e mette in risalto il profondo legame che esiste fra fiaba e rito. Nelle società primitive le cerimonie di iniziazione erano sempre accompagnate da un racconto. Da una fiaba. Terminata la fase della caccia i riti decadono, ma resta la fiaba. I riti di passaggio continuano a vivere, sotto forma di sintesi fantastica e metaforica, nella fiaba, la quale costituisce per l'ascoltatore un'esperienza di vita vera e propria. E così la separazione dalla famiglia, dalla casa paterna perchè scacciati, rapiti o fuggiti, corrisponde alla partenza per il periodo di segregazione cui i ragazzi venivano sottoposti per entrare nel clan dei cacciatori. La foresta misteriosa, la capannuccia nel bosco, gli incontri e le prove a cui i bambini smarriti sono sottoposti, sono altrettante vestigia di questi riti che si svolgevano appunto in costruzioni isolate in mezzo alla foresta. Seguendo un approccio psicanalitico, le fiabe non sono descrizioni della realtà nè esempi da imitare alla lettera. Senza dover andare troppo in profondità ci accorgiamo di come i loro contenuti possano essere immorali, ricchi di crudeltà e sadismo. Ma in quanto simboli di accadimenti o problemi psicologici queste storie sono estremamente veritiere. La forza della fiaba quindi sta nel suo valore metaforico, e non nel suggerire un modo corretto di comportarsi, tale tipo di saggezza è data dalle religioni, dai miti e dalle favole. Le fiabe non pretendono di descrivere il mondo così com'è, nè consigliano sul da farsi. La fiaba è formativa e responsabilizzante, perchè chi ne fruisce trova le sue proprie soluzioni, meditando su quanto la storia sembra implicare nei suoi riguardi e circa i suoi conflitti interiori in quel particolare momento della sua vita. Da questo punto di vista la fiaba non si rivolge ad una fascia di età in particolare ma fornisce un' esperienza trasversale di valore artistico e formativo. Nelle fiabe i processi interiori sono tradotti in immagini visive molto più eloquenti di ogni spiegazione. Anche in Hansel e Gretel ogni situazione è semplificata e sono le immagini a comunicare e a rimanere indelebilmente impresse nella mente di chi ne fruisce. Ci siamo concentrati quindi sulle tre immagini portanti, sui tre luoghi della vicenda, i quadri principali della storia che seguono la scansione in atti del libretto originale e rappresentano metaforicamente le tappe del percorso di autodeterminazione e di crescita "inteso come dovere elementare". Nella loro avventura Hansel e Gretel e con loro lo spettatore verranno a contatto con l' apparenza che nasconde altro, con il carattere ambiguo della realtà e soprattutto con "la sostanza unitaria del tutto, uomini, bestie, piante, cose, nell' infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste". Il linguaggio del teatro di figura ci è sembrato il più appropriato per garantire questa costante metamorfosi, rintracciando nella fantasia dei due protagonisti il principale motore di questo meccanismo poetico. Abbiamo considerato la natura non realistica della fiaba e la sua atemporalità , collocando la storia in un passato indefinito che accenna vagamente ad un contesto rurale degli anni '50 in Italia senza voler ricostruire filologicamente un'epoca in particolare. Siamo partiti dalla situazione di estrema indigenza dell'inizio, di impronta più realistica come in molte fiabe, trovando idealmente nell'ultima guerra l'evento di partenza più adatto a definire le circostanze di fame e povertà per aprire ad un'ulteriore stilizzazione fantastica nei quadri successivi. La casa dei genitori di Hansel e Gretel diventa un luogo sì di estrema miseria e precarietà dove la fame sembra essere la regola, ma anche la stanza dei giochi "poveri" dove la fantasia regna sovrana. E' attraverso la loro fantasia che la casa si anima e diventa il luogo privilegiato dei loro giochi. Gli oggetti della casa come la stufa, la cassa per la legna, le scope e la finestra, animati appositamente da attori nascosti, contribuiscono a creare questa atmosfera ludica, interrotta solo dall'arrivo della madre che ristabilisce l'ordine iniziale. I bambini sono scacciati nel bosco, la prima prova da superare per i due fratelli, cui seguirà l'impresa ben più ardua di affrontare la strega. Devono superare da soli l'oscurità e le immagini che la loro fantasia, lontani dalla sicurezza della casa, produce mostruosamente. Nel secondo quadro gli alberi diventano mani minacciose che spuntano dalla terra e le ombre terrificanti mostri. Dietro questa deformità si nascondono in realtà delle figure benevole, ispirate alle creature piccine del bosco delle fiabe nordiche, animate dagli attori, come il nano Sabbiolino: l'estraneità si rivela amica. Il terzo quadro, la casa della strega, è il luogo delle massime aspirazioni gastronomiche dei bambini e il luogo dove vengono proiettate le loro paure più grandi. La casa si mostra all'apparenza di straordinaria avvenenza, perchè è costruita di dolci prelibatezze e perchè al suo interno è animata, quasi fosse una lanterna magica, da misteriose figure di pasticceri che sfornano in continuazione delizie. Quest' immagine seducente nasconde una creatura sadica e feroce, la strega. La casa che tanto attraeva i due bambini da farli sentire "in paradiso" si rivela una sorta di fabbrica di illusioni, un richiamo allusivo al flagello televisivo dei nostri giorni, che i due eroi affronteranno grazie al loro ingegno. Alla fine della vicenda la vittoria sarà su se stessi e sulla malvagità e non su qualcun altro. Il lieto fine, dove gli eroi riescono a liberare il coro dei bambini imprigionati, e rincontrano i genitori, è il raggiungimento di un fondamentale conquista: la capacità di governare se stessi con saggezza e di conseguenza vivere felici. Questo tipo di conclusione è fondamentale per infondere forza e coraggio al bambino per gli imprevisti che dovrà incontrare e insegnargli a non temere la propria fantasia. Fintanto che i bambini s'immagineranno e proietteranno le loro ansie e paure su streghe mostruose bisognerà raccontar loro delle storie di bambini che grazie al loro ingegno riescono a liberarsi di queste figure persecutrici della loro fantasia. Nella società attuale è importante fornire al bambino immagini di eroi che da soli affrontano i pericoli e riescono a trovarsi dei luoghi protetti nel mondo di oggi, che gli spetterebbero di diritto, con profonda fiducia in se stessi. La maggior parte dei bambini conosce le fiabe solo in versioni edulcorate che semplificano e appiattiscono il loro significato, privando la fiaba dei contenuti più profondi: versioni come quelle dei film e degli spettacoli televisivi trasformano le fiabe in uno spettacolo privo di significato. In questa versione di teatro in musica vorrei che questi significati non andassero perduti. “Opera domani...”, significativo progetto culturale ideato per la diffusione del patrimonio musicale e operistico tra le giovani generazioni, ha l’obiettivo di avvicinare ed educare i bambini al linguaggio dell’opera attraverso la loro attiva partecipazione e il coinvolgimento degli insegnanti e delle loro famiglie. Musica di Engelbert Humperdinck. Libretto di Adelheid Wette. Prima rappresentazione: Weimar, 23 dicembre 1893 Adattamento musicale Alberto Cara Adattamento drammaturgico Federico Grazzini, Riccardo Bani Direttore Giacomo Sagripanti Regia Federico Grazzini Scene e costumi Francesco Givone Light designer Federico Grazzini Orchestra 1813