E' di nuovo in scena, fino a domenica 9 gennaio, The Houseboy di Massimo Stinco, tratto dall'omonimo film statunitense diretto da Spencer Schilly nel 2007. Lo spettacolo è una ripresa dell'allestimento già messo in scena lo scorso maggio, sempre al Nuovo Colosseo, del quale avevamo già avuto modo di parlare, recensione alla quale rimandiamo.
L'attuale versione, pur raccontando essenzialmente la stessa storia, è sensibilmente diversa. Ed è su queste differenze che vogliamo qui soffermarci.
La differenza più evidente sono gli attori tutti cambiati a esclusione di Regina Miami nel ruolo di mamma Natale perfetta nell'incarnazione di una caustica ironia camp (quando compare a sorpresa a casa del protagonista, in uno splendido momento meta-teatrale chiama uno del pubblico per fargli fare da albero di natale...), di Simone Marzola, confermato nel ruolo che aveva già interpretato magistralmente a maggio, e di Riccardo Bergo, che cambia personaggio, chiamato ora a interpretare il protagonista, Ricky, l'Houseboy che dà il titolo alla pièce.
La storia raccontata è apparentemente semplice: Ricky, giovane omosessuale venuto dalla provincia (americana) in città, è da un anno l'houseboy di una coppia di uomini. Termine intraducibile (letteralmente il ragazzo di casa) houseboy indica un giovanissimo ragazzo che vive a casa di una coppia gay benestante, dunque più âgée, che lo mantiene in cambio di servizi casalinghi, dentro e fuori dal letto. Simon e DJ, la coppia presso cui Ricky vive da un anno ha deciso di sostituirlo (sic!) con un altro Houseboy, al rientro dalle vacanze di Natale. Lasciato da solo Ricky medita il suicidio e intanto si concede degli incontri di sesso occasionale sempre più spinti, con uso di droghe (che Ricky non usa ma i suoi ospiti sì), un tocco leather e SM (un dildo, qualche laccio di cuoio, una corda al collo per l'orgasmo asfittico) nella speranza che qualcuno lo salvi. Ma l'aiuto non arriva dai suoi partner di letto ma da un un candido ragazzo, Blake, con il quale scopre l'amore (happy ending garantito).
Gli incontri di sesso vengono mostrati non per voyerismo ma per definire caratteri e psicologie dei personaggi e di Ricky in particolare. Sono scene di sesso alluso, dove si mimano fellatio e copule, però gli attori si spogliano davvero e ll sesso rappresentato ha un impatto visivo, oltre che emotivo, davvero notevole.
Il sesso è il viatico del passaggio niente affatto simbolico dall'abiezione all'amore, che fa del percorso di Ricky una storia di redenzione. Dai rapporti sessuali, sempre più complessi, a tre, con uso di droghe, che culminano nel sesso di gruppo che sfocia nello stupro (Ricky legato per una pratica sm nonostante gridi che non vuole) la solitudine di Ricky è ingigantita dal sesso, un atto intimo che dovrebbe essere il modo più profondo di conoscenza usato invece come uno scudo per non avere mai un vero contatto con l'altro, con la sua umanità, ma solo con la superficie del suo corpo.
Rispetto il primo allestimento Stinco ha lavorato di fino sui personaggi, costruendoli addosso ai nuovi attori che ha scelto, dando loro un maggiore spessore psicologico.
Mentre nella versione precedente emergeva di più il tipo che il personaggio (il bisex o il gay fidanzati che fanno sesso con terzi all'insaputa dellla partner) stavolta sono più individui che tipi. Massimiliano Frateschi ha una bravura da manuale nell'interpretare un ragazzo bizzarro, alla ricerca di un mènage à trois o à quatre, che fa ampio uso di droghe, che non riconosce Ricky due giorni dopo esserci stato a letto (riconoscerà l'appartamento) quando lo incontra al parco. Indimenticabile Antonio Pauletta nell'interpretare un algido e implacabile manipolatore che conduce Ricky nell'orgia, portandolo nel letto dove verrà forzato a pratiche sessuali che non vuole fare mentre Andrea Galatà interpreta con convinzione un narciso pieno di sé, che guarda tutto il tempo l'orologio (e il pubblico, riconoscendone atteggiamenti e comportamento ne ha riso molto)
Nel nuovo corpus d'attori stona solamente l'assortimento anagrafico tra Simon e Dj che nella precedente versione erano due uomini e non due ragazzi e stavolta invece sono poco più che coetanei di Ricky.
Colpa della defezione (un giorno prima del debutto) dell'attore che doveva interpretare Simon, la cui coppia doveva essere caratterizzata stavolta da una forte differenza di età, rendendo il rapporto a tre con Ricky ancora più ricco di sfaccettature. Si capiva meglio l'avversione di Dj per il coetaneo Ricky, e l'egoismo di Simon che si circondava di ragazzi più giovani di lui...
Non si può certo farne una colpa se Andrea Pauletto è giovane, mentre per alcune imprecisioni che ha nell'interpretare Simon lo si perdona facilmente essendo subentrato nello spettacolo un giorno prima del debutto.
La pièce guadagna, insomma, in coerenza e credibilità pagando però un prezzo.
Il sesso perde quella gioiosità che aveva nel primo allestimento, dove, rimanendo astratto e quasi simbolico, era solo uno strumento per denunciare la solitudine universale di tutti personaggi senza intaccarne però la spensieratezza di fondo, che il sesso di per sé continuava nonostante tutto ad avere. In questo allestimento il sesso ha una funzione solamente negativa.
Basta confrontare la scena dell'orgia nelle due versioni. In quella del primo allestimento è quasi una cerimonia, solenne, calma, mentre nel nuovo allestimento è molto più dinamica ed esplicita (con l'aggiunta di un personaggio troppo drogato per avere un'erezione che chiede a Ricky di baciarlo per procurarsene una...) e si conclude con un vero e proprio stupro tutt'altro che simbolico.
Insomma se nella prima versione Stinco sembrava dire che il sesso, anche quello promiscuo, è sempre bello da fare stavolta sembra essersi impessimito e dirci che il sesso consumistico non ha niente di gioioso.
The Houseboy ci offre uno sguardo senza veli sul comportamento di certi uomini mettendo insieme nell'arco di una settimana (quanto dura narrativamente la pièce) situazioni e persone che normalmente si incontrano in una intera vita. Uomini il cui testosterone li induce a un sesso immediato, apparentemente senza barriere borghesi (prima si fa sesso e poi, semmai, ci si frequenta) mentre l'ipocrisia e l'affettazione dei comportamenti sessualmente consumistici inducono a una solitudine universale. L'happy ending (lo stesso che c'è nel film) ci ricorda (a tutti, non importa quale sia l'orientamento sessuale) che si può conoscere qualcuno senza finirci per forza a letto. E che per essere amati non c'è necessariamente bisogno di mettere mano alla patta del partner, perchè il sesso non è la soluzione per tutto.
Colosseo Nuovo Teatro
www.e-theatre.it
Via Capo d’Africa 29/a
00184 Roma
tel. 06 7004932