Teatro

I DUE IMPERI

I DUE IMPERI

La mostra si propone di confrontare due grandi imperi dell'antichità, Roma e la Cina (a cominciare dalle cronologie a confronto con gli eventi storici e e culturali e da una mappa con la via della seta e le sue diramazioni da Luoyang e Xian) e si apre con una citazione di Marguerite Yourcenar da Memorie di Adriano: “la parola scritta mi ha insegnato ad ascoltare la voce umana, press'a poco come gli atteggiamenti maestosi ed immoti delle statue m'hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini. Viceversa, con l'andare del tempo, la vita m'ha chiarito i libri”. Due imperi e due mondi sono messi a confronto a partire dal linguaggio dell'arte, analizzando differenze e analogie di due culture che incarnano e simboleggiano per antonomasia Oriente e Occidente. La prima sezione, curata perfettamente da Maurizio Scarpari, è dedicata alla Cina e l'allestimento ha il colore verde chiaro. Nel 221 a.C. avvenne l'unificazione territoriale della Cina sotto la dinastia Qin, unificazione a cui non corrispose nella realtà il superamento della distinzione tra conquistatore e conquistati. La successiva dinastia Han raccolsee l'eredità dei Qin e nei quattrocento anni di dominio definì la nozione di civiltà cinese e di impero. Si delineò la figura dell'imperatore come capo supremo e incarnazione del sistema politico: lo Stato si identificò con l'imperatore e i suoi funzionari, senza i quali sarebbe venuto meno. Si definì il concetto di identità cinese, distinta dalle culture da cui nasceva e da quelle limitrofe (sulle quali esercitava un fascino irresistibile), una convinzione identitaria ancora oggi radicata nella mentalità di ogni cinese (invece nell'impero romano si è disgregata nel V secolo senza trovare mai una ricomposizione). In Cina sin dal II millennio a.C. il potere politico era incentrato e legittimato dal culto degli antenati, officiato in complesse cerimonie che richiedevano l'uso di vasellame in bronzo. Nell'età classica il bronzo perse valenza rituale ma era comunque considerato un materiale di pregio per oggetti di uso quotidiano (nelle bacheche scaldavivande, bruciaprofumi, lampade). Per quel che concerne i riti funerari, il Primo Imperatore inaugurò la pratica di costruire enormi parchi funerari per il riposo eterno del sovrano, provvisti, oltre che della tomba vera a propria, di numerose fosse sotterranee contenenti migliaia di statue di terracotta e di suppellettili di ogni genere e materiale. Gli imperatori Han seguirono l'esempio con statuine di dimensioni ridotte, che vennero incluse nei corredi delle coeve società. In mostra esempi di queste statuine e, soprattutto, alcune statue provenienti dalla tomba del Primo Imperatore, il cosiddetto “esercito di terracotta” (ufficiali, balestrieri, cavalieri, cavalli e un funzionario con cote e coltello, usati per preparare le tavolette su cui scrivere i documenti ufficiali), oltre due animali fantastici provenienti dal sentiero che conduceva alle tombe, chiamato “via dello spirito”. Tema centrale nell'iconografia delle sepolture di epoca imperiale è quello delle processioni di cavalli (animale quasi sacrale) e carrozze, alcune coi caratteristici ombrellini. Servitori e animali, riprodotti in misure ridotte, venivano posti nelle fosse di accompagnamento. Tra le cose più stupefacenti della prima sala i modelli architettonici: caratteristica del modello sociale dell'età classica è la nascita di una nuova élite, composta da grandi e ricche famiglie che combinavano la proprietà agricola e i commerci con lo svolgimento di opere pubbliche. Esse avevano grandi case con molti dipendenti ed erano influenti politicamente. Nelle loro tombe veivano posti modelli esatti di case, granai, torri, ecc., tutto ciò che era associabile alle loro proprietà immobiliari. Da questi modelli si ricava esattamente l'architettura dell'epoca e lo stile tipico dei piani appoggiati su mensole aggettanti. Tra quelli esposti, bellissimi, un modello di edificio con torre (da Jiaouzou), un modello di edificio a cinque piani (da Henan) e una torre in terracotta invetriata veramente splendida (da Hebei, nella foto). Oltre ai modelli, in mostra gli elementi architettonici, come le tegole finali a sezione semicircolare, che abbellivano le costruzioni più importanti e che si diffusero presto nel vasto impero, divenendo patrimonio comune. Opera unica e mai eguagliata il mausoleo del Primo Imperatore, che copre una superficie di 56 kmq. Vissuto fra il 259 e il 210 a.C. e appartenente alla dinastia Qin, Yin Zheng, il Primo Imperatore, emanò provvedimenti volti alla centralizzazione del potere: esautorò l'aristocrazia feudale, affidando il potere a funzionari; uniformò usi e costumi; unificò pesi e misure, stili calligrafici e sistema valutario; smantellò le fortificazioni tra gli ex-Stati, dando nel contempo continuità alla Grande Muraglia come protezione dai barbari dal nord; intraprese opere di ingegneria idraulica e civile, come strade, argini per evitare inondazioni, canali di irrigazione, ecc.; creò una imponente capitale a Xian Yang. Di ciò sono esempi una mappa, pesi e monete, la scrittura (logografica e non alfabetica, cioè non usa lettere ma segni, che compongono insiemi omogenei chiamati “caratteri” ed impropriamente definiti “ideogrammi”), armature e armi, tessuti (un drappo funerario) in seta. Infatti la seta è l'unico vero collegamento tra la Cina e Roma, sebbene mediato dalle popolazioni lungo la via della seta (l'industria serica raggiunse livelli altissimi dopo l'unificazione della Cina). Nella stessa sala un unicum: statuine in legno raffiguranti donne di corte il legno e pigmenti colorati, come bambole dei giochi dei bambini. Eppoi oggetti di uso quotidiano e non, come gli specchi (ritenuti magici per il loro potere riflettente), elementi da un cosmografo (strumenti divinatorio per studiare i movimenti dei corpi celesti attraversi i quali il Cielo comunicava col proprio figlio, l'Imperatore), campane, oggetti di lacca (considerati più pregiati del bronzo), un “albero delle monete” (simbolico luogo di incontro con gli immortali), un sarcofago in legno, lacca e giada (materiale simbolo del potere politico e religioso, al quale furono attribuiti proprietà magico-sacrali e ritenuta il tramite fra la sfera terrena e quella divina, come nei meravigliosi dischi “bi”). Infine, last but non at least, una veste di giada che lascia senza parole chi non è mai stato in Cina. La seconda sezione è dedicata a Roma ed ha l'allestimento di colore azzurro. L'impero romano raggiunse la massima estensione territoriale durante il regno di Traiano, ma la politica di espansione ebbe origine nell'epoca regia, più decisamente dal 509 a.C. con l'inizio della Repubblica, cercando di legare all'Urbe i territori circostanti. I successi militari si fondarono sulla formidabile organizzazione ed efficienza dell'apparato militare. Consoli e alti magistrati detenevano l'imperium, il potere militare a cui i sottoposti non potevano sottrarsi (le disposizioni venivano emesse tramite decreti). Ottaviano Augusto ricevette l'imperium proconsulare maius et infinitum, poi la tribunicia potestas a vita, potere quasi assoluto, da princeps, pur nel rispetto dell'istituzione repubblicana. I successori godettero di tali poteri e, a partire da Vespasiano, vennero chiamati imperatores. Cardine dell'organizzazione amministrativa romana era la città, dotata di diritti diversi a seconda dello status posseduto, municipium o colonia. La vita quotidiana è ricostruita attraverso le monete, la scrittura e soprattutto strumenti per salute e igiene personale (l'igiene divenne un fatto sociale). “Seres” venivano chiamati i mercanti orientali, probabilmente di origine cinese, che commerciavano con la seta, la cui fabbricazione rimase un segreto ai romani. Da Arabia e India giungevano a Roma profumi, spezie, pietre preziose, oltre alla seta. Altri aspetti della vita quotidiana presentati nel percorso sono spettacolo, giochi pubblici, la religione. Piccola la sezione dedicata a Mediolanum, sulla città in epoca romana: da oppidum celtico a municipium romano, capoluogo dei celti insubri, romanizzata dal II secolo a.C., le fu concessa la cittadinanza romana nel 49 a.C., quando venne dotata di infrastrutture e monumenti pubblici. Altri aspetti presentati sono l'artigianato e il commercio, l'alimentazione, la sepoltura, l'otium (inteso come sapersi ricreare nello spirito prima che nel corpo), la sfera femminile, la ceramica da mensa (anche in vetro e metallo) e il culto domestico (approfondita la figura del pater familias). Splendide le pitture parietali esposte nell'ultima sala. Il catalogo, pubblicato da Federico Motta editore, contiene saggi illuminanti sulle due culture (tra questi lo scritto di Scarpari sulla fondazione dell'impero cinese e quello di Stefano De Caro sull'impero romano, poi confrontati da Ru Xin) e fotografie di tutte le opere in mostra, a cui segue un preciso apparato di schede. Le opere sono però riportate in modo contrario rispetto alla mostra, prima quelle relative a Roma e poi quelle dalla Cina. Particolarmente efficace il manifesto, con due profili sovrapposti: uno chiaramente cinese (un generale dall'esercito di terracotta) e uno chiaramente romano. Milano, Palazzo Reale, fino al 05 settembre 2010, aperta lunedì dalle 14,30 alle 19,30, martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9,30 alle 19,30, giovedì e sabato dalle 9,30 alle 22,30, ingresso euro 9,00, catalogo Federico Motta Editore, infoline 02.54911, sito internet www.mondomostre.it FRANCESCO RAPACCIONI