Dal 26 al 30 aprile, il Teatro Libero ospita uno spettacolo musicale scritto e diretto da Eugenio Allegri, con l’allestimento scenico di Luca Giorgio e un disegno luci di Ivo Ghignoli. Vedremo una specie di carovana colma di musicisti pronti a viaggiare nei mitici anni ’70, con tanto di look tipici dell’epoca beat, come i pantaloni a zampa d’elefante, gli stivaletti e le camice colorate coi colletti a punta. E un sound che varia dalla disco music a quanto viene percepito come ‘l’invasione degli elettrodomestici’.
Grazie alla spumeggiante guida di Eugenio Allegri, la carovana dei Pappazzum fa pensare a una band di paese e a certe fanfare balcaniche. Fanno sorridere, ma la scrittura di Allegri muove sottilmente anche altre corde, entrando quasi proustianamente nella memoria di quegli anni irripetibili tra ironia, inquietudini, fermenti sociali e politici:. Si permette qui e là di offrire tributi cinematografici, passando da Arancia Meccanica a Easy Rider, fino a Brazil, proponendo veri e propri flash fotografici sulla guerra in Vietnam, gli anni di piombo e i Mondiali in Messico.
Risentiamo lo sparo assassino a John Lennon, vediamo immagini “cult”, dal Carosello allo strip della Fenech, seguendo un filo rosso di sentimento comune, quasi di malinconica resa. Una salto, anzi una capriola a ritroso, nella quale i Pappazzum si cimentano alla loro maniera: surreali e imprevedibili, anti-convenzionali e irridenti, stralunati e giocosi. Sassofoni, clarinetti e percussioni, vengono sfruttati non solo dal punto di vista sonoro, ma anche sotto il profilo scenico e teatrale. Pappazzum sono: Alberto Agliotti al sax tenore, Gipo Di Napoli alle percussioni, Massimo Rossi al sax alto, Davide Tilotta al clarinetto, Renato Vola al sax baritono.
La musica è collante fondamentale di questo percorso: i Pappazzum suonano gli strumenti ma si divertono anche a cambiarne completamente la funzione, un po’ come facevano un tempo quelli della Banda Osiris. Danno vita ad improbabili balletti, improvvisano una inguardabile break-dance, diventano un “corpo unico” e poi si “frangono” in svariati sketch per poi nuovamente riunirsi in performance musicali d’impatto. Tutto da vedere e ascoltare, sull’onda del ricordo e della risata.
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