Teatro

I treni della felicità, che salvavano i bambini nel dopoguerra

I treni della Felicità
I treni della Felicità © Donato Aquaro

Laura Sicignano racconta una storia italiana dimenticata: 70 mila bimbi mandati dalle madri al nord per non farli morire di fame. In prima nazionale al Festival Asti Teatro.

Uno spettacolo su una storia quasi mai raccontata e sconosciuta ai più. Li chiamavano I treni della Felicità: dopo la seconda guerra mondiale, le mamme disperate del sud mandavano al nord i loro figli, nella speranza che almeno loro si salvassero e trovassero una vita migliore. Si calcola che almeno 70 mila bambini siano partiti in questo modo.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Debutta in prima nazionale, al Festival AstiTeatro, I treni della felicità – questa storia nei libri di storia non c’è. Appuntamento venerdì 24 giugno 2022 nel Cortile del Michelerio. E’ uno spettacolo di Laura Sicignano, che lo ha ideato e scritto insieme ad Alessandra Vannucci, oltre a curarne la regia. In scena Fiammetta Bellone, Federica Carruba Toscano, Egle Doria; musiche di scena eseguite dal vivo da Edmondo Romano. Lo spettacolo è prodotto dalla Fondazione Luzzati Teatro della Tosse e dall’Associazione Madè.

“Tre donne del presente, le attrici in scena, di età diverse e diverse zone d’Italia, restituiscono una grande storia del passato, con un atto di generosa autobiografia e svelamento di sé – dicono le note di regia - interrogandosi su quanto storia e memoria abbiano contribuito a costituire le loro identità e attraverso quali meccanismi narrativi questo sia accaduto, in un delicato equilibrio tra la finzione e la realtà del teatro”.

Abbandonavano i figli, per salvarli

Subito dopo la seconda guerra mondiale in Italia nacquero o rinacquero molte associazioni. Tra queste l’UDI, Unione donne italiane. Le donne dell’Udi e di altre associazioni in quegli anni organizzarono una serie di treni speciali, per trasportare al nord almeno 70 mila bambini ridotti in condizioni miserabili, che provenivano da zone stremate dalla guerra.

“Una vicenda che rappresenta un mito di fondazione del nostro Paese – spiega Laura Sicignano - ma che al tempo stesso è una storia dimenticata. Raccontiamo le storie di chi credeva che l’Italia si sarebbe risollevata e ricostruita con la collaborazione di tutti. Ma sono anche storie di abbandoni e accoglienza, di ferite e suture, di dialetti incomprensibili, di abbracci”.


I treni della felicità racconta i lunghi viaggi di questi treni come percorsi di formazione per i bambini, segnati dal trauma dell’abbandono. Le loro storie si intrecciano a quelle delle famiglie che li ospitavano: persone che spesso non erano ricche, ma li accoglievano con tutto quello che avevano, trattandoli come figli. Ci sono le storie delle madri, costrette ad abbandonare i figli per non vederli morire di fame.

Ci sono storie pratiche di soccorso e storie emotive di relazioni destinate a durare nel tempo, come avviene nei rapporti tra veri genitori e figli. Lo spettacolo è anche una riflessione sulla maternità come condizione etica e politica, oltre che biologica.