Teatro Civile in un paese dove tutto è ormai incivile. Una bella scommessa. Mario Gelardi scrive un testo breve ed intenso sul caso Pasolini. Pier Paolo Pasolini fu un “caso” da prime pagine dei giornali e non solo per la sua morte violenta e mai completamente spiegata, ma anche per lo scandalo che suscitò negli ambiente benpensanti per via della sua omosessualità; ma Pasolini fu un “caso” anche da vivo, per la sfrontatezza con cui affrontava certi argomenti “spinosi”, per le dichiarazioni pubbliche scomode, per le interviste piene di troppe verità, per i suoi scritti “compromettenti”. E’ il caso del romanzo “Petrolio” scritto da Pasolini nel 1975 (rimasto largamente incompiuto e pubblicato postumo) che racconta vent’anni di vita politica italiana intrecciata con gli interessi economici e con i grandi capitali industriali. Racconta il caso Eni e le infiltrazioni politiche. Si dice che dopo l’assassinio dello scrittore furono trafugati alcuni capitoli importanti del romanzo che denunciavano malversazioni e intrighi tutti italiani di interessi che legavano i politici alle grandi aziende petrolifere; si dice che al delitto parteciparono più persone; si parla di agguato, di coperture, di insabbiamenti e depistagli nell’inchiesta. Come si evince da “Idroscalo ‘93”, nel processo all'assassino di Pasolini, non si tenne praticamente in alcun conto il "concorso di ignoti" nell'atto delittuoso: non venne disposta né effettuata autonomamente da polizia e carabinieri alcuna altra indagine. In modo breve e conciso Mario Gelardi dice tutto, in un infinito e vergognoso carosello di nomi importanti collegati ad eventi tragici e oscuri che hanno segnato i nostri anni: il delitto Pasolini collegato alla morte “accidentale” in un incidente aereo di Enrico Mattei. Poi c’è la sparizione del giornalista De Mauro che indagava sulla morte di Mattei e ancora l’uccisione di tre investigatori che si occuparono di effettuare indagini sulla morte del giornalista De Mauro: il capitano dei carabinieri Giuseppe Russo, il commissario Boris Giuliano, il generale Alberto Dalla Chiesa. Un feroce domino che aggancia una dopo l’altra tutte le pedine e le abbatte in uno scenario di intrighi e spionaggio degno di un romanzo americano. E poi ci sono i nostri vecchi dinosauri politici che allora ricoprivano incarichi nello stato e che siedono ancora oggi in parlamento: non hanno mai chiarito nulla né tanto meno sono disposti a farlo. La morte di Pasolini avvenuta nel ’76 e rievocata attraverso queste emozionanti pagine riapre una vecchia ferita, quella di un’Italia solo apparentemente democratica e moderata e solo apparentemente dichiarata “paese civile”. In realtà l’Italia si rivela un paese di lotte politiche violente, di corruzione, di reati impuniti, di poteri occulti che mascherano malversazioni della classe dirigente e di lobby economiche. Un paese dove giustizia non viene mai fatta, né quando muore un omosessuale, né quando viene ucciso un intellettuale, né quando viene assassinato uno dei migliori scrittori del ‘900, né quando viene soffocata una voce e taciuta per sempre la verità.
“Idroscalo ‘93” è il testo di uno spettacolo andato in scena nel 2003 al Teatro Nuovo di Napoli nell’Ambito del “Progetto Petrolio” diretto da Mario Martone che firma anche la bella prefazione di questo piccolo grande libro.
“Idroscalo ’93. Morte di Pier Paolo Pasolini”
Mario Gelardi
Guida Editore Napoli 2006
Euro 6,00
Teatro