Tra i tanti sistemi interpretativi usati per tentare di definire gli eventi storici, ce n’è uno che non solo è immediatamente visibile, ma addirittura anche manipolabile. L’arredamento è la configurazione quotidiana delle strutture familiari e sociali di un’epoca: armadi, letti, buffet, tavoli e divani sono gli elementi che coordinano l’interfaccia degli spazi abitativi. Più in profondità, le funzioni e le forme degli oggetti, nella morfologia già densamente simbolica della casa, delineano l’immagine dinamica del rapporto tra individuo e società. Tanto più vero oggi, nell’epoca delle crisi energetiche, delle depressioni economiche e del boom del binomio “arte-creatività”. Fattori che, con le dovute ambiguità, hanno reso l’abitare uno stato mentale, forse, più consapevole.
Modificare gli oggetti per intervenire sullo stile di vita vuol dire trasformare il modo in cui questi oggetti si pensano, si disegnano, si creano e, infine, si toccano. Future of plastic è il titolo, ambizioso e programmatico, della mostra di Maurizio Montalti, a cura di Marco Petroni, realizzata con il sostegno dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi e visitabile al PLART di Napoli, fino al 27 settembre 2014 nell’ambito del “Festival Internazionale del Design”. Un progetto espositivo che, come ha detto Petroni, vuole proporre nuove possibilità di sviluppo territoriale, partendo proprio dall’ambito domestico, “ibridando la natura e la cultura, l’elemento e l’artificio”, attraverso un passaggio decisivo, strumentale, dalla produzione alla crescita. Un dibattito non solo terminologico, visto che stiamo parlando di design, quel campo espressivo che si è sviluppato di pari passo con le tecniche produttive.
Eppure, il vocabolario registra sempre i cambiamenti radicali e, in questo caso, risulta più che appropriato parlare di crescita, perché scodelle, piatti, ciotole e contenitori di varia capacità, sono composti da miceli, l’apparato vegetativo dei funghi. Montalti – ingegnere, un master in design concettuale e a capo del “Growing Lab”, uno studio-laboratorio ad Amsterdam “dove posso lavorare con libertà e con l’appoggio delle istituzioni” – ha spiegato il processo biologico che porta al risultato concreto. A sentirlo, sembra quasi semplice. L’intrico di filamenti fa da agente aggregatore di scarti agricoli, che sono nutrimento per il fungo e creano una sorta di impalcatura, intorno alla quale la parte vegetale, contorcendosi alla ricerca di zuccheri, si sviluppa e si essicca, raggiungendo la forma desiderata. Insomma, lo stampo diventa parte dello sviluppo, dalla materia al materiale, e il risultato è pienamente organico. La pulizia rigorosa e lo schematismo preciso della plastica sono concetti distanti. Qui, l’organicità dei pezzi è palpabile e percettivamente seducente. Sebbene i miceli siano morti, essiccati a bassa temperatura, le superfici irregolari e ruvide degli oggetti portano una traccia eloquente del lento processo di crescita naturale, sperimentato dall’artista-biologo. “Un percorso di ricerca silenzioso ma fondamentale, che ci mette di fronte alla necessità sociale di comunicarlo”, ha sottolineato Maria Pia Incutti, presidente della Fondazione PLART, che ha fortemente creduto in questa visione.
Un nuovo paesaggio si staglia all’orizzonte domestico, invitando alla riflessione sui sistemi storici e culturali che influenzano anche i gesti minimi, dal lavare i piatti a scrivere sulla tastiera di un laptop. Ora, bisogna solo capire se questi oggetti riusciranno a lasciare i piedistalli dei musei e le teche dei laboratori, per entrare, almeno, in cucina e in salone.
Dal 10 luglio al 27 settembre 2014
Maurizio Montalti / Officina Corpuscoli, The Future of plastic, a cura di Marco Petroni.
Fondazione PLART, via G. Martucci 48, 80121 Napoli, info@plart.it
Orari: dal martedì al venerdì, ore 10.00 - 13.00 / 15.00 - 18.00. Sabato ore 10.00 - 13.00