Teatro

Il piede destro di Maradona innamorato della Thatcher

Il piede destro di Maradona innamorato della Thatcher

Protagonista del monologo è il piede destro di Maradona, Derecho, che ripercorre disavventure e frustrazioni vissute, dentro e fuori il campo da calcio, accanto al ben più famoso sinistro autore di tanti goal.

Derecho di Davide Morganti (autore e cooregista) è uno dei racconti di “Tre volte 10” edito da “Ad est ell'equatore” e divenuto monologo per la regia di Carlo Ziviello. Lo spettacolo è andato in scena, il 10 e l’11 giugno, nella sala dedicata alla sezione “Fringe” del Festival all’inerno della splendida cornice di castel Sant’Elmo a Napoli. A parlare nel lungo monologo, interpretato dal barvo Matteo Mauriello, è un piede; per la precisione il piede destro di Maradona, Derecho, che ripercorre disavventure e frustrazioni vissute, dentro e fuori il campo da calcio, accanto al ben più famoso sinistro autore di tanti goal.

Sulla scena fanno da sfondo dei fili da bucato su cui l’attore- arto appende, tira e storce tre rettangoli verdi (il prato di un campo da calcio, uno dei tanti su cui ha corso il grande campione Argentino), e dei calzini consumati dal gioco. Il regista utilizza sapientemente i suddetti  due elementi chiave trasformandoli, durante il monologo, ora in una vasca in cu bagnarsi, ora in una spugna, ora in un mantello sotto il quale nascondersi in modo che diventino il filo conduttore di tutta la narrazione. Quasi come se il piede desto del leggendario mancino, pur odiando il calcio, non riuscisse a liberarsene.

Derecho inveisce e vomita tutta la sua rabbia contro “el Pipe de Oro” e il suo piede sinistro, schernisce e distrugge il mito di Maradona riducendolo ad “un’edicola votiva del paganesimo partenopeo”.  Ed è così che, ad un certo punto, confessa di voler andare via, partire per Londra dove ha lasciato il suo grande amore: Margaret…che, non a caso, altri non è che la Thatcher. Della “Lady di ferro” si è sempre detto, infatti, che non amasse il calcio e nemmeno chi lo seguiva.

Ziviello interpreta questo insolito personaggio cercando di calcare il lato folle di chi si sente un inetto, un disabile verso la vita che conduce perché sempre all’ombra di qualcun altro. Sembra però che, troppo spesso, nei gesti ripetitivi e nel registro vocale dell’attore, più che la follia onirica del protagonista si legga quasi una sorta di isteria la quale convince poco e offusca il lato divertente della piece smorzando il riso al pubblico.