La Commissione permanente del Senato ascolta i rappresentanti del mondo dello spettacolo: ecco le principali proposte per il presente e per il futuro
Teatri pubblici e teatri privati, rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro: tutti a raccolta davanti alla VII Commissione permanente del Senato, per salvare un settore da cui dipendono centinaia di migliaia di famiglie in Italia.
Un settore messo in ginocchio dalla bufera-Covid e non solo. Il mondo dello spettacolo non ha soltanto battuto cassa: ha soprattutto chiesto un maggiore coinvolgimento nelle scelte e nelle strategie dello Stato che determineranno il futuro del settore. Ma la bordata più pesante è arrivata da una senatrice leghista: "il mondo dello spettacolo non è abbastanza regolamentato, c’è chi se ne approfitta per farsi i suoi interessi, quasi tutti i lavoratori sono irregolari e quindi non possono ricevere gli aiuti statali".
Lo spettacolo si mobilita
La VII commissione si occupa di Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport. Davanti al presidente Riccardo Nencini (IV-PSI) e ai senatori, martedì 10 novembre sono intervenuti in videoconferenza i rappresentanti di Federculture (Federazione delle aziende e degli enti di gestione di cultura, turismo, sport e tempo libero), Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo), Anfols (Associazione nazionale fondazioni lirico-sinfoniche), Atip (Associazione teatri italiani privati), Fimi (Federazione industria musicale italiana), Anec (Associazione nazionale esercenti cinema) e Nuovo Imaie (Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori).
A rompere il ghiaccio è stato Andrea Cancellato di Federculture: “Chi pensa che basta tirare su la saracinesca dei locali per tornare come prima, è fuori strada. Quello dello spettacolo e della cultura è un sistema complesso da rimettere in moto, che occupa direttamente 840 mila addetti più l’indotto. Uno dei settori con il maggior tasso di occupazione in Italia. La legge di bilancio 2018 sulle imprese culturali e creative riconosceva finalmente la necessità di una legislazione specifica. Chiediamo l’attivazione immediata del fondo previsto dall’articolo 184 del Decreto Rilancio".
Impossibile accedere al credito
"L’articolo - prosegue Cancellato - istituiva nel bilancio del Mibac (Ministero beni e attività culturali e turismo) un fondo con una dotazione di 50 milioni di euro per l'anno 2020, finalizzato a interventi per la tutela, la fruizione, la valorizzazione e la digitalizzazione del patrimonio culturale, materiale e immateriale. Il fondo prevedeva investimenti di carattere pubblico, gestiti dalla Cassa depositi e prestiti, includendo organismi di tipo pubblico come le fondazioni culturali.
Doveva essere un fondo di garanzia per le imprese culturali e creative che a causa della crisi oggi non hanno le caratteristiche per attingere al credito. Per ottenere il credito dalle banche, infatti, bisogna avere qualcosa da dare in garanzia: muri oppure fatturato. Ma con le aziende chiuse, il fatturato non c’è. La garanzia dello Stato esiste per altre realtà produttive: chiediamo che venga estesa anche allo spettacolo. Chiediamo la defiscalizzazione del consumo culturale, per aumentare il margine di guadagno sui biglietti”.
I lavoratori non sono tutelati
Poi è intervenuta l’Agis. “Il settore è allo scoperto – ha detto il vicepresidente Filippo Fonsatti – Fino al lockdown non avevamo neppure ammortizzatori sociali. I lavoratori non sono tutelati, a parte quelli delle grandi istituzioni e Teatri pubblici. Pensiamo ai lavoratori intermittenti, discontinui, alle partite Iva. Lo Stato finora ha parlato poco o nulla con i lavoratori e le aziende dello spettacolo. Da questo sono derivati interventi statali dispersivi, oppure vistose sperequazioni. Chiediamo un tavolo permanente per gestire meglio i fondi. Bisogna indirizzare i ristori in base al costo del lavoro effettivamente sostenuto, e premiare le aziende che si sono impegnate per una occupazione piena di artisti e maestranze”.
Nel 2020 finanziamenti inferiori al 2019
“Durante una ripartenza rischiosa e complessa, oltre che in perdita – ha detto Francesco Giambrone dell’Anfols (per un approfondimento leggi questo articolo)- il comparto ha garantito sicurezza ai lavoratori e agli spettatori. Abbiamo fatto investimenti importanti per soddisfare i protocolli di sicurezza. L’attività è proseguita, anche senza pubblico, con il motto “Aperti nonostante tutto”.
Con lo streaming abbiamo mantenuto un legame con gli spettatori. Abbiamo avviato trattative per proporre gli spettacoli su vari canali Rai. Le spese ci sono state, a fronte di zero ricavi dalle biglietterie. Il settore nel 2020 ha ricevuto dallo Stato finanziamenti inferiori al 2019. Il danno dai mancati incassi viene stimato intorno ai 61 milioni di euro. Non siamo in grado di programmare la stagione 2021 e quindi neppure i bilanci. Avevamo avviato l’iter per la stabilizzazione del precariato, ma ora si è fermato tutto. Chiediamo il rinvio dei ratei della legge Bray (varata per salvare e rilanciare le fondazioni lirico sinfoniche in difficoltà – ndr) come si è fatto per quelle dei mutui. Questo ci darebbe un po’ di respiro e di liquidità”.
"Fra tre mesi avremo perso moltissime compagnie teatrali"
Sono intervenuti anche due dei senatori presenti in aula. “A che punto è l’interlocuzione con la Rai? – ha chiesto Andrea Cangini (Fibp Udc) – Che prospettive ci sono? Cosa può fare il Parlamento?”. Loredana Russo (M5S) ha ricordato che ci sono teatri alla terza settimana di cassa integrazione. “Come si muove la Rai? – ha chiesto Lucia Borgonzoni (Lega) – Bisogna mandare in onda spettacoli nuovi e non cataloghi di cose registrate".
"La cassa integrazione raggiunge pochi - ha proseguito - Qui si parla invece dei moltissimi precari, fantasmi che non risultano da nessuna parte e che sono esclusi dagli aiuti. Quello dello spettacolo è un mondo poco normato rispetto ad altre attività e questo favorisce situazioni poco trasparenti. Bisogna creare un fondo per aiutare i teatri pubblici e privati, gli enti e le associazioni, a portare avanti gli spettacoli. Altrimenti fra tre o quattro mesi avremo perso moltissime compagnie di teatro, di danza e di musica, le più piccole e quindi fragili. Presenteremo un emendamento a questo scopo”.
Spettacoli in streaming, la Rai non paga
Le ha risposto Giambrone. “Con la Rai c’è un rapporto consolidato e trasmetterà certamente le nostre produzioni. Questo però non ha alcun tipo di risvolto economico. Tutte le produzioni sono a carico delle fondazioni: un intervento economico da parte della televisione pubblica sarebbe importante. Le necessità legate allo streaming stanno sottolineando l’importanza dell’investimento tecnologico nei nostri teatri".
"Abbiamo deciso di alternare la cassa integrazione delle maestranze con gli spettacoli prodotti e diffusi in streaming, e stiamo portando avanti una battaglia perché le fondazioni possano integrare il fondo destinato alle casse integrazioni. Teniamo presente che i grandi teatri stranieri rimarranno chiusi fino al settembre 2021. Noi stiamo già lavorando perché abbiamo il fondamentale sostegno dello Stato: ma oggi questo sostegno è insufficiente. Qui non si parla solo di intrattenimento e cultura, si parla anche di posti di lavoro ed economia”.
"Serve un vero piano di rilancio"
"Oltre che badare all'emergenza, bisogna pensare a un vero piano di rilancio - ha detto Massimo Romeo Piparo, produttore teatrale, qui nella sua veste di fondatore e presidente dell'ATIP - Bisogna dare al teatro privato strumenti economici che siano paragonabili a quelli di cui godono i teatri pubblici. In Italia c'è una discrepanza enorme. Eppure i numeri del teatro privato sono importantissimi: illuminiamo la città, creiamo coesione, cultura, posti di lavoro. Occorre l'estensione del credito d'imposta allo spettacolo dal vivo, che oggi ne è sprovvisto. Servono la riduzione dell'Iva, la defiscalizzazione dei biglietti. Nell'immediato futuro bisogna ridurre il costo delle nostre attività, perché sappiamo che anche quando si ripartirà le entrate saranno dimezzate. Occorre stendere una base di dialogo con le istituzioni, che oggi manca".
"La verità - prosegue Piparo - è che oggi non riusciamo ad essere coinvolti laddove si prendono le decisioni che ci riguardano. La Rai non può limitarsi a mandare in onda cataloghi di spettacoli già esistenti: deve diventare editore e produttore anche di teatro, oltre che di fiction e spettacoli di intrattenimento".
Misure di sostegno al settore dello spettacolo
Ore 11, in videoconferenza:
- FEDERCULTURE;
- AGIS;
- ANFOLS;
- FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana);
- ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema);
- Nuovo IMAIE
GUARDA IL VIDEO COMPLETO
Oer 14,10, in videoconferenza:
- ATIP (Associazione teatri italiani privati);
- StaGe! Coordinamento musica e spettacolo indipendente;
- Movimento spettacolo dal vivo
GUARDA IL VIDEO COMPLETO