Teatro

Il Teatro di Cestello ricorda il centenario della Grande Guerra.

Il Teatro di Cestello ricorda il centenario della Grande Guerra.

Il Teatro di Cestello propone uno spettacolo per ricordare il centenario della Grande Guerra. Scritto da Alberto Severi ed interpretato dall'attore fiorentino Rosario Campisi.

La stagione del Cestello prosegue con uno spettacolo per ricordare il centenario della Grande Guerra.

Il Teatro di Cestello propone  in stagione un altro spettacolo per commemorare il centenario della Grande Guerra. Dopo la produzione “Observe the Sons of Ulster marching towards the Somme"   va in scena sabato 17 alle ore 20.45 e domenica 18 gennaio alle ore 16.45 “Giuliano Guazzetti che perse la guerra”, scritto da Alberto Severi, giornalista del Tg Rai Toscana e collaboratore di testate nazionali, e interpretato da Rosario Campisi con la supervisione alla regia di Riccardo Rombi.


Alberto Severi riscrive in forma di monologo, per Rosario Campisi, quella “Guerra piccola” che nel 1999 vinse il premio Fondi-la Pastora e venne successivamente messa in scena, nel 2004, da Ugo Chiti e dalla compagnia dell'Arca Azzurra.

La vicenda si svolge sull’Altopiano di Asiago nel 1916. Un soldato, un volontario studente all'università di Pisa racconta una notte di orrori, visioni, incontri e misteri, appena conclusa, ad un muto Capitano, che ascolta, giudica, forse punisce. Riferisce del ritrovamento del cadavere di un ragazzo impiccato; dell'imprevedibile spuntar fuori dalle tenebre della casa  di una strana ragazza, che sostiene di essere la contorsionista di un circo, e di essere stata violentata da un soldato ungherese.

Una tragicommedia – scrisse Chiti nella prefazione al testo, pubblicato da Jaca Book – dove i personaggi, Andrea, Giuliano e Aspasia, sono presenze tangibili, ombrose e appassionate come tutte le vere creature teatrali”. “Tangibilità e passione” che si conservano, e magari si precisano, adesso, a dieci anni di distanza, assumendo come punto di vista esclusivo quello del personaggio più ambiguo e complesso: quel Giuliano Guazzetti “che perse la guerra” come, a dispetto delle migliori intenzioni, rischiamo anche noi di perderle, tutte.