Teatro

Il Trio di Parma, un clarinetto e l'eccellenza cameristica di Brahms

Il Trio di Parma, un clarinetto e l'eccellenza cameristica di Brahms

Tre trii di di grande struttura risuonano nel Palazzo Reale di Napoli, in una serata della Scarlatti tutta per Johannes Brahms.

Nel Teatro di Corte di Palazzo Reale, per la stagione concertistica dell’Associazione Alessandro Scarlatti, il Trio di Parma, con la collaborazione del clarinetto di Alessandro Carbonare, ha eseguito tre preziosità di quello che si può considerare il vero repertorio d'eccellenza di Johannes Brahms, ovvero quello cameristico.

Il vero Brahms
In programma erano previsti tre Trii, il primo dei quali (il n. 2 in do maggiore per archi e pianoforte, op. 87) mostra una concezione generale coerente e solida. Scritto all'inizio dei suoi anni considerati “maturi”, non riscosse eccessivi favori presso i contemporanei: tratto dominante ed ammirevole è soprattutto la quantità di motivi secondari che nello sviluppo, con il primo tema elaborato in modo vario, una caratteristica presenza di variazioni (fino a cinque su un tema popolare e zingaresco nel secondo tempo Andante con moto), e gran ricchezza ancora di temi del quarto Allegro giocoso, in cui non manca, e con vigore, il sistema del rondò.
A seguire, il Trio n. 3 in do minore per archi e pianoforte, op. 101, considerato da molti un capolavoro assoluto del genere per originalità di ingegno, energia beethoveniana e lirismo profondo di alcuni passaggi. È una delle partiture estive del 1886, scritte durante il riposo sulle rive del lago di Thun, in cui nei quattro movimenti si succedono accordi vigorosi e cambi di modi, un cantabile geniale disegnato con gli archi nel secondo tema dell'Allegro e l'isola pacifica ed a volte melanconica dell'Andante grazioso, per chiudersi nella brillantezza di reiterate riprese di incipit nell'Allegro molto.

Tre trii per quattro strumenti
Infine, con il Trio in la minore per clarinetto, violoncello e pianoforte op. 114, si entra nelle tinte elegiache e quasi contemplative, con un'opera che vide il non frequente uso del clarinetto conquistarsi uno spazio importante dopo l'incontro che Brahms ebbe con il virtuoso Richard Mühlfeld nella cappella di corte di Meiningen, e che esordì in prima esecuzione (dicembre 1891) con lo stesso Brahms al pianoforte. Slanci espressivi, delicate orditure, ondeggi pensosi accompagnano l'esecuzione, ed il clarinetto di Alessandro Carbonare si fa ammirare per ogni passaggio: grande virtuoso, autore del CD "the Art of the Clarinet", Carbonare si amalgama perfettamente con il Trio di Parma (Alberto Miodini al pianoforte, Ivan Rabaglia al violino ed Enrico Bronzi al violoncello), musicisti di grande prestigio e notorietà internazionale che regalano un'impeccabile ed ispirata esibizione, assai e giustamente acclamata, fino a... rammaricarsi, e noi con loro, per la mancanza nel repertorio di Brahms di un Quartetto che consentisse di ascoltare i quattro insieme; ma con il bis dedicato al Quartetto per pianoforte n. 3 in do minore, op. 60, rimediano subito, ricordando e riproponendo la tradizione, all'epoca non rara, della sostituzione della viola con il clarinetto.