Teatro

IV edizione del Festival di Teatro Akropolis. Intervista a Tafuri e Beronio

IV edizione del Festival di Teatro Akropolis. Intervista a Tafuri e Beronio

Il Teatro Akropolis di Sestri Ponente è un fiore all’occhiello per la città di Genova. Fondato poco più di quattro anni fa da Clemente Tafuri e David Beronio, è ormai una realtà non soltanto accreditata ma anche notevolmente seguita. E lo merita. L’orientamento è quello del teatro sperimentale che affonda le radici nel terreno della continua ricerca di senso e di significato. L’indagine sui nuovi linguaggi, sulla specificità del teatro, sui ruoli non si ferma a un’esplorazione autoreferenziale ma piuttosto si sostanzia attraverso il confronto con altre realtà teatrali e di ricerca. L’obiettivo è dunque l’approfondimento costante che si declina nell’organizzazione continua di laboratori, seminari, conferenze, incontri e viene in seguito vagliato attraverso una saggistica che si propone di riflettere sui risultati periodicamente raggiunti.
Ecco perché quando si parla di Teatro Akropolis immediatamente sovviene il neologismo ricercazione, che sarà pure una parola cacofonica ma restituisce di fatto il senso di un lavoro che, prima di svilupparsi teoricamente, si svolge sul campo attraverso una ricerca in atto che intende esaminare le pieghe più profonde della δραματουργία (dramaturghía) ovvero dell’azione teatrale.
Il Festival seguitissimo -che Teatro Akropolis organizza annualmente, preceduto sempre dalla pubblicazione di un volume che raccoglie gli interventi di artisti e studiosi che vi hanno preso parte- ha dunque lo scopo di cui si diceva, tanto che si intitola Testimonianze ricerca azioni e quest’anno è alla sua quarta edizione. In quest’occasione il Teatro Akropolis diviene un vero e proprio cantiere artistico poiché l’ospitalità offerta alle altre compagnie, provenienti da tutto il territorio nazionale, muove dalla volontà di aprirsi a realtà differenti dalla propria, mettendo a disposizione il proprio spazio e i propri mezzi per un lavoro comune di ricerca e di confronto. L’evento dunque prevede un programma che si articola in residenze artistiche, spettacoli, seminari e laboratori.
Abbiamo incontrato David Beronio e Clemente Tafuri per porre loro qualche domanda.

Incominciamo dando qualche indicazione ai nostri lettori. Quando si svolge il Festival, quanto costa, come si articola?

Tafuri: Testimonianze ricerca azioni quest’anno comprende quattro residenze artistiche che precedono la sezione dedicata al pubblico che comincerà il 13 marzo e terminerà il 24 marzo. A teatro Akropolis saranno ospitati sei spettacoli a cui seguiranno vari momenti di approfondimento, seminari e laboratori. Tra le altre cose organizzeremo il primo convegno regionale di C.Re.S.Co. il circuito nazionale che si occupa di mettere in rete le realtà della scena contemporanea.

Beronio: Teatro Akropolis da quest’anno sarà il referente di questo circuito per la Liguria. Un circuito che comprende oltre centoventi realtà tra compagnie di produzione, teatri, festival, critici e operatori dello spettacolo. E comunque sul sito www.teatroakropolis.com presto saranno disponibili tutte le informazioni sull’edizione 2013 del Festival. Avremo anche un laboratorio di critica teatrale, condotto dalla redazione di Teatro e Critica di Roma in collaborazione con l’Università di Genova e il Comune di Genova. Si tratta di un progetto volto a formare una redazione permanente che possa occuparsi della scena genovese e ligure.

Quale senso ha oggi immaginare e soprattutto organizzare un Festival in considerazione dell’inflazione di festival in Italia?

Tafuri: Inventare delle strategie per una politica culturale che riconsideri le consuete categorie è l’unica cosa sensata da fare. O si portano avanti progetti di ricerca nuovi o si ricade nell’inflazione di cui parli. Le rassegne più interessanti sono sempre quelle dalle quali emerge l’identità di un gruppo o di un artista. Pensa ad esempio al festival Ipercorpo organizzato a Forlì da Città di Ebla o alla direzione di Ermanna Montanari e Chiara Guidi a Santarcangelo. È  da esperienze di questo tipo che emergono temi con cui confrontarsi realmente. Se è in evidenza una prospettiva di ricerca e una personalità forte e complessa che struttura e progetta un festival o qualsiasi altra occasione di incontro, allora vale la pena fare un passo in quella direzione e approfondire le proposte. Troppo spesso invece ci si trova di fronte a delle semplici rassegne che hanno ben poco di diverso dalle tradizionali stagioni dei teatri. Ovvero spettacoli noiosi e l’abuso sconsiderato di parole come ricerca, linguaggi, impegno.

Chi assiste agli spettacoli della Compagnia Teatro Akropolis è coinvolto personalmente nella rappresentazione, si avverte protagonista, si sente abitato da emozioni nuove, si attiva poi in un’interpretazione che va al di là di una specifica tematica. Come è possibile?

Beronio: Le sensazioni che accompagnano l’esperienza del pubblico non sono frutto del lavoro operato sul linguaggio teatrale, non è una questione di comunicazione nell’accezione che normalmente diamo a questo termine. I primi a vivere questa emozione di cui parli sono gli attori stessi, chiamati ogni volta a frequentare il limite della propria condizione di uomini e artisti. Questo porta sempre il pubblico a vivere emozioni contrastanti ma sempre difficili da decifrare nell’immediato. È interessante vedere come il pubblico frequenta assiduamente i nostri lavori, e confrontarsi dopo lo spettacolo ci fa capire che ogni volta le emozioni sono diverse. A ogni incontro sempre un po’ più intense e profonde. E una cosa analoga, con le dovute proporzioni, accade anche agli attori. E questo proprio grazie al fatto che il processo di costruzione dell’opera è la parte centrale del lavoro. L’esito è decisamente meno importante.

Tafuri: Il fatto che l’interpretazione vada al di là di una specifica tematica è la naturale conseguenza di un rapporto non paritario con l’opera. Quando il tema non corrisponde alle aspettative del pubblico, chi assiste adotta immediatamente due strategie: in un caso cerca di codificare quanto vede utilizzando le proprie categorie. Nell’altro, invece di tentare di decifrare un enigma, può iniziare a convivere con esso. Come diceva David, si tratta di sentimenti contrastanti, quasi sempre in aperto conflitto tra loro. Si tratta comunque dell’inizio di una ricerca personale sui temi che la performance di volta in volta affronta. Ed è possibile, come diceva Leo de Berardinis, solo ignorando il pubblico. È il regalo più prezioso che gli si possa fare. Dare a qualcuno quello che si aspetta oltre a essere una gran noia è spesso anche inutile. Serve solo a lasciare tutto com’è.

In che cosa consistono i laboratori che realizzate? Ne prevedete qualcuno per questa stagione?

Tafuri: I laboratori che teniamo si basano fondamentalmente su un percorso di ricerca sulla consapevolezza del proprio corpo e delle sue potenzialità espressive. Ovviamente ogni laboratorio è immaginato a seconda delle questioni che ci interessa di volta in volta affrontare. Posto che tutto passa attraverso il corpo e lo studio dell’azione, chi partecipa a un nostro laboratorio deve trovarsi a confronto con un proprio limite e lavorare su di esso e, per lo più, un vero limite difficilmente riguarda la tecnica. La tecnica in quanto tale è sempre una via universale e condivisa verso la soluzione di un problema. Lavorare sui propri limiti è invece un’esperienza non solo legata al corpo, ma che coinvolge la persona nella sua totalità. Il limite non è necessariamente un ostacolo, ma un luogo dove cadono le consuetudini, un termine con cui confrontarsi. Non ci interessa insegnare l’arte della recitazione. 

Beronio: Non ci interessa lavorare sui codici. Ci interessa piuttosto utilizzare alcuni aspetti dell’arte dell’attore per indagare le possibilità di chi lavora con noi.

La scorsa primavera avete presentato la Trilogia su Nietzsche, pensate di metterla in scena anche quest’anno?

Tafuri: È lo stesso pubblico che ce lo ha chiesto. Ci saranno anche delle repliche dedicate agli studenti delle scuole superiori. La trilogia è un lavoro che offre diversi spunti interpretativi e affronta temi particolarmente complessi, ovvero alcuni dei temi della filosofia di Nietzsche. Chi vi ha assistito spesso ci chiede di poterla rivedere. E questo per rivivere l’esperienza diretta di uno spettacolo che sfugge alle regole dello spettacolo. Si tratta, come alcuni hanno scritto, di un lavoro che si sottrae, al primo approccio, a un’interpretazione univoca, e quindi si presta a essere rivisto per fare sempre nuove scoperte.

Beronio: Le parti che compongono la trilogia sono Amor fati, L’anticristo e Morte di Zarathustra. I tre momenti costituiscono dei quadri mitici in cui gli attori sono chiamati a far vivere delle immagini senza ricorrere alla tradizionale interpretazione dei personaggi. Si tratta piuttosto di forze che agiscono sulla scena e definiscono i piani di un percorso misterico.

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Teatro Akropolis
Festival Testimonianze ricerca azioni
Direttori artistici: Clemente Tafuri e David Beronio
www.teatroakropolis.com

Spettacoli
Inizio ore 21.00
12€ intero/10€ ridotto

Seminari
1) Osservatorio Critico – laboratorio/incubatore per una nuova critica teatrale in collaborazione con Teatro e Critica e Università di Genova - DIRAAS         
2) L’attore e il performer. Tipologie attoriali postnovecentesche – seminario teorico tenuto da Marco        
Ingresso gratuito

Workshop
1) Il potenziale espressivo del corpo.
2) Workshop tenuto da Clemente Tafuri e gli attori della compagnia Teatro Akropolis.
80€/persona

Indirizzo: Via Mario Boeddu, 10, Sestri Ponente, Genova