Teatro

Jamais vu, o un déjà vu al Castel Sant'Elmo

Jamais vu, o un déjà vu al Castel Sant'Elmo

La mostruosità e la spietatezza del sistema economico mondiale vista con gli occhi delle sue vittime, attraverso il fenomeno dello straniamento psichico.

Il “jamais vu” è un fenomeno psichico che consiste nel percepire come estraneo un individuo o una situazione che in realtà non lo sono. Di solito il soggetto, razionalmente, riconosce che quella situazione o quell’individuo apparentemente estranei hanno in qualche misura a che fare con lui, ciononostante prova l’inquietante sensazione di viverli o vederli per la prima volta. In sostanza il “jamais vu” può essere considerato, volgarmente, come il contrario del “déjà vu”. Il fenomeno è spesso associato a casi di afasia, amnesia ed epilessia; a tal proposito, illuminanti sono le riflessioni che Dostoevskij sparge un po’ in tutta la sua opera sul fenomeno in questione, ascrivendovi uno smarrimento e uno straniamento di tutto lo spirito, trasfigurando la momentanea alterazione psichica in un processo che ha qualcosa dell’ascesi mistica.

Dunque, le premesse a Jamais vu, lo spettacolo che il collettivo Lunazione ha presentato al Fringe Festival di quest’anno l’8 e il 9 giugno al Castel Sant’Elmo, sembrano buone, almeno per quanto concerne il titolo e il plot narrativo: quattro individui che si ritrovano apparentemente intrappolati all’interno di quel che resta di una sorta di ufficio andato distrutto in seguito ad un incidente o un attentato e che mostrano i chiari segni di una amnesia temporanea. In effetti, piuttosto intrigante è l’incipit stesso della performance: buio in sala, un uomo disteso privo di sensi sull’impiantito del palcoscenico, pochi oggetti di scena (una sedia con le rotelle, uno sgabello, un tavolo, tutti grossolanamente verniciati di bianco) disposti in maniera disordinata, come dopo un’esplosione, un altro attore in piedi al centro della scena che cerca di far funzionare una torcia di fortuna.

L’attore in piedi, una volta attivata la torcia, si porta sul proscenio e comincia a raccontarci un episodio della sua infanzia, tuttavia il racconto non sarà ultimato poiché interrotto dall’ingresso, alla spicciolata, degli altri personaggi. La sensazione di sospensione e mistero che apre lo spettacolo, tuttavia, per nostra sfortuna dura troppo poco e troppo presto veniamo a conoscenza dell’identità dei quattro malcapitati. Si tratta difatti di un imprenditore, una ricercatrice e un operaio con moglie al seguito accomunati dal fatto di aver perso il lavoro ed esser piombati in una disperazione che li rende facile preda di un luciferino terrorista che pianifica una rapina alla Banca Nazionale come monito nei confronti di un mondo sempre più avido di denaro. La tematica dello spettacolo, ossia la mostruosità e la spietatezza del sistema economico mondiale, è senz’altro attuale e, in alcuni momenti, trattata dai giovani di “Lunazione” anche con una certa consapevolezza; tuttavia questo non basta a fare di “Jamais vu” uno spettacolo maturo. L’ansia di far comizio va a scapito dell’intreccio drammaturgico rendendolo poco intrigante e scipito. Anche i flashback sulle vite dei singoli protagonisti, innestati pesantemente su di una scacchiera dove si conoscono oramai già tutte le mosse, perdono di mordente e finiscono con l’annoiare.