Teatro

Jesi: Don Giovanni come un virus

Jesi: Don Giovanni come un virus

Si apre sabato 4 ottobre alle ore 20,30 e domenica 5 ottobre alle ore 16,30 la 47^ stagione lirica di tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi con un nuovo allestimento dell’opera Don Giovanni di Mozart. Direttore è il venezuelano José Luis Gomez Rios, un talento emerso dal celebre Sistema Abreu, modello didattico musicale ideato e promosso in Venezuela da José Antonio Abreu (per questo si tenta di candidarlo al premio Nobel per la pace) che consiste in un sistema di educazione musicale pubblica diffusa e capillare con accesso gratuito e libero per bambini e fanciulli di tutti i ceti sociali.
La regia è curata da Graham Vick, direttore artistico della Birmingham Opera Company, autore di celebri allestimenti nei più importanti teatri lirici del mondo, sei volte in Italia insignito del Premio Abbiati, che suscita interesse e ammirazione (e anche polemiche, come quando scosse il pubblico del Rossini Opera Festival nel 2011 con un Mosè in Egitto che avvicinava l'eroe biblico a Bin Laden e nel 2013 con un Guglielmo Tell che paragonava le leggende medioevali sull'indipendenza svizzera ai primi movimenti socialisti). Per Vick, che affronta per la quinta volta Don Giovanni, “il mito di Don Giovanni ha poco a che fare con la musica di Mozart: ha rovinato lo spirito del Settecento di cui è frutto. Bisogna tornare a amare il "dissoluto punito", la sua umanità, la sua condanna infernale proprio perché un po' ci fa ancora paura e ci attrae. Don Giovanni è un’opera quasi impossibile, come Tristano e Isotta: la loro anima artistica è stata tradita dalla leggenda romantica”. E ancora, continua Vick: “Il nostro senso di essere in vita è definito e amplificato dall’avvicinarsi inevitabile della morte. Di fronte allo scorrere del tempo, Giovanni getta via tutte le leggi, i vincoli e i tabù. Così come il nostro mondo si precipita verso l’autodistruzione, anche noi abbandoniamo sprezzanti le leggi della civiltà. Terrorizzati della morte, ci attacchiamo alla vita e ad una dipendenza dalla giovinezza, attraverso droghe, iniezioni, il bisturi del chirurgo, o – ancor peggio – attraverso la ‘sexualization’ dei bambini trasformati in icone. Mentre Giovanni si diffonde come un virus, trascinando tutti nella sua tela universale, non è più l’outsider ma l’incarnazione di una società la cui trasgressione è glamour, è vendibile, provoca dipendenza e in cui la corruzione è norma condivisa”.
Con la Fondazione Pergolesi Spontini, coproducono il nuovo allestimento i teatri di Como, Brescia, Cremona, Pavia, Fermo, Bolzano e Reggio Emilia. Gli interpreti sono stati scelti volutamente tra i giovani e già affermati cantanti tra cui il baritono albanese Gezim Mysketa (Don Giovanni) e il marchigiano Andrea Concetti (Leporello), e tra i vincitori del 65° Concorso AsLiCo per Giovani Cantanti Lirici d’Europa.
La stagione di Jesi prosegue poi con Tosca e Les contes d'Hoffmann mentre questo Don Giovanni sarà ancora in scena nelle Marche al Teatro dell'Aquila di Fermo.
Biglietti da 15 a 66 euro.