«Non monsieur, je n’ai pas vingt ans», non ho vent’anni: con questo attacco ironico ed un po’ malinconico la splendida Juliette Gréco apre il suo concerto, in esclusiva nazionale al teatro comunale di Benevento, come evento straordinario della rassegna Città Spettacolo curata da Enzo Moscato. Leggiadramente avvolta nel suo celeberrimo nero, un vezzo cromatico che da sempre la distingue («perché non mi si veda», dice lei con civetteria), la Gréco si offre con amabile disinvoltura in un concerto delizioso, evitando la retorica celebrazione del mito vivente e concedendo un’occasione di autentico piacere della musica; una musica capace tuttavia di evocare con accuratezza le favolose atmosfere della Parigi degli anni Cinquanta.
Accompagnata da due musicisti dalla raffinata musicalità, le canzoni rese nella loro trama essenziale da Gérard Jouannest al piano e Dominique Sucetti alla fisarmonica, Juliette fa presto dimenticare al pubblico la sua età anagrafica, lei nata in quel leggendario ‘27 in cui Lindbergh realizzò la sua prima trasvolata sull’oceano; le interpretazioni sono suadenti e intense, la voce possente, le movenze accattivanti e un po’ sfrontate. Certo, il timbro iscurito negli anni la induce a rinunciare in qualche occasione alla melodia in favore di un'interpretazione più asciutta e quasi esclusivamente recitata; ma quel che si sottrae alla flessuosità delle note è ampiamente restituito in termini di suggestione sonora e scenica. Così un capolavoro come Avec le temps viene proposto in una lettura assai distante dalla versione drammaticamente modulata di Léo Ferré; e nondimeno l’emozione si accumula al fluire delle strofe, fino a far crepitare l’aria sul finale.
Dalla scaletta manca uno dei cavalli di battaglia, «Les feuilles mortes», forse perché inadeguata allo spirito generale, improntato alla leggerezza scherzosa più che alla nostalgia sospirosa; mentre abbondano i pezzi brillanti che la Gréco interpreta con disinvolta autoironia: quando arriva il momento di «Deshabillez-moi» l’artista precisa vezzosamente al pubblico che sta per concedersi una canzone che proprio non dovrebbe osare.
Tra memorabili pagine di Jacques Brel, di Léo Ferré, di Louis Aragon, la Gréco sostiene un’ora e mezza di concerto senza pause, magnetizzando l’attenzione di un teatro stracolmo fino all’ultimo seggiolino. Certo, tra il pubblico c’è perfino qualche signora che in platea si annoia e gioca distrattamente col telefonino; e sarebbe da non credere, considerato il numero di persone che hanno dovuto rinunciare a questo evento per l'esiguo numero di posti a disposizione. Peccato per la signora. Ha assistito ad una pagina leggendaria della canzone d’autore, e probabilmente neppure lo sa.
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