Inutile parlare dei Kataklò e della loro geniale performance in scena al Teatro Nuovo di Milano solo fino al 10 maggio. Inutile perché ogni sera c’è il tutto esaurito e il pubblico sembra formato da fans pronti ad applaudire, entusiasti per le esibizioni di questi otto ginnasti divenuti ballerini e attori. Hanno creato una compagnia capace, credo davvero, di entrare nella storia del teatro italiano. Si chiama Kataklò Athletic Dance Theatre il gruppo ideato da Giulia Staccioli, regista e coreografa, fondatrice e direttore artistica della compagnia. Play, lo spettacolo sul palco del Nuovo, ha debuttato l’estate scorsa in Cina, durante le Olimpiadi della Cultura a Pechino, ottenendo un lusinghiero successo: il gruppo di italiani era preoccupato di sfigurare fra i cinesi, campioni di acrobazie, ma sono stati apprezzati proprio per la creatività e la loro poesia. Play parla di sport, di chi lo fa e di chi lo vede, di emozioni e forza, perseveranza e coraggio, umorismo e ilarità.
E’ assolutamente da non perdere, non fosse altro per il gran regalo che gli otto artisti offrono con la grandezza del loro cuore, mettendocela tutta ad esibirsi ogni volta al massimo. Ho parlato con la compagnia e ho scoperto che i movimenti storici dei Kataklò, che sono nati nel 2001, sono qui recuperati, benché nel corso degli anni ci sia stata un’evoluzione. Play mostra un percorso nel mondo in epoche diverse e lo sport è visto fra racconti musicali e interpretazione dei danzatori. Gli atleti di Kataklò, infatti, hanno seguito veri studi teatrali e, dopo un tour mondiale, il ritorno in Italia li rallegra e li rende felici. “Io ho fatto il cambio dalla ginnastica al teatro grazie a Moses Pendleton” rivela Giulia Stacciali rispondendo a una mia domanda. “Lui mi ha permesso di conoscere grandi momenti coreografici e un metodo di lavoro a stretto contatto, dando dei paletti o limiti, come costumi che invece si trasformano in grandi supporti creativi e coreografici. Lui aveva fatto questo con me e io, sia nel lavoro corporeo sia con le conoscenze teatrali, ho capito quanto fossero necessari maggiori aspetti teoretici, non solo pura fisicità, per diventare Kataklò”.
Oltre al lavoro sul repertorio, il lavoro di formazione dei danzatori della Compagnia è costituito da ginnastica, acrobazie, concentrazione, Shaolin e Tai Chi per migliorare la presenza scenica, che è fondamentale. Quindi la parte teatrale, necessaria per la drammatizzazione. Si lavora dalla 10 alle 18 durante tutto l’arco delle prove, anche per mesi, si usano pesi coordinati che servono a modellare la muscolatura fine, non solo questa grassa, indispensabile per ottenere una costante armonia di movimenti. Jessica Grandini si affianca a Giulia. E’ la collaboratrice della fondatrice e si occupa della parte coreutica, ovvero della danza. Insiste sulla quotidianità degli esercizi: “I diversi tipi di lavori devono mettere assieme le improvvisazioni ad altro e il lavoro svolto tutti i giorni favorisce la qualità finale” asserisce Jessica convinta. “Lavoriamo 5 giorni su 7 perché Kataklò è una Compagnia Stabile, c’è un lavoro di cesello. Ora stiamo cercando dei professionisti che desiderino fare di più e per questo abbiamo un casting, qui al Teatro Nuovo. Da settembre terremo corsi bimestrali di formazione a numero chiuso per danzatori e presto saranno disponibili il programma e il bando di concorso”.
Ma è ancora più precisa, Jessica: “Devi sposare il progetto, uno spettacolo Kataklò è duro, impegnativo, sia fisicamente sia psicologicamente. Bisogna trovare la forza di continuare tutti i giorni!”. Lo confermano gli otto giovani che compongono la Compagnia. Serena Rampon ci dice: ”Non è facile la mattina andare alle prove ma, per ottenere la massima qualità in scena, ci vuole. La coesione che dimostriamo però è la prova che facciamo bene”. Marco Canotti, che appartiene ai gruppo dei tre ‘vecchi’, è da 8 anni nei Kataklò e conferma: “E’ un lavoro duro, molto fisico, ci vuole costanza e motivazione. Potrebbe subentrare la noia a ripetere sempre certi esercizi, eppure non ho mai finito di imparare. Danza, sport e teatro consumano moltissima energia”. Per dimostrare che una vita privata rimane pure a loro, Maria Agatiello racconta: “Facciamo anche le cose nostre, d’inverno andiamo a sciare e d’estate al mare, ma Kataklò ci riempie le giornate. Io ho vissuto la trasformazione avvenuta in 8 anni e ora raccogliamo i frutti di tanta fatica”.
I Kataklò ancora da citare sono gli eccellenti Paolo Benedetti, Elisa Bazzocchi, Eleonora Di Vita, Marco Tigli e Leonardo Fumarola. Play andrà ancora una volta in scena a Roma, al Teatro Vittoria, dal 22 dicembre 2009 fino al 10 gennaio 2010 ma i Kataklò stanno già lavorando su un nuovissimo soggetto, che vedremo in prima mondiale la prossima estate. Ajad, autore della colonna sonora di Play, era un fan dei Kataklò prima di collaborare con loro. Avendo scritto l’intera colonna sonora dei Giochi Olimpici di Pechino, ha pensato di offrire a questi agilissimi italiani un tappeto sonoro su cui muoversi. “Ci voleva una musica che non si facesse notare” spiega Ajad, “e la musica ha preso a crescere man mano che lo spettacolo cresceva, diventandone parte integrante”. Molto divertenti i suoni come la pallina da tennis che si trasforma in base ritmica e l’estrema ricerca di giuste sonorità, l’utilizzo di strumenti anche etnici e la cura per ottenere un risultato speciale, dove i suoni sorreggono le immagini senza sovrastarli. Sara Costantini è la bravissima costumista, Andrea Mostachetti è lighting designer e direttore tecnico.
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