Manuela Kustermann sul palco riporta in vita una donna che ha cambiato la percezione del corpo femminile.
Manuela Kustermann si cala nei panni di Kikì di Montparnasse e si trasforma nella figura femminile che forse più di ogni altra ha influenzato un certo tipo di cultura europea all’inizio del XX Secolo.
Kikì divenne l’emblema stesso di un certo modo di vivere e di intendere la vita, il sesso, la femminilità, la modernità. Lo spettacolo Souvenir de Kikì va in scena al Teatro Vascello di Roma dal 13 febbraio; l’idea è di Consuelo Barilari, che ne ha curato la drammaturgia, le immagini e la regia. Interprete unica è Manuela Kustermann.
Kikì, Picasso, Man Ray e gli altri
Ma che storia è? Nel novembre 1922, e cioè 102 anni fa, Alice Prin fu proclamata dall’Intellighenzia dell’epoca “Regina di Parigi” con il nome di Kikì di Montparnasse. Icona delle avanguardie artistiche del ‘900, musa di una rivoluzione senza pari al fianco di Picasso, Modigliani, Cocteau, Soutine, Fujita, Man Ray ed altri ancora, Kiki fu anche cantante, attrice, pittrice.
Pochi anni dopo usci il suo diario, con un'introduzione firmata nientepopodimenoche da Ernest Hemingway: “Se siete stanchi dei libri scritti dalle signore scrittrici d'oggigiorno, eccovi un libro scritto da una donna che non fu mai una signora. Per circa dieci anni, come spesso capita, Kikì fu lì per lì per essere una regina, ma questo naturalmente è molto diverso dall'essere una signora”.
Uno spettacolo su misura per Manuela Kustermann
Lo spettacolo Souvenir de Kiki sembra essere scritto su misura per essere interpretato da Manuela Kustermann, un nome che non ha bisogno di presentazioni: ha debuttato a 17 anni nella parte di Ofelia nell’Amleto di Carmelo Bene, e poi è stata per decenni protagonista assoluta del teatro d’avanguardia italiano.
A scrivere l’incipit dello spettacolo è stato Franco Cordelli: “Kiki aveva un bel viso e ne aveva fatto un'opera d'arte. Aveva un corpo meraviglioso e una bella voce; fu un'icona e certamente dominò l'epoca di Montparnasse più di quanto la Regina Vittoria non abbia dominato l'epoca vittoriana."
“L’idea di portare Kikì sulla scena – racconta Consuelo Barilari - nacque dieci anni fa quando trovai su una bancarella il piccolo libro scritto da Kikì “Diario di una modella”. Non so se ad impressionarmi fu la prefazione di Hemingway o la schiettezza con cui era scritto il testo. In questi dieci anni ho raccolto testi, filmati, immagini, foto e video con una costanza quasi ossessiva. Ho seguito mostre ed itinerari per approfondire gli artisti e il mondo di Kiki".
Il corpo femminile nella rivoluzione del 900
"Kiki modella dei più grandi artisti di Montparnasse che divenne il simbolo di un’ epoca - prosegue Barilari - è oggi per noi sicuramente anche il mezzo per comprendere il significato che il corpo femminile ha assunto nella cultura del XIX e XX secolo. La modella fece del suo corpo lo strumento privilegiato per esprimersi e rapportarsi alla realtà.
Questo fa di Kiki il riferimento ideale per riflettere sul significato e la criticità della percezione e della comunicazione del corpo, e la lente d’ingrandimento per affrontare il personaggio non avrebbe potuto essere che l'Arte Contemporanea”.
Più per noia che per convinzione Alice Prin, per il mondo Kiki accetta il suggerimento del suo amante Man Ray di scrivere un diario e raccontare la sua storia. Una bambina poverissima dalla Borgogna arriva a Parigi in cerca di un qualsiasi lavoro, e appena adolescente, scopre che la sua vera ricchezza è il suo corpo diventando la musa ispiratrice generosa nell’arte di mostrarsi e la confidente di artisti come Utrillo, Picasso, Foujita, Man Ray, Apollinaire, Soutine, Kisling, Tzara, Cocteau, e altri.
Lo spettacolo mette a fuoco il rapporto straordinario tra questa modella ed il suo corpo, tra gli artisti più importanti del ‘900, in un periodo unico che ha dato una svolta irreversibile all’arte moderna. E furono proprio questi artisti che la resero celebre trasformandola nell’ icona del loro tempo.