Sul quotidiano agrigentino Bella Ciao il 12 maggio scorso è uscito un articolo a firma di Elio Di Bella – Cultura ad Agrigento. Promesse elettorali e sfratti reali -, in cui si raccontava dello sfratto alle scenografie della compagnia Piccolo Teatro Pirandelliano, oggi denominata “Città di Agrigento”. Una compagnia, questa, che ha fatto la storia della città e che ha permesso a Pirandello di continuare a vivere tra la sua gente. Per decenni il Piccolo Teatro ha realizzato la Settimana Pirandelliana, una rassegna teatrale estiva nei pressi della casa del grande drammaturgo e alla simbolica ombra del pino secolare, nella zona denominata Caos. E tutto era realizzato all’insegna dello stile e dei modi pirandelliani. Chi -tra gli agrigentini- potrà mai dimenticare il grande Pippo Montalbano, motore principale della rassegna, non soltanto personaggio ma anche capocomico? Ciampa era lui, Liolà era lui, Don Lollò era lui e così via sino a Marabito (personaggio creato teatralmente da Andrea Camilleri, sulla base di una novella pirandelliana -Il vitalizio-, e che secondo il grande scrittore soltanto Pippo Montalbano poteva interpretare). E lo spazio scenico era strutturato molto spesso con interni, come richiedevano le didascalie pirandelliane, e mai con non scene d’avanguardia. Lo scopo, infatti, era quello di tornare indietro, di vivere il tempo più vero della Girgenti pirandelliana; era pura devozione nei confronti del concittadino più illustre. Lo si andava a trovare a casa sua, insomma, e tutti gli agrigentini erano pronti ad abbracciarlo, ad applaudirlo, ad ascoltarlo, a vederlo, ad amarlo attraverso la grande personificazione che il Piccolo Teatro permetteva. Poi Girgenti, divenuta l’Agrigento attuale, caduta in un inesorabile destino di mestizia e dramma sociale, ha dimenticato il grande dono della compagnia Piccolo Teatro Pirandelliano, che nel frattempo le aveva anche fatto il dono di abbandonare l’aggettivo Pirandelliano per denominarsi Città di Agrigento.
Il Comune li ha sfrattati dalla loro più che trentennale sede storica, sita in via Garibaldi, nel centro storico della città, sfratto non ancora esecutivo, come invece è stato quello dal magazzino in cui si conservavano le scenografie che hanno fatto la storia della Settimana Pirandelliana. Hanno concesso alla compagnia, come luogo di conservazione delle scene, una scuola senza muri perimetrali. In sostanza c’è solo il soffitto. Non si può aggiungere nulla all’indegnità di una tale concessione. Davvero un’ignominia.
Elio di Bella nel suo articolo riporta quanto detto dal presidente della compagnia Giovanni Sardone: «Tanto vale che ne facciamo un falò. Potrebbe essere l´ultimo spettacolo del piccolo teatro Città di Agrigento». E il giornalista chiosa la pirandelliana situazione affermando tristemente: «Ecco dove finiscono le promesse elettorali di queste ore: per strada. Certo una piccola compagnia non ha una grande rilevanza elettorale, quindi può pure andare alla malora, insieme alle sue scene e ai suoi costumi».
Non possiamo che essere d’accordo.
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