Teatro

“La classe operaia” di Longhi va a Bologna

“La classe operaia” di Longhi va a Bologna

“La classe operaia va in paradiso”, la nuova produzione di Ert firmata da Claudio Longhi tocca il tema del lavoro e sarà in scena all’Arena del Sole fino al 18 febbraio.

Dopo il debutto lo scorso 31 gennaio al Teatro Storchi di Modena, arriva a Bologna “La classe operaia va in paradiso”, spettacolo ispirato al film capolavoro di Elio Petri del 1971, nuova produzione di Ert, diretta da Claudio Longhi: in scena dal 14 al 18 febbraio all’Arena del Sole.

Il “lavoro”: ieri e oggi

A quasi cinquant’anni dalla sua uscita sul grande schermo, il celebre capolavoro cinematografico di Petri approda in scena, a tal proposito il regista Claudio Longhi, neo direttore ERT dice:
Credo che oggi una delle questioni centrali sia proprio quella del lavoro, anche per le nuove scelte legislative un’operazione rischiosa. D’altronde credo che il teatro oggi serva a mettersi in discussione e a mettere in discussione il presente. Importanti sono le domande che poni: chi siamo, chi siamo stati e che relazione c’è tra quello che siamo e quello che siamo stati.

Longhi spiega come tra i motivi di interesse che lo hanno portato a scegliere questo soggetto ci sia la volontà di parlare del lavoro, argomento più che mai attuale e urgente oggi.
La pellicola di Petri, nata per rappresentare il mondo della classe operaia, ebbe una vicenda critica controversa: innescò un dibattito furibondo della sinistra italiana, mettendo realmente in discussione l’identità ideologica e l’effettiva capacità di rappresentanza del proletariato.

Dal cinema la teatro

Lo spettacolo è costruito intorno alla sceneggiatura originale di Petri e Pirro e ai materiali che testimoniano la genesi del film così come la sua ricezione (ieri e oggi), nonché attingendo ai piccoli capolavori della letteratura italiana degli anni Sessanta e Settanta, canzoni e materiale vivo quali erano le idee in vorticoso circolo in quegli anni, assemblati insieme in una nuova tessitura drammaturgica ad opera dello scrittore Paolo Di Paolo. Il tutto è intessuto all’interno di un impianto musicale straniante, in bilico tra la canzone satirica “pop” dell'Italia alla fine del boom e le geometrie estreme del barocco e di Vivaldi, riviste per l'occasione.

La funzione politica del teatro

ERT sceglie di tornare allo sguardo scandaloso ed eterodosso, a tratti straniante, del film di Petri per provare a riflettere sulla recente storia politica e culturale italiana. In una dialettica arguta e feroce tra passato e presente lo spettacolo, con la regia di Claudio Longhi, esalta la forte componente ideologica, mutuando il proprio registro stilistico da quello dell’incandescente “capriccio” di Petri, in bilico fra un grottesco a tratti velenoso, a tratti drammatico e un fantasioso realismo.

Afferma Longhi:

Siamo tasselli di un percorso unitario non progettuale ma istintivo: la questione vera è la funzione politica del teatro di cui il teatro politico è solo un’espressione. Riflettere sulla posizione del teatro, il suo forte valore politico-liturgico-religioso come spazio forse minoritario con una vitalità però maggioritaria. I ragazzi di oggi amano il teatro quando scoprono che non è un noioso rito borghese.