Teatro

La leggerezza è una corda soave

La leggerezza è una corda soave

Una coreografia ritmata e ironica cuce assieme un pugno di minuscole storie, raccontate attraverso le figurazioni di una giocosa danza corale. Welcome on board è un lavoro concentrato sulla figura degli assistenti di volo, ideato da Gennaro Cimmino – fondatore della compagnia di danza Körper – e commissionato al coreografo Francesco Nappa. Vicende minimali e quotidiane che attraversano esistenze per un verso comuni, e tuttavia marcate da un mestiere iperbolico e già di per sé quasi teatrale, un mestiere che impone la maschera del sorriso e della grazia al di sopra di qualsiasi vicenda personale.

La coreografia di Nappa interpreta il tema assegnato attraverso la chiave della leggerezza, una fluttuazione dei corpi che è in prima evidenza sospensione e volo, ma anche trasparente metafora di quella serenità ostentata e quasi caricaturale che appartiene al ruolo di steward e hostess. I gesti elementari del mestiere vengono trasformati in figurazioni minime del gesto danzato; come le segnalazioni di sicurezza e le spiegazioni sulla maschera d’ossigeno, citazioni di quella mimica cristallizzata che ogni assistente di volo riproduce all’infinito ai passeggeri di viaggio in viaggio diversi sulle poltrone, come il pubblico d’una sala teatrale.

L’installazione all’Hotel Mediterraneo consente poi di collocare lo spettacolo in due luoghi di una certa forza scenografica: la terrazza aerea, dominata dalla luce mattutina, che sottolinea le suggestioni del volo; e la hall dell’albergo, ridefinita dalla presenza narrante dei ballerini come il corpo di un aereo sulla pista di decollo. Sarà probabilmente interessante verificare l’evoluzione delle scelte di regia man mano che il lavoro si dispiegherà in ambienti e spazi differenti.

Una menzione alla giovane compagnia è quanto mai appropriata: questa partitura coreografica richiede ritmo, concentrazione e presenza scenica costante, e gli otto danzatori quasi mai tradiscono la precisione di un’esecuzione rigorosa. La dimensione internazionale del Festival passa anche attraverso lavori meno “vistosi” come questo.