L'Associazione Alessandro Scarlatti ha proposto un originale spettacolo nato dalla collaborazione tra lo studioso Sandro Cappelletto, il pianista Marco Scolastra ed il quartetto Savinio.
A quarant’anni dalla scomparsa del grande compositore russo Dmitrij Sostakovic, l'Associazione Alessandro Scarlatti ha proposto un interessante concerto in forma di reading nato dalla collaborazione tra lo studioso Sandro Cappelletto, il pianista Marco Scolastra ed il quartetto Savinio. Basato su stralci tratti dalle lettere del compositore russo, lo spettacolo ha avuto come filo conduttore la produzione cameristica di Sostakovic, ed in particolare due suoi capolavori come il trio n. 2 in mi minore per violino , violoncello e pianoforte ed il celebre quintetto in sol minore. Il trio op. 67 in particolare è una composizione di grande importanza nel catalogo delle opere del maestro; ad un attento ascolto, il brano si rivela un lavoro introverso ed aperto ad altre possibilità armoniche svincolate dal sistema tonale, pur non rinunciando ad un solido impianto formale debitore dell’amore che Sostakovic ebbe sempre, nel corso della sua carriera, per gli autori “classici”, e ad un senso plastico delle forme musicali, quasi scultoreo, tipico in verità di tutta la scuola russa.
I musicisti del quartetto Savinio, giovani ed appassionati, interpretano queste pagine con rigore e ricchezza espressiva, anche se la scrittura del trio, più matura ed introversa, poteva essere meditata con maggiore consapevolezza, poiché al di là di ogni tecnicismo il contrappunto qui da vita ad agglomerati sonori più densi, dove la ricerca armonica si fa più preziosa per divenire ricerca d’un ideale del bello “moderno”. Il quintetto in sol minore rappresenta invece, per ricchezza linguistica e raro equilibrio tra concezione di sviluppo e forma, un meraviglioso microcosmo: i cinque movimenti di cui è composto rivelano tutti una mano sicura ed uno straordinario senso del melos, seppure in una logica politonale e di grande ricerca timbrica. L’esplorazione di altre possibilità date dagli strumenti non risulta però mai “effettistica”, il rigore d’una ricerca estetica personale è sempre presente ed il gruppo tenta di offrire un’interpretazione che convinca proprio nei binari d’una proposta classica, per quanto si tratti d’un grande compositore del Novecento.
Dei due brani proposti convince maggiormente il quintetto, gli archi dialogano col pianoforte con scioltezza e ben risaltano le intuizioni percussive della scrittura pianistica di Sostakovic, tenendo sempre alta l’attenzione sulle linee di forza della melodia mai banale, anzi studiata con grande attenzione soprattutto quando tratta citazioni dal repertorio popolare. Da sottolineare il lavoro che lo storico Sandro Cappelletto, in questa occasione voce recitante, svolge da anni per la divulgazione della musica colta, e tale performance non può che fargli onore essendo posta su una linea guida che con grande convinzione porta avanti nella preparazione dei suoi programmi per la RAI; nel caso di questo concerto, si sarebbe forse potuto pensare di calibrare la sequenza delle letture e dei movimenti tratti dai lavori cameristici, in maniera da non distaccare troppo i momenti dell'attenzione musicale sul lavoro compositivo, per quanto dalle letture siano emersi, in realtà, spunti di grande riflessione sulla vita musicale di Sostakovic e della sua Russia contemporanea.
Sicuramente un’attenzione particolare merita l’interpretazione di Marco Scolastra, pianista sempre molto convincente e coinvolto emotivamente nei brani eseguiti, catalizzando in più punti l’attenzione su di sé e mostrando una certa padronanza con questo repertorio. Il pubblico ha molto applaudito i musicisti, apprezzando notevolmente l’esecuzione di un grande classico del contemporaneo quale Sostakovic, ed ha “costretto” il gruppo, voce recitante compresa, ad un bis decisamente atteso .