Teatro

<i>La Pace</i> dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa

<i>La Pace</i> dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa

Debutta al Teatro Verdi di via Pastrengo 16 in prima milanese “LA PACE” di Antonio Tarantino, da martedì 6 a venerdì 16 novembre 2007. Il nuovo spettacolo della storica compagnia torinese del teatro di ricerca propone una nuova recitazione in cui il coefficiente di "naturalismo" sarà pertinente con le intenzioni della testualità quanto più riuscirà a renderlo specchio fedele di questa. La parola si trasforma in sapienti flussi sonori fino all'auspicato raggiungimento di un perfetto sponsale tra le intenzioni della drammaturgia verbale e l'interpretazione cantante che i Marcido propongono, affinché la parola del poeta possa vivere in scena incidendo quale testimonianza verace di un Teatro Moderno. Straordinaria la partecipazione di Maria Luisa Abate nel triplice ruolo di Strega, Puttana e Madre. I protagonisti ricreano quanto immaginato dall'autore, ovvero un fantasmagorico dialogo tra Arafat (Marco Isidori) e Sharon (Paolo Oricco), entrambi deposti dai propri parlamenti e condannati all'esilio in luoghi esotici asfissianti, che si accusano e si insultano a vicenda al di là di ogni politically correct, accomunati da un eguale destino di sconfitta. Antonio Tarantino ha vinto per due volte il premio Riccione per il teatro e la sua opera è conosciuta anche all'estero. I suoi testi, la sua scrittura, possiedono una forza rara di penetrazione e di indagine storica, pur conservando quella tensione verso la poesia che la rende simile a dinamiche familiari e più amate. Una grande semplicità scenografica (le scene sono state create, come di consueto, da Daniela Dal Cin) sovrintende alla cifra visiva di quest'ultimo spettacolo della Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa. I componenti della Compagnia torinese raccontano: "Il fulcro centrale dell'Immagine che supporterà l'intera significazione ambientale della pièce verrà percepito dal pubblico come una gigantesca ragnatela metallica sulle cui volute caprioleggia il personaggio triplice, al quale è demandato il compito di "Deus ex Machina" della rappresentazione. I protagonisti agiranno nella porzione inferiore del quadro scenico, reso plastico da un corpo praticabile tuttofare che si trasforma, nel corso dello svolgimento della commedia, in "Oasi", "Barca", "Dromedario", "Orso" e in quant'altro urga alle necessità della regia. Ne La pace vengono trattati i casi "lunari" (ormai fattisi "lunari" dopo la loro esautorazione dagli oneri del potere) delle figure di Sharon e di Arafat, i quali sono disegnati mentre stanno vagando, appiedati o motorizzati, e persin volanti per i deserti e le oasi di una Tunisia fantastica, scambiandosi accuse, litigando, venendo pure alle mani, confabulando, finché, sul finale, quasi resi compari dall'identico vissuto, anche filosofando sull'universo mondo. L'autore schiaccia con verosimile gusto il pedale di un'ironia perfida e a momenti addirittura iperbolica (il testo spesso s'impenna in una strepitosa danza metaforica!) che noi Marcido abbiamo cercato di rendere senza dimenticare il nostro passato, anzi curando che anche l'"Arte della Commedia" corrispondesse a tutte quelle istanze di empito drammatico che ci hanno distinto negli oltre venti anni di impegno scenico, e che hanno trovato ne La pace un utilizzo certamente inedito ma altrettanto certamente in pieno accordo col nostro pensiero teatrale: Arafat e Sharon sono quindi Arafat e Sharon a la mòde dei Marcido, ça va sans dire!".