Al via la diciottesima edizione del Festival delle Colline Torinesi. Fino al 21 giugno si intersecheranno tra loro alcune delle realtà teatrali d'innovazione più interessanti del panorama italiano, e non solo.
La Societas Raffaello Sanzio e il Teatro delle Albe non potevano mancare e presentano: Poco lontano da qui, ispirato alle lettere di Rosa Luxemburg.
Spettacolo molto atteso perchè frutto della collaborazione tra queste due compagnie, dell' incontro scontro di poetiche e prassi sceniche.
A botteghino si vende anche un libretto che riporta lo scambio epistolare tra le due attrici coinvolte in questo spettacolo: Chiara Guidi ed Ermanna Montanari. Le lettere partono dal 2011 e raccontano l'evoluzione di questo spettacolo: le idee, i dubbi, le improvvise intuizioni, le conferme.
Compagnie fortunate, queste due, visto che hanno dietro le loro spalle numerosi enti coproduttori. Da locandina vi troviamo: Emilia Romagna Teatro Fondazione, Comune di Bologna, Fondazione Romaeuropa, Festival delle Colline Torinesi-Torino Creazione Contemporanea, Ravenna 2019 Città Candidata Capitale Europea della Cultura, Santarcangelo •12•13•14 Festival Internazionale del Teatro in Piazza.
Molte energie quindi, che in questo periodo sono come l'acqua nel deserto.
La scena visiva, candida, quasi futurista, attende illuminata lo spettatore e fa compagnia fino al calar delle luci.
S'insinua nel parlottio della sala anche un'altra scenografia, quella sonora, realizzata da Giuseppe Ielasi, che traccerà un filo per tutta la durata dello spettacolo, creando sorpresa ed angoscia.
In scena due donne. Due forze contrastanti e complici. C'è molta tensione, tra le due donne. Ogni gesto è significante, ogni reazione significato. C'è intesa, precisione, forza.
Ma lo spettatore rimane distante. Poco coinvolto si impigrisce. Non c'è empatia, nonostante la tensione drammatica, tra chi agisce e chi osserva.
Chiaramente non è questione di narrazione. Chi conosce gli spettacoli finora portati in scena da queste compagnie, sa bene che creano linguaggi producendo simboli, poetiche e immagini non asservite alle leggi canoniche della rappresentazione.
Eppure in questo spettacolo non c'è sorpresa, poiché non c'è contatto. Non si crea un codice comune come spesso accade. Lo spettatore può sentirsi ignorante ed ignorato, guarda ammirato il gesto e l'azione, sente che vi è del senso, della poesia, ma allo stesso tempo percepisce che tutto questo non lo riguarda. C'è bisogno di chiavi, destinate solo ai pochi che sanno capire o sentire, per aprire quei tesori.
È il rischio di chi si sobbarca la responsabilità di sperimentare, rovistare nella lingua e nei segni.
Di chi non si accontenta dello spettacolo fatto bene, ma crea di volta in volta un'avventura umana irripetibile.
Considerando i protagonisti di questo coraggioso operare ci si aspettava decisamente di più.
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