Grande prova della Mahler Chamber Orchestra al Teatro delle Palme di Napoli: in programma le ultime tre sinfonie che Mozart scrisse nell'estate del 1788.
Fra i primi concerti organizzati dall’Associazione Alessandro Scarlatti per la nuova stagione 2016/17, ha riscosso grande successo e consenso di pubblico la serata che ha visti protagonisti i musicisti della Mahler Chamber Orchestra al Teatro delle Palme di Napoli.
Il programma interamente dedicato a Mozart è risultato un piacevole incontro con la musica del famoso autore del Flauto Magico, sia per chi non ha grande confidenza col genio salisburghese sia per il pubblico di musicisti e musicofili. I tre lavori andati in scena sono le ultime tre sinfonie che Mozart scrisse nell’estate del 1788, ovvero la K 543 in mi bemolle maggiore, la K 550 in sol minore e la celebre sinfonia Jupiter in do maggiore.
Sul podio a dirigere il prestigioso organico abbiamo potuto apprezzare il bravo Daniel Harding, direttore di fama e di grandi capacità e preparazione tecnica. L’orchestra fondata anni fa dal nostro Claudio Abbado ha avuto nel tempo una multiforme evoluzione, lavorando su di un vasto repertorio e progetti di notevole spessore, come fu per il ciclo di concerti dedicati all’esecuzione integrale delle sinfonie di Beethoven e come sarà per il prossimo lavoro di interpretazione delle sinfonie di Schubert. A dare un contributo notevole allo studio ed alla preparazione dell’orchestra è l’attuale Artistic Advisor e cioè Daniele Gatti, noto direttore d’orchestra con il quale la MCO sarà impegnata a breve in produzioni operistiche.
Con riguardo alle tre sinfonie dirette a Napoli da Harding, va certamente ricordato in prima battuta che si tratta di opere che pur scritte in un breve lasso di tempo e a poca distanza l’una dall’altra (o forse contemporaneamente, come è probabile), esse risultano molto diverse fra loro, sia per problemi tecnici da affrontare che per qualità stilistiche proprie della scrittura.
La dolce mestizia dell’incipit della Sinfonia n. 40 non è certamente paragonabile col primo tempo della Jupiter ed il parossistico e forse “scontato” finale della sinfonia. Inoltre sarebbe il caso oramai di studiare con più cura quali influenze abbia avuto il Mozart sinfonico su diversi compositori a lui posteriori, affrontando l’argomento serenamente, piuttosto che insistere a prescindere sul clichè del genio bambino, capace di tutto, e sul voler elaborare un ritratto di Mozart come figura assolutamente predominante nella storia della musica del settecento e nella Storia della Musica più in generale.
Ad esempio, proprio a posteriori di una così limpida e coinvolgente esecuzione ci sovviene quale rilievo ebbe Mozart nella formazione del primo Bruckner, risultando il vero esempio che il grande sinfonista austriaco cercò in modo affatto personale di imitare, ancor più che Haydn o Beethoven, come risulta evidente nella sinfonia Nulte e nella prima sinfonia in Do Minore.
Ovviamente in quel contesto la spinta verticalistica cui tendono tutte le linee di forza della scrittura musicale, inusitata nel linguaggio settecentesco, è il vero punto vincente della composizione e sarebbe assurdo andarla a cercare nel genio sinfonico mozartiano, ma sta di fatto che fu proprio quel tipo di equilibrio delle parti che Bruckner considerò una luce da seguire, fu quel fraseggio degli archi apparentemente semplice od anche banale da imitare, ed infine quell’idea classica di bellezza e chiara cifra di stabilità della forma l’assunto più convincente da cui partire.
Lo stesso Mahler ebbe un rapporto conflittuale col repertorio mozartiano sia come direttore sia come compositore. Come suo interprete fu molto amato ed acclamato e l’eco del suo linguaggio nelle sue sinfonie è tutt’altro che superficiale. In particolare, le sinfonie scritte sino alla sua sesta hanno molti punti di evidente cifra mozartiana, inseriti in un linguaggio labirintico, caleidoscopio e “cinematografico” se vogliamo, ma strutturale, ed anche qui il concetto è che per suggerire al pubblico un’idea del classico in musica è Mozart l’autore scelto.
Tornando all’esecuzione della Mahler Chamber Orchestra, va sottolineato quanto il suo suono d’assieme sia davvero accattivante, chi ascolta è dinnanzi ad un amalgama di impasto sonoro molto equilibrato e ricco di sfumature, frutto evidente di ore di studio e prove. Il lirismo dell’Andate con moto della sinfonia n. 40 è così ben espresso dal fraseggio degli archi e dai leggeri accenni melodici dei fiati da dispiegare nella nostra mente tutto un mondo di colori e di affetti cui pochi possono sottrarsi. Così come il violento impulso ritmico dato all’inizio della stessa sinfonia, che sembra quasi restituirci una lettura di Mozart “romantico” ante litteram , dona gran valore all’esecuzione di tutto il succedersi dei movimenti, rendendolo di notevole effetto.
La scintillante sequenza delle ultime battute della Jupiter crea poi una suggestione di esplosione fonica dosata e dominata con gran maestria da Daniel Harding sino alla chiusa degli accordi finali. Il pubblico numeroso, applaude i musicisti con calore e partecipazione, richiamando più volte il direttore per una giusta ovazione, decisamente meritata.