Teatro

L'amore che contrasta la solitudine di 'quei due' in un sottoscala

L'amore che contrasta la solitudine di 'quei due' in un sottoscala

Due grandi e amatissimi attori, Massimo Dapporto e Tullio Solenghi sono i protagonisti della commedia "Quei due (Il sottoscala – Staircase" di Charles Dyer, al Teatro Alfieri di Torino, dal 2 al 7 febbraio. L'adattamento è firmato dallo stesso Dapporto. La regia è di Roberto Valerio.

Quei due è una splendida commedia sull’amore, quello che dura per tutta una vita, fatto di attenzioni, di cure reciproche, di affetto; e naturalmente di continui litigi, ripicche, dispetti e plateali scenate. Un amore omosessuale. Protagonisti due uomini di mezza età, Charlie e Harry, di professione barbieri, “intrappolati” da circa trent’anni in una barberia londinese situata in un sottoscala dove hanno condiviso gran parte delle loro irrisolte vite; i protagonisti si torturano reciprocamente senza sosta incapaci di risparmiarsi l’un l’altro fino allo sfinimento, in una quotidianità asfissiante come l’odore di gas che fuoriesce dalla vecchia caldaia e che appesta l’aria del loro negozio. Stanchi della solita routine e delle dinamiche ripetitive e frustranti che caratterizzano la loro relazione, i due uomini si dilaniano a vicenda con incessanti litigi, velenosi battibecchi, ingiurie crudeli e subdole ripicche, infliggendosi in tal modo inutili e continue sofferenze. Eppure Harry e Charlie sono legati indissolubilmente e disperatamente l’uno all’altro da decenni. È forse proprio quell’amore ormai lacero e stantio, ma ancora capace di accendersi e dispiegarsi con calore, l’unica cosa in grado di restituire un senso alla loro tragicomica parabola esistenziale. E così continuano, malgrado tutto, a prendersi teneramente cura l’uno dell’altro forse perché la solitudine è un abisso troppo oscuro e doloroso in cui sprofondare.

Harry è una civetta effeminata e suscettibile che mal sopporta gli impietosi segni del tempo: incapace di accettare un’improvvisa e irreversibile calvizie, cerca di occultarla con un ridicolo turbante arrotolato intorno al capo.
D’altro canto Charlie è consumato dal narcisismo, un attore fallito che millanta di aver goduto di una certa fama nel mondo dello spettacolo, in un passato ormai lontano e che vive nell’anonimato, ormai da decenni, al fianco di Harry. Da giovane è stato sposato, probabilmente per tentare di sottrarsi al senso di inadeguatezza e di imbarazzo procurati da un’omosessualità accettata con fatica e per cui continua a provare vergogna, tanto da non riuscire ancora a confessarsi con la decrepita e disprezzata madre, abbandonata in un’orrenda casa di riposo. Sorte che non disdegnerebbe di riservare anche all’inferma madre di Harry la cui presenza incombe al piano di sopra. Ha inoltre una figlia mai conosciuta che sta per fargli visita. E dovrà affrontare un processo per atti osceni in luogo pubblico.

Quello di Harry e Charlie è un amore consumato clandestinamente in un oscuro “sottosuolo”, emblema di una felicità sacrificata, di un’esistenza votata alla dissimulazione e alla vergogna, sullo sfondo di una società omofoba, quella dell’Inghilterra degli anni Sessanta, inchiodata al giogo dell’oscurantismo, in cui essere omosessuale significava rischiare il carcere o la castrazione chimica. Una società intollerante e autoritaria che esercitava un coercitivo e arbitrario potere sui destini individuali, fissando lo scarto tra il bene e il male, intromettendosi con ingiustificabile violenza nella vita privata dei singoli, vagliandone i sentimenti, le pulsioni, i desideri e sentenziando sulla loro legittimità.

Due esistenze mortificate e offese quelle di Harry e Charlie, come quelle di moltissimi altri omosessuali dell’epoca, perseguitati da una legge obsoleta che si perde nel tempo: il Buggery Act, adottata in Inghilterra per la prima volta nel 1533 e abolita soltanto nel 1967. La stessa legge dalla quale fu perseguitato nel 1895 il celebre scrittore, poeta e drammaturgo Oscar Wilde, processato e poi rinchiuso in carcere per due anni.

La commedia, pubblicata nel 1966 e rappresentata per la prima volta nello stesso anno, mostra anche un tetro spaccato della società inglese  del XX secolo, affrontando tematiche oggi ancora attualissime. In un esilarante e spietato confronto, i due protagonisti nel giro di una notte si confesseranno per la prima volta in trent’anni - con un’ironia pungente dal sapore amaro e crudele - sviscerando senza riserve il proprio doloroso vissuto, per ritrovarsi infine, uniti nella consapevolezza di non poter sopravvivere in solitudine alle molteplici miserie che li tormentano.