- LE BACCANTI -
PROGETTO PER UN LABORATORIO DI LIVELLO AVANZATO CON ALLIEVI-ATTORI FINALIZZATO ALLA MESSA IN SCENA
*IDEA ED ADATTAMENTO DEL TESTO: Serena De Simone*
IL TESTO
Le Baccanti di Euripide sono l’unica tragedia superstite che tratta un mito Dionisiaco, ma nel Vsecolo a.C. i temi dionisiaci erano molto diffusi e, quindi, si pensa ci fossero parecchie altre tragedie d’argomento simile, purtroppo andate perdute.
La saga di Penteo è un argomento tradizionale del teatro tragico, ma le Baccanti restano un documento fondamentale per ricostruire la storia del dionisismo.
Nel testo euripideo la realtà del rito viene stravolta e distorta (la vittima sacrificale consacrate a Dioniso non è un animale, come di norma nel rituale, ma un uomo) ponendo l’attenzione su un sacrificio paradossale, di cui l’uomo è vittima e non solo officiante; ed è anche un rito di iniziazione abortito che non porta conoscenza o evoluzione, ma regressione e morte.
Per questa reinvenzione del mito e per le reazioni ambigue che ha sempre suscitato il personaggio “Euripide”, Le Baccanti sono state al centro dell’attenzione filologica di molti grecisti che hanno visto in esse teorie più disparate: una riflessione sul dionisismo, l’espressione di un punto di vista sulla religione, la crisi di coscienza di un uomo oramai vecchio che riscopre la religione dei padri, l’estrema protesta di Euripide verso gli dei tradizionali.
Il rompicapo sviluppatosi in anni di domande ed analisi testuali non ha soluzione. Le Baccanti sono una superba “machina dramatica” costruita per essere enigmatica.
La tragedia è ambigua, ma l’ambiguità va letta tra le righe stesse dell’opera. È un’ambiguità intesa come rigorosa e chiara rappresentazione della debolezza della natura e del sapere dell’uomo.
Euripide mette in scena la precarietà, l’incertezza della ragione, la fragilità della nostra visione del mondo.
Ma, al di là di queste teorie, le Baccanti è prima di tutto una sorta di ritorno alle origini.
Il protagonista è lo stesso Dio del Teatro e i riti dionisiaci sono presentati nei loro aspetti più arcaici e selvaggi.
Il coro ritorna, come nei drammi Eschilei, ad avere una parte di grande rilievo nell’azione drammatica, sancendo e recuperando il primitivo splendore della tragedia.
L’IDEA PER LA MESSA IN SCENA
La decisione di affrontare e mettere in scena “LE BACCANTI” nasce dall’esigenza di studiare ed approfondire il tema dell’ambiguità, legato da sempre alla figura di Dioniso.
Dioniso è il Dio dell’amore carnale, l’inventore della piante della vite, colui che sprona alla danza, al canto, all’arte…alla vita. Ma è anche colui che con i suoi rituali conduce alla perdita della ragione, al travisamento della realtà, all’abbandono dei sensi… alla morteLa morte, come estremo e propedeutico ritorno alla sacralità della vita, intesa come rivelazione prepotente ed eterna dell’uomo in tutte le sue espressioni.
Partire da Dioniso per approfondire gli antichi rituali sacri della nostra cultura, legata inscindibilmente ai ricordi arcaici di tradizioni, usanze, suoni e manifestazioni del ”sacro” nella quotidianità.
L’eterno conflitto tra amore-vita e abbandono-morte che scaturisce dalle pagine Euripidee, ma già prima in Eschilo e Sofocle dominati dalla certezza di un influenza continua delle divinità nelle vicende umane, è il pretesto che useremo per tornare a ritroso nella conflittualità perenne dell’essere umano e scegliere di mostrarne le conseguenze, senza cercarne le cause.
Le baccanti scelgono l’amore per la vita abbandonandosi all’estasi e alla morte.
Penteo sceglie la rigidità, la concretezza, la regola, ma si abbandona alla curiosità di ciò che è tanto più lontano da lui e che lo farà perire, vittima sacrificata al trionfo dell’eccesso di vita che avrà come unica, possibile soluzione l’annientamento.
Dioniso, in disparte, dopo aver loro concesso pieni poteri decisionali, guarda, sorride, condivide.
La manifestazione della vitalità, intesa come carne, sensi, emozioni, azioni, non può che essere la donna che, ricca di questo potere, toglie la vita a colui a cui l’aveva donata originariamente, condannando se stessa al dolore eterno. Ed ecco che il ciclo sacro si richiude…nell’eterno divenire dell’essere umano…”al di là del bene e del male”.
L’IMPOSTAZIONE DEL LAVORO
DURATA: 4 mesi, con frequenza obbligatoria
GIORNI: Mercoledì e Venerdì dalle ore 19,30 alle ore 22,30
Gli incontri prevedono la prima ora di training fisico e vocale.
Le due ore di lavoro restanti verranno utilizzate inizialmente per lo studio del testo e dei personaggi e successivamente per le prove dello spettacolo.
DATA INIZIO LABORATORIO: 16 Novembre 2011
DATA FINE LABORATORIO: Fine Febbraio 2012 – Messa in scena Marzo 2012 LABORATORIO TENUTO DA: Serena De Simone/ Mary Ferrara
PER PARTECIPARE AL LABORATORIO: è necessario leggere preventivamente il testo. Si consiglia l’edizione Mondadori a cura di G. Ieranò.
Il laboratorio è a numero chiuso per un numero massimo di 15 partecipanti.
E’ necessario avere una formazione o esperienza teatrale.
COSTO DEL LABORATORIO: € 600,00 (per gli iscritti a TeatroSenzaTempo Accademia il costo è di € 300,00)
PRODUZIONE: Teatro Senza Tempo Produzione Spettacoli – Della Corte Produzioni
SPECIFICHE: Le spese relative allo spettacolo sono sostenute interamente dalla Produzione.
PER INFO:
Teatro Senza Tempo
www.teatrosenzatempo.com
info@teatrosenzatempo.com
06.64502752
366.4538808