Teatro

Le note e le voci deI Burda, un ponte con la poesia e la musica del mondo arabo

Le note e le voci deI Burda, un ponte con la poesia e la musica del mondo arabo

Karima Skalli canta tre Burda con l'Asil Ensemble di Mustafa Said, in apertura degli appuntamenti musicali del Festival dei due mondi.

I piedi nudi dei 12 musicisti entrano in scena nel Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti con le levità di tutto il loro bagaglio culturale, così sofisticato da abbracciare i due mondi, e così antico da conservare alcune delle più nobili delle radici della musica.

Sul palcoscenico la formazione prevede 9 corde, 2 percussioni ed 1 soprano solista oltre alla stessa voce di Mustafa Said, leader egiziano dell'Asil Ensemble, oltre che cantante-musicologo-compositore e virtuoso dell'Oud, lo strumento cordofono privo di tastatura che prendo il nome dall'arabo Al-ʿūd (legno). La solista è invece la marocchina Karima Skalli, voce nota agli amanti più esigenti della musica araba, figlia d'arte e cultrice della musica tradizionale araba e della specialità conosciuta come Melhoun, un genere nella cui filosofia, in occidente assai poco nota, si trova un solido principio educativo, con testi che ragionano di razzismo, politica, famiglia e religione; con questo background, nell'esperienza di questo concerto di Spoleto è stato presentato un ciclo di tre Burdas (i cicli che mettono insieme poesia e musica, ispirati dai più grandi compositori arabi e poeti dei secoli scorsi).

Il programma di BURDAH - La voce della rimembranza si è aperto con il Burda classico sull'intelaiatura di un poema di Al Busari del XII secolo, seguito dal Nahj El Burdah di Ahmad Shawqi, composto da Riad ElSumabti, mentre la conclusione è stata affidata ad una composizione contemporanea di Mustafa Said scritta dal poeta palestinese Tamim Barghouti. Il concerto è frutto della collaborazione con il Beiteddine Art Festival, fondato durante la Guerra Civile Libanese del 1985, definito a ragione "un vero atto di fede nei confronti della peculiarità culturale del Libano, della sua forza creativa e della sua libertà d’espressione artistica".

Tre esecuzioni eccellenti, con le classiche lunghe costruzioni di atmosfere attraverso sonorità che si ripetono alternandosi a variazioni, caratterisiche del genere, e precise ed elaborate vocalità ondeggianti, anch'esse strumentali in senso davvero stretto, che hanno immerso il pubblico in un ponte promettente come è quello che Spoleto si ripromette ogni volta di posare fra i cosiddetti due mondi.