Spesso nel giudicare l’opera artistica di colui o colei che viene semplicisticamente considerato un “figlio d’arte” si cade nel banale tranello del paragone, banalizzando il lavoro e la ricerca che l’individuo artista compie nel suo percorso di formazione e crescita personale. C’è da dire, ad onor del vero, che molti dei “delfini” di attori e cantanti di successo, a loro volta ricalcano, ahimè in maniera più sbiadite, le orme che i loro genitori hanno lasciato indelebilmente, mortificando così il loro talento e prestando facilmente il fianco all’equivoco di cui sopra.
Ancora più importante è, quindi, il notevole sforzo artistico che da anni Clelia, Francesca ed Amelia Rondinella stanno compiendo, pur sempre nel rispetto nei confronti del grande cognome che portano con giusto orgoglio, per una sempre maggiore affermazione delle loro tre eccellenti personalità artistiche. Attrice di successo sia in teatro (ha avuto l’onore di debuttare con la regia del grande Eduardo) che al cinema (Nanni Loy la diresse nell’indimenticabile “Mi manda Picone”) Clelia ha di recente deciso di unire la propria esperienza e creatività a quella delle due sorelle, producendo la nuova edizion Libero Bovio e di “Canto Do Mar”, con cui Francesca ed Amelia portano in scena, da anni, tutto il loro personalissimo universo sensibile, fatto di suoni, luci, colori, parole, uniti dal file rouge del ricordo e della passione e che in questa fine di stagione invernale le ha viste con successo calcare il palcoscenico del teatro Cilea di Napoli.
Ci si muove nelle dolci acque mediterranee, baciate dal caldo sole del sud, in questo spettacolo in cui Amelia e Francesca si fondono e si separano di continuo, come cullate, appunto, dalle onde tranquille e calde del “mare nostrum”. Elegante, delicata, sensuale e dalla voce potente ed intensa Amelia, esuberante, passionale, grintosa, coinvolgente e di grande forza espressiva Francesca, rappresentano due facce di un’unica energia che si estrinseca sul palco con totale empatia con un pubblico che riconosce alle due artiste talento e onestà intellettuale. Fondere universi creativi apparentemente distanti come quelli di Pino Daniele, degli autori classici capeggiati da Salvatore Di Giacomo e Libero Bovio, del sound metropolitano degli Almamegretta, del night anni ’50 di Carosone, della canzone cosiddetta d’autore di De Andrè e della musica tradizionale ispanica con credibilità e coerenza è, infatti, estremamente difficile, ma la padronanza scenica di Amelia e Francesca fa sì che il risultato sia un mix di grande suggestione, a cui dona il suo contributo l’opera fotografica di Enrico Greco, la cui videoproiezione fa da vera colonna visiva allo spettacolo.
Il pubblico, accorso numeroso, mostra il giusto entusiasmo, culminando in un vero e proprio tripudio sulle note di uno scatenatissimo “Mambo Italiano”, nella versione di Renato Carosone, a cui le due interpreti donano grinta, ironia e sensualità.
Doveroso, infine, nominare la squadra di sei validi musicisti che rappresentano un valore aggiunto alla qualità dello spettacolo: Luca Mennella (piano), Pino Passiante (tastiere), Rocco Di Maiolo (fiati), Corrado Pavonessa (chitarra), Ottavio Gaudiano (contrabbasso), Enzo Pinelli (batteria).
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