Teatro

'L'eccezione e la regola. Visioni contemporanee sull'opera di Bertolt Brecht'

'L'eccezione e la regola. Visioni contemporanee sull'opera di Bertolt Brecht'

Oggi pomeriggio alle 17:00 presso il Mu.Sp.A.C. (Museo Sperimentale di Arte Contemporanea) di L'Aquila c'è stato il vernissage della mostra "L'eccezione e la regola. Visioni contemporanee sull'opera di Bertolt Brecht", a cura di Martina Sconci e Francesca Campli.

La mostra resterà aperta fino al 20 aprile, quando il finissage sarà accompagnato dall'allestimento dell'opera teatrale "L'eccezione e la regola" di Brecht, con la regia di G. Fares ed interpretato dagli allievi-attori dell'Accademia Eutheca (European Union Academy of Theatre and Cinema) di Roma.

L'interessante evento espositivo vede un connurbio di arte e riflessione composto da installazioni di opere create da giovani artisti italiani, Gea Casolaro, Francesca Checchi, Matteo Fato e il gruppo Aurora Meccanica, che si sono ispirati al teatro brechtiano e sono fortemente legate alla riflessione su situazioni che accadono nel mondo.

Una mostra piccola, ma di pregio. E' la nuova iniziativa del Mu.Sp.A.C. (Museo Sperimentale di Arte Contemporanea), vivace realtà aquilana che si trova nella periferia, ormai abituale, di una città storica, fatta di arte e cultura, che purtroppo oggi ancora fa i conti con gli effetti di un terremoto (del 2009) devastante e di un'organizzazione politico-economica in crisi. Il Mu.Sp.A.C. prima aveva sede nel centro storico di L'Aquila, nel cuore della città, a due passi da piazza Palazzo; ora invece ha sede in un mega-container collocato alla periferia del capoluogo abruzzese, nei pressi dell'uscita autostradale di L'Aquila Ovest, in una località il cui nome è tutto un programma: Piazza d'Arti (traversa di via P. Ficara), zona creata appositamente, dopo il terremoto, per ospitare varie associazioni dedicate alla divulgazione di arte, cultura, sport e attività socali, ma che pur essendo attiva e frequentata, come diverse nuove strade di L'Aquila, ancora non figura neanche nelle piantine satellitari.
Nello stesso luogo si trova La Casa del Teatro, altra realtà artistica collocata all'interno di un mega-container, in cui domani alle 15:30 si terrà il dibattito, collegato alla mostra, dal titolo "Perchè Brecht", che vedrà la partecipazione di Ferdinando Taviani, Luca Zenobi, Raffaella Di Tizio, Eugenio Incarnati, Alberto Grilli e Cristiana Alfonsetti. A seguire, ci sarà la presentazione di "Lavoravo all'OMSA"; del Teatro Due Mondi di Faenza (RA).

Le curatrici dell'evento espositivo, Martina Sconci e Francesca Campli, affermano di aver voluto dedicare la mostra d'arte contemporanea a Brecht e, in particolare, alla sua opera didattica "L'eccezione e la regola" (del 1930) perchè è quella che meglio rappresenta i nostri giorni.

Nel comunicato stampa scrivono:

<< Ciò che si chiede allo spettatore è di riflettere e porsi delle domande: quali sono oggi le regole dalle quali siamo - spesso inconsapevolmente - soggiogati? E quali le eccezioni che sempre più finiscono per raffigurare situazioni strane, diverse, inconsuete, invece di possibili alternative o vie d'uscita? In che modo l'arte può oggi rappesentare l'"eccezione"? >>

Nella nota di presentazione della mostra chiedono:

<< Cos'è oggi l'eccezione? Un nuovo valore da ricercare o ancora un "imprevisto" da correggere, uniformare, da riportare all'ordine? >>

Poi, riferendosi a Brecht, affermano:

<< Nei suoi lavori ritroviamo tutte le tematiche che hanno contraddistinto uno degli aspetti fondamentali dell'arte negli ultimi cinquant'anni: attivare nello spettatore una presa di coscienza critica nei confronti della realtà, stimolarlo ad un'azione, praticare un'arte che non sia solo puro divertimento o intrattenimento ma che possa servire a guardare dietro le immagini delle cose, a non accogliere tutto ciò che ci viene presentato come l'unica verità. [...] I quattro artisti in mostra partono dalla visione brechtiana di "eccezione" ma, filtrandola con la realtà attuale e collocandola in altri contesti, arrivano a restituire un nuovo respiro a questo termine: osservandola sotto la luce politica, sociale, linguistica o artistica, condizionano la nostra lettura e ci pongono a confronto con la contemporaneità. >>

Il gruppo degli Aurora Meccanica, autore dell'opera dal titolo "Come bere un bicchier d'acqua", che si vede anche nella locandina della mostra, ha realizzato un'opera ispirata al deputato giapponese Sonoda che nel novembre 2011 bevve dell'acqua proveniente dai reattori della centrale di Fukushima. Non venne, però, detto che quell'acqua era stata colta a 60 metri di profondità ed era stata deionizzata: quindi non poteva essere radioattiva! Fu un atto mediatico di demistificazione.
Nella complessa installazione interattiva realizzata dal gruppo torinese, si ha un tavolo con, al centro, un bicchiere pieno d'acqua intorno a cui viene proiettata un'ombra che cambia in base a delle informazioni di radioattività provenienti da dati presenti in tempo reale sui circuiti internet collegati a Fukushima ed emette dei suoni nel momento del cambiamento. Avvicinando le mani al bicchiere, i suoni aumentano ad indicare pericolo.
Il loro scopo è quindi quello di mostrare la realtà che si trasfroma continuamente e di sfuggire la demistificazione.

"Volver atras para ir adelante" è invece un video relizzato da Gea Casolaro nel 2003 in Argentina nel quale si vede un centro commerciale davanti al quale passano migliaia di persone, e che in passato era stato un doloroso centro detentivo. Il video è pieno di dati e, nel mostrare persone che camminano all'indietro accresce lo stato di disagio, soprattutto nelle ultime immagini, quando, di fronte al centro commerciale, mentre passa la gente, si vedono anche delle forze dell'ordine.

Più interessato all'atto individuale del fare arte e al momento concreto della costruzione dell'opera, invece, il pescarese Matteo Fato, per il quale un libro o una matita non vengono visti in quanto strumenti per svolgere una funzione, ma sussistono in quanto strumenti rappresentati. Il suo lavoro è come un'operazione scomponibile in più tempi, un atto mentale in cui ogni elemento è parte di un tutto unitario. Si riallaccia a Brecht per il fatto che l'opera resta aperta a possibili variazioni e arricchimenti, crescendo e continuando a lavorare per forza propria.

Quasi ad indicare il percorso da seguire nella mostra, ci sono i light boxes di Francesca Checchi che creano un effetto straniante a chi conosce il fatto che la scritta "Ausfahren" sulle autostrade tedesche indica sempre verso destra. Qui invece indica sempre verso sinistra e si rincorrono l'un l'altra all'interno della sala del Mu.Sp.A.C., non portando da nessuna parte. Quindi creando uno spiazzamento nello spettatore e portandolo a porre in discussione una verità data per certa.

Come scrisse Roland Barthes nei suoi "Saggi critici", << Il postulato di tutta la drammaturgia brechtiana è che, almeno oggi, l'arte più che esprimere il reale deve significarlo. >> Detto in altre parole, all'arte spetta un ruolo fondamentale, quello di dire la verità sulle cose del mondo.

Le opere esposte si spirano a questo.