Teatro

L'enigma della narrazione, nei Simulacri di Antonio Raucci

L'enigma della narrazione, nei Simulacri di Antonio Raucci

Per Antonio Raucci (Caivano, 1959), il tempo è narratore. Gli oggetti accatastati nei depositi, gli strumenti privati della loro funzione, sono traccia latente del vissuto. In occasione della personale nella sede napoletana di Movimento Aperto, storica associazione culturale di Ilia Tufano, Raucci ha esposto una serie di opere realizzate dal 2013 al 2015, concentrandosi, principalmente, sull’ambigua potenzialità del medium fotografico, per il quale la definizione dell’immagine è proporzionale alla sua incertezza interpretativa. Questi Simulacri – dal titolo del testo critico di Stelio Maria Martini che accompagna la mostra – si offrono alla lettura come elementi di sospensione della credulità, dispositivi del linguaggio poietico del racconto che trasforma le cose in storie.

Il percorso espositivo, per quanto non innovativo negli esiti, visivamente molto simili agli assemblaggi e ai collage delle Avanguardie, risulta coerente nel concetto, seguendo quel filone di indagine sulle peculiarità della narrazione, che ha caratterizzato buona parte delle ricerche della seconda metà del ‘900, per trovare nuovi spunti negli anni dell’informazione virtuale. La pratica di Raucci, però, rimane romanticamente legata all’esposizione del detrito, privilegiando la concretezza oggettuale e manuale, esiliando gli influssi dei nuovi linguaggi. Così, le fotografie trovate in vecchie soffitte – quegli angoli dell’oblio aperti nella cronologia quotidiana delle abitazioni – diventano matrici della racconto, forme entro la quale l’immaginazione del fruitore dà vita a infinite trame possibili, perché l’elemento personale che potrebbe identificare il ricordo, limitandone gli eventi, è ritagliato. Le sagome sono vuote, i gesti si interrompono, la figura è un enigma da sciogliere o sostenere. Le opere, allora, si configurano come spazi autonomi della narrazione, frammenti di storie indipendenti da qualunque realtà e vere in virtù della propria esistenza di figure esteriori e percepibili. Elementi aggettanti, fuoriusciti dall’orizzontalità dello scorrere univoco del tempo, verso la profondità delle dimensioni dinamiche entro le quali l’uomo pensa e agisce.

Antonio Raucci, Simulacri

Dal 28 febbraio 2015 al 28 marzo 2015

Movimento Aperto

Via Duomo, 290 – 80138 – Napoli

Info: tel. 333 2229274