L’infinito è un titolo che immediatamente rimanda alla città di Recanati. Quello in scena il 15 e 16 dicembre al Teatro Persiani come appuntamento della stagione di prosa promossa dal Comune di Recanati e dall’AMAT, nasce dall’'idea che Tiziano Scarpa si è fatto di Giacomo Leopardi e della sua poesia più celebre. Un'idea, quella di Scarpa su Leopardi, che rivela passione e conoscenza. Il tutto attraverso l'accostamento di due linguaggi diversissimi, quello colto e ricercato di Leopardi e quello di un ragazzo di oggi, ignorante e in fondo disperato e forse proprio per questo capace più di altri di poter sentire e comprendere ciò che Leopardi voleva dire. Protagonisti dello spettacolo sono Andrea Tonin, Arturo Cirillo, Margherita Mannino diretti da Arturo Cirillo.
“Il testo – scrive Arturo Cirillo nelle note allo spettacolo – è un incontro tra adolescenze, il ragazzo Andrea e la sua fidanzata Cristina e Giacomo, o meglio l'idea, tutta fantastica e teatrale, di cosa sia potuto essere a 21 anni Giacomo Leopardi e di cosa poteva essere allora avere 21 anni, attraverso la messa in scena di un "vecchio-bambino", un "sapiente-immaturo". Oggi Giacomo Leopardi ci direbbe qualcosa di nuovo su di noi? Scoprirebbe qualcosa di nuovo su di sé? Potrebbe curarsi magari della sua malattia fisica, ma di quella metafisica? Sarebbe insostenibile per quest’epoca ancora di più di quanto lo fu per la sua? Diventerebbe un teorico della necessaria distruzione dell'umanità? Leopardi forse ci ha già detto tutto, dal suo lontano secolo decimonono, ci ha già descritto, ci ha già immaginato, o previsto. E ora noi proviamo ad immaginarlo qui, piombato nel tempo presente come un sogno, o un'illusione, pronto a sentire canzoncine ed intimidatorie suonerie, a comporre poesie ingenue ed innamorate, a desiderate la fine di noi umani, affinché il passero possa ritornare ad essere nuovamente solitario.”
“Da qualche anno Giacomo Leopardi viene a farmi visita sempre più spesso – afferma Tiziano Scarpa - credo sia attirato dalla portentosa demenza di quest’epoca. L’efficienza con cui la specie umana si applica alla devastazione del mondo. Lo stato di ipnosi sotto la dominazione delle immagini. La vita delegata ai dispositivi tecnologici. Leopardi mi coglie di sorpresa mentre cammino per la strada, quando navigo in rete, o in fondo a un pensiero notturno. Sono apparizioni fugaci, intuizioni. Lasciano il rammarico delle cose che durano troppo poco. Perciò mi sono affidato alla potenza negromantica del teatro. Il teatro che sa come evocare i morti e dare corpo ai fantasmi. Ai nostri giorni si smozzica qualche frase, mortificata dal dovere di essere simpatici, dalla paura di risultare ridicoli, pesanti, di importunare, di non compiacere. Si evitano i discorsi impegnativi. La parola di Leopardi è il contrario di tutto questo. È una parola siderale, oppressa, conquistata con fatica, ma sommamente liberatoria. Spalanca lo sguardo, sprigiona questioni smisurate. Rimette al centro le domande necessarie. Una parola radicalmente aliena, estranea e irriducibile alla nostra mentalità. Un farmaco febbricitante che viene a contatto con il nostro siero annacquato e lo ustiona. Ci sono momenti e posti, come oggi in Italia, in cui per trovare qualcosa di non conforme bisogna cercarlo nel passato. Giacomo Leopardi, così poco italiano. Massimalista. Inflessibile. Inopportuno. L’opposto degli italiani, che lo hanno eretto a loro campione. Così inascoltato, tumulato nei programmi scolastici. E tuttavia la scuola. La scuola, sì, nonostante tutto. I giovani. L’adolescenza. La forma di vita chiamata “studente” che viene a contatto con Leopardi, proprio a scuola, nel più ovvio e istituzionale degli incontri: ma, a pensarci bene, è l’incontro più sbalorditivo e inaudito. Fra coetanei! La sua poesia ha scavalcato i secoli e fa irruzione nelle stanze dei ragazzi svogliati, disperati, incontenibilmente sognatori.”
Le scene dello spettacolo – prodotto da Teatro Stabile del Veneto – sono di Dario Gessati, i costumi di Gianluca Falaschi, le musiche di Francesco De Melis & Intrinsic e le luci di Pasquale Mari.
Per informazioni e biglietti (da 10 euro a 25 euro): biglietteria del Teatro Persiani 071 7579445, AMAT 071 2072439, www.amatmarche.net. Inizio spettacoli ore 21.